Pesanti condanne per una banda di pedofili in Portogallo

Il processo forse più complesso della storia del Portogallo si è concluso con una raffica di condanne ai danni di un’organizzazione di pedofili che attingeva agli orfanotrofi per procurarsi le proprie vittime.

Il popolarissimo Carlos Cruz ha scritto un libro per difendersi dalle accuse
Il popolarissimo Carlos Cruz ha scritto un libro per difendersi dalle accuse

IL PROCESSO DEL SECOLO – Ottocento testimoni, almeno 639 crimini confessati da un solo imputato, 2.000 pagine di sentenza e sette condannati, questi i numeri di un processo che si è aperto nel 2004 a seguito di una denuncia e si è poi allargato fino a scoprire una vera e propria banda di pedofili che aveva trasformato gli orfanotrofi di stato in supermarket nei quali scegliere le giovani vite.

UNA VERA E PROPRIA BANDA – C’era il medico, João Ferreira Diniz, che sceglieva i ragazzini tra quelli sordomuti e con ritardi mentali; c’era l’autista Carlos Silvino detto «Bibi», che ha confessato di averne portati al macello almeno 639; e poi c’erano i clienti, facoltosi e famosi come il popolarissimo Carlos Cruz o l’ambasciatore Jorge Ritto, pure loro condannati dai giudici insieme a una coppia che metteva a disposizione della banda l’abitazione nella quale si consumavano le violenze.

COME IN GRAN BRETAGNA – Uno scandalo che ha radici lontane e molto simile in tutto a quanto venuto alla luce in Gran Bretagna dopo la denuncia di Jimmy Savile come predatore sessuale seriale. Il Savile portoghese è Carlos Cruz, conduttore televisivo che in passato è stato anche nominato «persona più popolare del Portogallo». Il gruppo ha sicuramente goduto di coperture importanti, nel corso del processo è infatti emersa la testimonianza di Teresa Costa Macedo, una funzionaria che ha raccontato di aver denunciato personalmente al generale presidente Ramalho Eanes, negli anni ’80, gli orrori che si consumavano nelle «Casa Pia», gli orfanotrofi di stato, fornendo anche una documentazione fotografica. Le foto però sparirono dagli archivi della polizia e lei ricevette minacce, dei pedofili non si seppe più nulla, fino a quando nel 2004 la denuncia di una vittima non ha finalmente acceso l’interesse della magistratura. Nemmeno Ritto, ambasciatore (si è scoperto poi) allontanato dalla Germania dopo essere stato colto in «atteggiamenti impropri» con un minore, aveva mai avuto l’onore dell’attenzione della giustizia portoghese.

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TUTTI CONDANNATI, MA TROPPI SONO SFUGGITI – Il processo si è concluso presso la principale corte portoghese con sette condanne da 5 a 18 anni, fondamentale è stata la confessione di Silvino, che però non è andato oltre la conferma di Cruz e Ritto tra i clienti della banda, che sicuramente invece assommano ad alcune decine e che sono sfuggiti alla giustizia. Non così invece i due clienti più famosi, riconosciuti da alcune delle loro vittime che ora, a distanza di anni, hanno finalmente trovato la forza di farsi avanti, ma tra i 639 ragazzini elencati da Silvino, la maggioranza ha scelto il silenzio, contribuendo così alla salvezza della maggior parte dei clienti della banda di Casa Pia.

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