Il primo corso per assistenti sessuali ai disabili

31/08/2017 di Redazione

L’associazione Love Giver, nata 4 anni fa e impegnata in una battaglia per sdoganare tabù su sesso e disabilità, è pronta a dare il via al primo corso in Italiana per assistenti sessuali alle persone disabili. Le lezioni partono oggi a Bologna e sono destinate, come ha spiegato al quotidiano La Stampa il fondatore di Love Giver Max Ulivieri, 46enne web designer bolognese, ad «operatori che dopo un percorso di formazione psicologico, sessuologico e medico, dovranno aiutare le persone a vivere un’esperienza erotica, sensuale o sessuale» Si tratta cioè di una guida «all’emotività, all’affettività, alla corporeità e alla sessualità».

A BOLOGNA IL PRIMO CORSO PER ASSISTENTI SESSUALI ALLE PERSONE DISABILI

La figura dell’assistente o accompagnatore sessuale è presente in diversi Paesi europei, come Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Svizzera e Austria. La loro funzione per disabili è molto importante. Gli operatori aiutano le persone con disabilità a sviluppare la propria persona anche sotto il profilo dell’espressione della sessualità. La sessualità, come ha ribadito anche una sentenza della Corte costituzionale, è uno dei modi essenziali di espressione della persona umana e il diritto di disporre liberamente della sessualità è un diritto soggettivo assoluto, che va ricompreso tra le posizioni soggettive direttamente tutelate dalla Costituzione ed inquadrato tra i diritti inviolabili della persona umana. Ma l’introduzione della figura di un assistente sessuale può dunque essere una risposta adeguata alla richiesta di migliaia di famiglie. «In 4 anni abbiamo raccolto 2137 richieste, gran parte da parte di genitori di ragazzi con disabilità sia fisiche che cognitive. Ci sono madri costrette a masturbare i figli, altri ricorrono alla prostituzione. Spesso negli istituti di cura vengono somministrati dei calmanti. Sono storie tristi e gravi», è il racconto di Ulivieri.

 

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Alla prima giornata formativa partecipano 17, selezionati tra oltre 60 domande. I corsi sono tenuti da Fabrizio Quattrini, presidente dell’Istituto italiano di Sessuologia e Judith Aregger, assistente sessuale in Svizzera dal 2009. Un medico è incaricato di spiegare le disfunzionalità sessuali che delle diverse disabilità. E c’è anche un avvocato. Già, perché c’è anche da conoscere gli aspetti legislativi. In Italia non esiste una legge che disciplina la figura dell’assistente sessuale. Ulivieri rischia dunque una denuncia per favoreggiamento della prostituzione. In Parlamento è stato presentato un progetto di legge, ma non è mai stato discusso.

LA PROPOSTA PER L’INTRODUZIONE DELL’ASSISTENTE SESSUALE PER DISABILI

La prima firmataria della proposta è la deputata Pd Ileana Argentin. Il progetto, n. 2841 della Camera, «Disposizioni in materia di sessualità assistita per persone disabili», depositato a gennaio 2015, prevede l’istituzione presso ogni Regione di un elenco di «assistenti per la sana sessualità e il benessere psico-fisico delle persone con disabilità o assistenti sessuali». Alle Regioni verrebbe affidata «la determinazione dei criteri e delle procedure di accreditamento, la definizione di un percorso formativo finalizzato all’inserimento nell’elenco, la predisposizione e l’aggiornamento periodico dell’elenco stesso, l’adozione di misure che garantiscano la protezione dei dati sensibili, la predisposizione di un codice etico per gli assistenti sessuali e per gli utenti; le modalità per il monitoraggio dell’equilibrio psico-fisico e dello stato di salute degli assistenti sessuali, la definizione delle condizioni di disabilità che rendono funzionale l’intervento professionale degli assistenti». «Nel disabile psichico – si spiega nella proposta di legge – la difficoltà a vivere la sfera dell’intimità e della sessualità alimenta la perdita di autonomia. Queste situazioni possono produrre uno stato di emarginazione affettiva e relazionale. Si aggiunga a queste difficoltà la persistenza nella nostra cultura del pregiudizio per cui le persone disabili sono percepite come asessuate, prive di una dimensione erotica e senza un desiderio di intimità. L’impossibilità, con questi presupposti, di raggiungere una condizione di benessere psicofisico, emotivo e sessuale, costituisce una limitazione al diritto fondamentale alla salute, limitazione che la normativa ha il dovere di prevenire». Il testo è stato assegnato alla Commissione Affari Sociali.

(Foto da archivio Ansa)

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