Il Governo ferma le pensioni d’oro della Legge Fornero

Scoppia il caso delle super-pensioni più alte dell’ultimo stipendio. Grazie alla riforma Fornero 160 mila italiani, il cui introito annuale supera i 200.000 euro lordi, avranno pensioni più pesanti del 20 per cento rispetto all’ultima busta paga incassata. La circostanza è stata scoperta dai tecnici del Governo Renzi e da alcuni parlamentari della Lega Nord e del centrodestra.

Il Governo stoppa le pensioni d'oro della Legge Fornero
Roberto Monaldo / LaPresse

LA DISTORSIONE RISOLTA NELLA LEGGE DI STABILITÀ – Le forze politiche si sono impegnate a modificare la norma che consente a chi guadagna di più di portare a casa, se è disposto a continuare l’attività fino a 70 anni, una pensione più pesante dello stipendio. Questa rappresenta un indubbio vantaggio per i beneficiari rispetto alla maggioranza degli italiani che, dopo riforme e tagli, possono contare su un assegno del valore massimo del 70 per cento rispetto all’ultimo stipendio percepito. L’emendamento volto a modificare questo andazzo potrebbe essere presentato alla legge di Stabilità alla Camera o al Senato.

 

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IL MECCANISMO – Al di là dell’equità, questo provvedimento solleva criticità per i conti pubblici. Se il meccanismo dovesse continuare ad operare come è scritto nella legge Monti-Fornero nei prossimi dieci anni si avrebbe un aggravio sulle casse dello Stato e necessità per l’Inps pari a 1,5 miliardi di euro. Solo per il 2016 il conto sarà di 2 milioni e arriverà, nel 2023 a circa mezzo miliardo di euro. La riforma Fornero nel 2012 impose lo stop al sistema retributivo per tutti i lavoratori, passando al calcolo della pensione con sistema contributivo, nel tentativo di arginare l’alta dinamica di spesa figlia della riforma Dini:

Già dal 1996 infatti si era stabilito che tutti coloro che avevano meno di 18 anni di contributi sarebbero dovuti andare in pensione da allora, pro-rata, con il sistema contributivo (prendi solo quanto versi, a prescindere dall’ultimo stipendio); coloro che avevano invece più di 18 anni di contributi al tempo della riforma Dini mantennero il diritto integrale al retributivo. Molti di costoro avevano già una storia previdenziale consolidata e costosa: così Monti-Fornero decisero di stoppare il retributivo anche per questisoggetti a partire dal 2012 e di ricominciare il calcolo con il contributivo.

 

IL «PREMIO» NON CONSIDERATO – Contestualmente l’età pensionabile venne alzata a 70 anni a partire dal 2012. Secondo il progetto Monti-Fornero, ripreso da Repubblica:

con il contributivo l’ultima retribuzione non conta più, più lavori e più prendi, tanto più che potrai lavorare fino 70 anni. Inutile mantenere anche il vecchio tetto di 40 anni ai contributi (che garantiva una pensione pari all’80 per cento della retribuzione): meglio incoraggiare la gente a rimanere al lavoro con il contributivo e cumulare più risorse presso il conto-Inps.

Solo che nel caso di burocrati o manager o comunque di persone con un alto stipendio annuale, chi lavora fino 70 anni e versa sulla base di uno stipendio molto alto avrà un assegno più ricco. Tutto perché manca un tetto quarantennale ai versamenti, una sorta di clausola di salvaguardia che dovrebbe però essere introdotta in questi giorni. (Phorocredit copertina Marco Alpozzi – LaPresse)

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