Pos obbligatorio: piccole imprese e lavoratori autonomi sul piede di guerra
27/06/2014 di Redazione
Pos obbligatorio in tutti gli esercizi commerciali di da lunedì. Il 30 giugno entra in vigore il decreto legge che obbliga artigiani, commercianti e professionisti a dotarsi del cosiddetto “point of sale”, il dispositivo elettronico che permette di effettuale pagamenti con moneta elettronica, e di accettare i pagamenti con carte di credito o prepagate per importi superiori ai 30 euro. Un modo per ridurre l’uso del denaro contante e – di conseguenza – anche i pagamenti “in nero”, favorendo la tracciabilità delle transazioni e la lotta all’evasione fiscale. Un obbligo che, tuttavia, ha fatto scendere sul piede di guerra le associazioni di categoria, preoccupate per l’impatto che questa norma avrà sulla gestione delle piccole imprese.
DUE MILIONI E MEZZO DI IMPRESE ANCORA NON IN REGOLA – E, alla vigilia dell’entrata in vigore del decreto, sarebbero ancora moltissime le imprese e i professionisti che ancora non si sarebbero messi in regola. Un mese fa le stime di Confartigianato, riprese da Il Sole 24 Ore, parlavano di non meno di due milioni e mezzo di imprese artigiane che ancora non si erano dotate del dispositivo in questione. Ancora oggi si mettono sul piatto non solo le difficoltà tecniche, ma anche il fatto che tale mezzo di pagamento è spesso anti-economico per il venditore, sopratutto a causa degli alti costi di gestione, come sottolineato da Mauro Bussoni, segretario generale di Confesercenti, che ha spiegato:
«Prendiamo, ad esempio, i tabaccai – spiega Bussoni – che hanno margini di guadagno molto bassi. Per un bollo di 300 euro il guadagno per l’esercente è di un euro, ma se il pagamento avviene con bancomat il costo che il tabaccaio deve sostenere è di 3 euro».
QUANTO COSTA IL POS? – Insomma, la moneta elettronica è sicura ma non conveniente, specialmente quando si parla di piccole imprese o di lavoratori autonomi. Applicando il decreto così come è ora, l’obbligo del pos si tradurrebbe in un costo complessivo per le imprese pari a 5 miliardi di euro l’anno. Tra canoni, commissioni e spese di attivazione il pos arriverà a costare anche più 1.200 euro l’anno per un’azienda che fattura 100.000 euro di ricavi: i conti li ha fatti la Cgia di Mestre che, per voce del suo segretario Giuseppe Bortolussi, sottolinea anche un’altra difficoltà logistica della questione:
[…] “gli idraulici, gli elettricisti, i falegnami, gli antennisti i manutentori di caldaie, nonché i loro dipendenti e collaboratori, spesso si recano singolarmente presso la dimora o l’immobile del committente. Questo comporta che ciascun dipendente e collaboratore dovrà essere dotato di un Pos”
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«IN ITALIA DOMINA ANCORA LA CULTURA DEL CONTANTE» – Un problema non da poco, che moltiplica i costi e l’impiego di risorse da parte delle imprese di un paese dove l’installazione di un pos è più costoso che nel resto d’Europa: le spese di attivazione e di gestione si aggirano in media tra i 40 e i 60 euro mensili, ma possono arrivare anche a 100 euro, a seconda del modello scelto. Costi che, in tempi di crisi, rappresentano una spesa decisamente onerosa. Una possibile soluzione potrebbe venire dalle banche: «Sicuramente sarebbe buona cosa se i Pos venissero installati gratis o con canoni e commissioni contenuti» – dice a Repubblica Antonio Longo, presidente del Movimento difesa del cittadino e della Iepc (Italian e-payment coalition). Longo però non è convinto che l’introduzione dell’obbligo del pos possa rappresentare davvero una svolta nella lotta contro il nero: «Il vero guaio è che da noi domina ancora la cultura del contante».
NESSUNA SANZIONE PER CHI NON SI METTE IN REGOLA – E la faccenda presenta una criticità notevole anche nell’alto senso, cioè quello della lotta all’evasione: perché se è vero che da una parte la norma è stata introdotta per combattere la ricchezza prodotta in nero, è altrettanto vero che il decreto non prevede nessuna sanzione per chi trasgredisce alla legge. In altre parole: il pos è obbligatorio, ma chi non ce l’ha, allo stato attuale della legge, non rischia nulla.
(Photocredit copertina: ALAIN JOCARD/AFP/Getty Images)