Perché si sciopera di venerdi?

Categorie: Economia

L'ultimo giorno lavorativo della settimana garantisce le adesioni maggiori rispetto agli altri. La frequenza delle agitazioni ed il sospetto che gli scioperanti aspirino al weekend lungo svilisce però quello che dovrebbe essere uno strumento nelle mani dei lavoratori

L’avreste mai detto? Venerdi, si avvicina il weekend e puntuale come spesso accade negli ultimi anni ecco arrivare lo sciopero mensile del trasporto pubblico, annunciato in questo caso direttamente dalla Triplice, ovvero Cgil, Cisl e Uil.



LE MOTIVAZIONI – In questo caso lo sciopero è di quattro ore ed interessa sia le linee urbane sia quelle extraurbane ed è stato proclamato a seguito della comunicazione, da parte delle associazioni dei datori di lavoro Asstra e Anav, del recesso dal contratto della mobilità. Lo sciopero è stato organizzato anche in questo caso con il rispetto delle minime fasce orarie. Da notae come in tutte le principali città si sia svolto nelle ore iniziali o centrali della giornata mentre l’unica eccezione è rappresentata da Milano, nella quale l’agitazione avrà inizio alle 18 per concludersi alle 22.



27 MILA POSTI A RISCHIO – Secondo i sindacati “la trattativa che si è svolta fino ad ora ha fatto registrare da parte di Asstra e Anav l’ostinato rifiuto del rinnovo contrattuale, anche a fronte della tangibile disponibilità sindacale ad entrare nel merito specifico dei temi contrattuali proposti dalle due associazioni”. Dal canto loro Asstra e Aanv comunicano che se i tagli sono confermati, ovvero 1,7 miliardi di euro nel periodo 2012-2013, verrebbero persi 27 mila posti di lavoro e 580 milioni di chilometri percorsi ogni giorno, con il risultato di avere un milione di passeggeri a piedi ogni giorno.

LO SCIOPERO E’ IMPORTANTE – Insomma, le parole sono le stesse, così come la scelta del giorno. A stupire è la differenza nella modalità, otto ore anziché quattro. Partiamo subito da un assunto chiaro e forte: nessuno qui vuole negare il diritto allo sciopero. Si tratta di una delle conquiste più importanti da parte della forza lavoro ed è lo strumento con il quale noi lavoratori possiamo far sentire la nostra voce. L’importante è però non abusarne. La libertà individuale finisce quando lede quella degli altri. Se un dipendente dell’Atm, azienda trasporti milanesi, decide di chiudere baracca in metropolitana, per dire, la linea verrà sospesa influenzando anche colui che in realtà voleva lavorare.



C’E CHI PAGA – Bloccare il trasporto pubblico in un giorno feriale crea anche spiacevoli conseguenze per tutti coloro che devono recuperare ore, che non possono permettersi “pause”, di piccole aziende che si trovano senza personale. Ci si trova di fronte a un blocco del sistema produttivo che si traduce nel caos totale, anche nel traffico cittadino. Stress, rabbia, liti. “Provate a capire le nostre ragioni”, ci dicono. No, ogni giorno che passa ci si riesce sempre meno, ed ora proviamo a vedere insieme perché.

QUANTI SCIOPERI A MILANO – Prendiamo un caso specifico rimanendo a Milano. Contiamo insieme quanti sono stati gli scioperi del trasporto pubblico locale dal primo gennaio 2012 a oggi 20 luglio. Sono passati poco più di sette mesi, o per essere davvero precisi 202 giorni dall’inizio dell’anno. Venerdi 27 gennaio: i sindacati autonomi proclamano uno sciopero le cui fasce d’attuazione vanno dalle 8.45 alle 15 e dalle 18 fino al termine del servizio. In questo caso però sono stati precettati i macchinisti della linea metropolitana 1 in quanto a Rho-Fiera, capolinea del collegamento, si stava svolgendo il Macef, la fiera della moda, del complemento d’arredo e degli articoli da regalo.

