Perchè l’Isis è così forte
10/10/2014 di Redazione
L’Isis appare inarrestabile. L’azione militare guidata dagli Stati Uniti non sta fermando l’avanzata delle truppe dello Stato islamico. La capacità di autofinanziamento, la combinazione di fanatismo religioso ed esperienza militare, con un esercito guidato da militari esperti fedeli a Saddam Hussein, così come la debolezza degli avversari rendono così temibile l’Isis, molto più minacciosa di qualsiasi altra organizzazione terroristica.
ISIS: TATTICA E ARMI – Da diverse settimane gli Stati Uniti e i paesi arabi bombardano le postazioni militari e le truppe dell’Isis, ma l’armata islamista fedele al califfo al-Baghdadi continua a proseguire la sua avanzata in Iraq e Siria. L’enclave curda di Kobane potrebbe cadere, grazie alla forza dimostrata da Isis in queste settimane. I miliziani dello Stato islamico si muovono come un vero esercito, grazie all’esperienza acquisita dai suoi generali durante il regime di Saddam Hussein. La tattica utilizzata per nascondersi ai bombardamenti e continuare l’avanzata verso Kobane dimostra la grande esperienza di chi guida i miliziani. Per questo gli Stati Uniti hanno iniziato a colpire Isis con gli elicotteri Apache, anche se queste azioni per ora sono limitate all’Iraq. I miliziani di al-Baghdadi sono inoltre dotati di un arsenale militare arretrato dal punto di vista tecnologico, ma molto corposo. Sono le armi ereditate dalle truppe sunnite dell’esercito di Saddam Hussein, conquistate in mesi di avanzata in Iraq. Molti combattenti hanno poi fucili mitragliatori e altre armi di provenienza sovietica e russa, che hanno ottenuto quando il regime di Assad ha abbandonato i territori siriani dove maggiore era la resistenza dei sunniti.
ISIS: FINANZIAMENTI E ORGANIZZAZIONE – Un’altra chiave del successo dell’Isis è la sua capacità autonoma di finanziarsi. A differenza degli altri gruppi terroristi il califfato dello Stato islamico ha realizzato un vero e proprio sistema mafioso tramite i ricatti, il pizzo chiesto agli imprenditori, i rapimenti e i dazi imposti sulle merci in transito sul suo ormai vasto territorio. La conquista dei pozzi petroliferi ha moltiplicato la capacità di autofinanziamento dell’Isis, che ora ricava diversi milioni di dollari al giorni dalla vendita illegale di oro nero a Turchia, Siria e altri stati confinanti. La stima sulla consistenza numerica delle truppe dell’Isis è incerta. Le fonti arabe parlano di 100 mila combattenti, e secondo diversi media germanofoni è più probabile che la vera cifra sia della metà. 20 mila sarebbero i combattenti stranieri, arrivati in Siria e Iraq per combattere la jihads grazie all’assenza dei controlli alle frontiere turche. Il capo del consiglio militare è Adnan al Sweidawi, figura di spicco dell’esercito iracheno sciolto dagli americani dopo la caduta di Saddam Hussein. Un altro ufficiale del regime baathista, Fadel al Hayali, guida le operazioni dell’Isis in Iraq.
ISIS: VUOTO DI POTERE E INTERESSI STRATEGICI – La crescita dell’Isis è stata favorita dal vuoto di potere che si è generato in Iraq e Siria. L’abbandono del paese da parte degli Stati Uniti, unito al governo settario di al-Maliki, che ha fatto esplodere la ribellione sunnita, e il collasso del regime siriano in vaste parti del paese hanno permesso ai terroristi di trasformare due “Stati falliti” in uno”Stato teocratico”. La conquista di un territorio dove vivono circa 6 milioni di persone consente a Isis di avere un’enorme capacità di reclutamento, anche perchè la popolazione sunnita ha sposato, in buona parte, le ragioni dei ribelli al potere sciita, di Damasco e Bagdad. Gli Stati falliti iracheni e siriani non erano più capaci di assicurare alla popolazione i servizi fondamentali. L’erogazione di Welfare minimo a Raqqa, la città di al-Baghdadi, indica come Isis stia costruendo un’entità sovrana basata sullo scambio tra servizi e sottomissione al fondamentalismo, sulla scia di quanto fatto da organizzazioni come Hezbollah e Hamas. Il ritardo e la debolezza della risposta a Isis, da parte di Paesi come Qatar e Arabia Saudita che hanno sostenuto la ribellione sunnita a Assad da cui è germinata la milizia di al-Baghdadi, ne hanno permesso la crescita. Le divisioni della coalizione guidata dagli Stati Uniti sono ulteriore elemento di fragilità nel contrasto all’Isis che non è stato ancora risolto.
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