La secessione? Costa troppo
24/03/2014 di Andrea Mollica
Dalla Crimea al Veneto, passando per la Catalogna alla Scozia. Le pulsioni secessioniste all’interno dell’Europa sono sempre più numerose, nell’ovvia diversità dei casi citati. Gli stati nascono e muoiono in continuazione, ma un processo di continua disgregazione rappresenta un costo eccessivo per l’Europa, come rimarca un’analisi del quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung.
EUROPA IN SECESSIONE – Negli ultimi mesi il processo di unificazione europea è stato scosso non solo dall’impopolarità crescente della moneta comune, l’euro, ma è stato fermato, se non capovolto, dalla nascita di movimenti secessionisti sparsi in tutto il Vecchio Continente. Questo sentimento diffuso in diverse realtà del Vecchio Continente è stato strumentalizzato da Vladimir Putin per giustificare la sua presa della Crimea. Una tesi che trova in realtà numerosi sostenitori anche in ambiti non sospettabili di nostalgie sovietiche, come lo stesso Beppe Grillo, che ha pubblicato un post sul suo blog per giustificare l’addio della penisola popolata in maggioranza da russofoni all’Ucraina. Una posizione che in Germania è stata sposata dal partito Die Linke, e che viene condivisa da non pochi tedeschi. La tesi dei russi che devono vivere in Russia appare popolare e sostenuta in un’Europa sempre più incerta sulla sua identità.
MOVIMENTI DI SECESSIONE – Süddeutsche Zeitung rimarca come gli stati non siano costruiti per l’eternità, e vengano messi in discussione in diverse parti del mondo perchè i popoli li percepiscono come gabbie per la loro identità. Gli stati diminuiscono di dimensione o spariscono, ne emergono di nuovi, spesso con molti problemi, come evidenziano le recenti evoluzioni di Timo Est, Kosovo e Sudan del Sud, le ultime nazioni che si sono affacciate di fronte alla comunità internazionale. Anche nell’Europa occidentale unificata dall’UE ci sono movimenti sempre più forti contro l’attuale organizzazione statuale. In Belgio le Fiandre vogliono interrompere la convivenza con la Vallonia francofona, così come in Scozia e Catalogna si voterà in autunno sulla separazione da Regno Unito e Spagna. Per SZ anche l’Italia è attraversata da queste pulsioni, con sempre più parti del nostro territorio nazionale che manifestano desideri di distacco, come il Sud Tirolo, la Sicilia, ed ora il Veneto. Il quotidiano tedesco parla di centinaia di migliaia di votanti in merito alla partecipazione della consultazione di Plebiscito.eu, certo diversa dai 2 milioni e passa sostenuti dagli organizzatori, ma comunque indicativa di un sentimento presente nella regione del nostro Nordest.
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SECESSIONE COSTOSA – Mentre la globalizzazione distrugge i vecchi confini, gli uomini vanno alla ricerca di nuovi. Il bisogno di una casa aumenta al crescere della connessione del mondo, un sentimento che per SZ vale sopratutto per l’Europa. «L’Unione Europea è così aperta che molti desiderano una casa più piccola, dove i propri costumi e le proprie usanze dominino la convivenza civile. Anche per questo probabilmente Putin viene così compreso dopo l’annessione della Crimea» sottolinea il quotidiano tedesco. La secessione per SZ non è però la via giusta per rispondere a questo sentimento di inquietudine degli europei. Ritagliarsi confini nazionali su misura ha un prezzo molto elevato, come mostrano le recenti vicende storiche del Vecchio Continente. I cittadini della Jugoslavia hanno pagato la disgregazione del loro stato con numerosi anni da incubo. Le secessioni, rimarca SZ, non sono mai complete liberazioni, ma determinano nuove pulsioni disgregatrici, come mostra il caso della Bosnia-Erzegovina.
MODELLO SUDTIROLO – Per Süddeutsche Zeitung «se una minoranza in uno stato si può separare, la minoranza nella minoranza perseguirà lo stesso diritto? Se il Sud Tirolo germanofono abbandonasse l’Italia, la minoranza ladina poi fonderebbe una Repubblica autonoma in Val Gardena? Ed ora cosa succederà ai tatari in Crimea? E perchè Putin non riconosce il diritto all’autodeterminazione anche alle minoranza non russe dei ceceni o dei ciuvasci, come ha fatto con i russofoni della Crimea ucraina? Chi traccia nuovi confini, crea spesso nuovi problemi”, rimarca il quotidiano tedesco. Un’atomizzazione degli stati, e la tensione verso nuovi stati nazionali basati sull’identità etnica, tutti gli albanesi in Albania, tutti i russi in Russia, è il modo migliore per generare nuove guerre. Per SZ chi gioca la carta etnica vuole assicurare l’autodistruzione dell’Europa. Süddeutsche Zeitung indica nel Sud Tirolo un modello di convivenza che l’Europa potrebbe prendere a modello. In questo territorio così diverso dall’Italia la ragionevolezza ha determinato un modo civile di convivere, con una popolazione rappresentata a tre livelli: forte autonomia a livello di provincia di Bolzano, passaporto italiano e adesione all’Unione Europea. Se la Crimea seguisse un simile modello, rimarca il quotidiano tedesco, il passaporto ucraino o russo avrebbe molta meno rilevanza. Una lezione che vale sopratutto per l’Europa, che non ha bisogno di nuovi confini mentre il mondo le cresce a fianco.