Il pedofilo bruciato vivo che non era un pedofilo

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L'assurda storia di Ebrahimi, perseguitato fino alla morte per qualcosa che non aveva mai fatto

Il 14 luglio del 2013 un gruppo sedicenti giustizieri ha attaccato, linciato e bruciato di fronte a casa sua Bijan Ebrahimi, un disabile accusato a torto di essere un pedofilo. Oggi vanno a processo tre agenti di polizia e un assistente sociale, accusati di non aver protetto l’uomo perché lo disprezzavano, credendo alla vox populi.



Manizhah Moores, sorella di Bijan Ebrahimi, ha denunciato 4 ufficiali imputando loro la mancata protezione del fratello  (Photo by Matt Cardy/Getty Images)

 

ATTENTI AL PEDOFILO –

Bijan Ebrahimi era nato in Iran nel 1969 e si era trasferito in Gran Bretagna nel 2000, ottenendo nel 2001 il permesso di residenza a tempo indeterminato. Ebrahimi era anche disabile e soffriva di depressione, ma il suo vero problema era quello di assere inseguito da una diceria che lo denunciava come pedofilo, anche se a suo carico non esistono denunce del genere e nemmeno la memoria della frequentazione di bambini.



LA CACCIA AL PEDOFILO –

Per questo nel 2007 qualcuno gli bruciò l’auto e la porta di casa, spingendo gli assistenti sociale ad organizzargli un trasloco. Ma le voci non smisero d’inseguirlo, tanto che nel 2013 si trovò ad affrontare un vicino, Lee James, che lo minacciava ripetutamente. Chiamata la polizia per denunciarlo,  Ebrahimi fu arrestato e trattenuto per un giorno dagli agenti intervenuti, mentre James gridava di essere disposto ad andare in galera per difendere i propri figli. Due giorni più tardi James e un altro hanno aggredito Ebrahimi e dopo averlo pestato gli hanno dato fuoco, proprio di fronte a casa sua e a numerosi testimoni, che facevano il tifo per l’assassino più che per la vittima.

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DOPO IL LINCIAGGIO SI SCOPRE CHE NON ERA PEDOFILO –

James sta scontando l’ergastolo, Ebrahimi non era un pedofilo e la sua famiglia ha preso malissimo il comportamento della polizia, tanto da denunciare i 3 agenti e l’assistente sociale che presero in carico le denunce del fratello. In questi giorni il processo è giunto in aula nel tribunale di Bristol e la procura ha sostenuto che l’evidente sottovalutazione della denuncia è stata provocata dal disprezzo provato dai 4 per Ebrahimi, che anche loro credevano erroneamente un pedofilo. I 4 negano decisamente, ma la loro situazione non appare facile, visto che la procura sembra effettivamente convinta che la morte dell’uomo sia imputabile alla mancata adozione di provvedimenti e comportamenti che nel caso degli ufficiali coinvolti sembravano doverosi, anche se il povero Ebrahimi fosse stato davvero un pedofilo.