GRAZIE FIERE GRAZIE – Giovedì primo marzo: in occasione dello sciopero generale, i tre sindacati confederali organizzano una mobilitazione in risposta alle politiche del Governo. Un altro sciopero si ebbe mercoledì 14 marzo. Poi ci sarebbe stato venerdì 20 aprile ma venne bloccato per colpa di un’altra fiera, in questo caso “I saloni”. Cattivone queste fiere, già due scioperi bloccati in neanche cinque mesi. Poi c’è stato quello di venerdi 22 giugno proclamato anche in questo caso dai sindacati di base autonomi fino ad arrivare a quello del 20 luglio.

LA LEGGE – Nei primi sette mesi dell’anno a Milano sono stati proclamati sei scioperi del trasporto pubblico locale. Uno è caduto giovedì in concomitanza con lo sciopero generale, uno mercoledì e quattro di venerdì. Togliamo quello sospeso per la Fiera e siamo a tre. Un numero sicuramente ragguardevole tra i quali non c’è pari in nessun altro sistema produttivo del nostro Paese. Non preoccupatevi, ovviamente è tutto assolutamente legale, ai sensi della Legge 146/1990. Per capire meglio come funziona uno sciopero è opportuno leggere le modalità proposte dalla Commissione garanzia.

LE ECCEZIONI – Sono esclusi dagli scioperi il periodo compreso dal 17 dicembre al 7 gennaio -Natale-, i periodi concomitanti con i grandi esodi legati alle ferie, che allo stato vengono individuati nei periodi dal 27 giugno al 4 luglio, dal 28 luglio al 3 agosto, dal 10 al 20 agosto, al 28 agosto al 5 settembre e dal 30 ottobre al 5 novembre, le 5 giornate che precedono e seguono la Pasqua;- i 3 giorni che precedono, che seguono e quelle concomitanti con le consultazioni elettorali nazionali, europee, regionali, amministrative generali e referendarie,- la giornata precedente, quella seguente e quelle concomitanti con le consultazioni elettorali e referendarie a carattere locale.

LE INDICAZIONI – Continuiamo con le parole della Commissione: “Ogni proclamazione deve riguardare una sola astensione dal lavoro. Lo stesso soggetto, in relazione allo stesso bacino di utenza, può procedere ad una nuova proclamazione solo dopo l’effettuazione dello sciopero precedentemente indetto. Al fine di consentire un’applicazione delle regole relative alla oggettiva rarefazione degli scioperi rispettosa della garanzia di libero esercizio dell’attività sindacale, e di evitare il ricorso a forme sleali di azione sindacale”. “Gli scioperi di durata inferiore alla giornata si svolgono in un unico periodo di ore continuative tenendo conto della necessità in presenza di turni di assicurare la maggiore partecipazione dei lavoratori interessati. […] Dovrà essere garantito il servizio completo, articolato su due fasce per un totale di sei ore, coincidenti con i periodi di massima richiesta dell’utenza o con le esigenze di particolari categorie di utenti, per le quali il servizio si pone come essenziale (lavoratori e studenti, aree rurali e montane, aree a vocazione turistica, caserme, aree industriali, ospedali, cimiteri). La collocazione oraria delle fascie sarà definita con accordo tra le parti a livello aziendale.

GARANZIA – Questo significa che non esiste un limite al numero degli scioperi, che solo il primo indetto deve avere una durata massima di quattro ore, che le fasce vengono studiate con le aziende per soddisfare il cosiddetto “orario di garanzia”, ovvero consentire a lavoratori, studenti e vari pendolari di rispettare i propri impegni e di tornare a casa. Certo, però se finisco di lavorare oltre le 18 oggi rischio di tornare a casa a piedi. E ho lavorato. E non ho fatto nulla per meritarmi tutto questo. Per la sesta volta quest’anno. E non sono sceso in macchina altrimenti rischiavo l’infarto. “Cercate di capire”.

VALORE DELLE ADESIONI – Ora arriviamo al punto focale del nostro discorso. Perché quasi sempre il venerdi? Per aiutarci ci viene incontro un sindacalista del quale sappiamo il suo nick, Avantimieiprodi, ed i contatti nel profilo, il quale ci spiega che le agitazioni sindacali non vengono previste il venerdì per consentire così ai lavoratori un ponte lungo senza problemi, o quanto meno non solo. La ragione principale sta nella forza di numeri. “Dopo uno sciopero si pubblicizza sempre la percentuale di adesione, e tanto più è alta tanto più valore sindacale avrà lo sciopero”.

I PIANI DEI SINDACATI – “La maggior parte dei lavoratori dipendenti -continua il sindacalista- lavora dal lunedì al venerdì. Se si indice uno sciopero il mercoledì, molti lavoratori preferiscono rinunciarce allo sciopero per non perdere la giornata di lavoro convinti che scioperare non serva a nulla. Se indici uno sciopero al venerdì, le percentuali di adesione risultano sempre alte perchè gioca un ruolo fondamentale la possibilità di farsi un weekend lungo. I sindacalisti lo sanno e a loro conviene avere una percentuale di adesione alta dimostrando più potere sindacale, quindi scelgono i venerdì per assicurarsi un’alta percentuale di adesione. I lavoratori scioperano volentieri perchè si fanno il ponte e i sindacalisti sono contenti perchè adersicono in molti.

UN CONTO DAL 2010 – L’idea è senza dubbio convincente. E’ anche vero che spesso le idee più “semplici” sono quelle esatte. Eppure forse è meglio verificare un secondo parere, così da avere una quasi-certezza. Il secondo parere arriva da “Sonounitagliano“, anonimo blogger napoletano costretto a combattere con gli scioperi dei mezzi pubblici della sua città, il quale ci propone uno specchietto molto interessante:

Tutti gli scioperi avvenuti dal 22 aprile 2010 al 27 gennaio 2010 sono caduti di venerdì. Ed anche qui è confermata l’idea per la quale è tutta una questione di numeri. “Perché se organizzano uno sciopero durante la settimana l’adesione, puntualmente, cala. Anzi, cola a picco. Pensate a oggi… i sindacati rivendicano addirittura un’adesione vicina al 100%, le Ferrovie intorno al 50. Ma quando lo sciopero, mettiamo il caso, è di lunedì?”. Già, che succede se lo sciopero è di lunedì. Ecco l’esempio. Il 21 marzo 2005 vi fu un’agitazione sindacale che portò secondo le Fs a una partecipazione del 2 per cento, mentre per i sindacati le braccia incrociate rappresentavano il 50.

COME GLI STUDENTI IN AUTOGESTIONE – “Ora… io mi domando: perché, qualcuno me lo dica per cortesia, io dovrei battermi per solidarizzare con una classe di lavoratori talmente inebetiti ed incoscienti dell’importanza di uno strumento come lo sciopero, da barattarlo in cambio di un venerdì libero? Perché dovrei sbattermi per gente che incrocia le braccia con la stessa maturità dell’adolescente che cerca a tutti i costi un motivo per occupare e saltare un mese di scuola?”. Parole dure, indubbiamente. Ma facciamo due conti: dal 22 aprile 2010 al 20 luglio 2012 abbiamo avuto quindici scioperi nel settore del trasporto pubblico, di cui tredici di venerdi. D’accordo che ai sindacati serve mostrare i muscoli, ma questo è fare il bene della categoria, dell’utenza o il proprio?

INSINUAZIONI – Le parole di Sonounitagliano fanno il paio con il pensiero di Andrea Petrocchi il quale ricorda che l’organizzazione in questo giorno aiuta le facili interpretazioni come quella di Renato Brunetta che rispose così allo sciopero dei trasporti del 6 maggio 2011, anche quello un venerdì:

“Quella di oggi è stata solo la fiacca celebrazione dell’ennesimo sciopero allunga week-end”

Ok. Abbiamo capito che si tratta di una questione di numeri, ma il sospetto resta sempre, e sinceramente visto la moltitudine di date vi sentireste di dargli torto? Magari per le prossime volte provate a farlo di martedi e scegliete meglio le motivazioni magari evitando una frequenza che alla lunga riesce a diventare irritante. Lo sciopero è uno strumento prezioso e la prova è data dal fatto che molti dei lavoratori italiani per un motivo o per un altro non possono praticare questo diritto. Dategli valore, per favore.