Ha scatenato l’ira delle mamme pancine e anche quella dell’Aiart, associazione telespettatori e cittadini mediali, ora il pubblicitario del Buondì Motta dice la sua sullo spot che è sulla bocca di tutti. «Abbiamo usato un’ironia tipica del web, ci siamo messi in discussione perché la tv è diventata vecchia, anche per colpa di noi pubblicitari. Bisognava scagliarsi contro l’idea di famiglia mostrata finora», spiega al Corriere della Sera Alessandro Orlandi, direttore creativo dell’agenzia Saatchi & Saatchi. È lui ad aver curato, insieme ai suoi colleghi, la campana pubblicitaria del Buondì Motta, una merendina del gruppo Bauli.
Il primo episodio dello spot ha alzato subito un gran polverone: una bambina chiede alla mamma una colazione «leggera, ma invitante», la mamma scettica le dice che non esiste, «potesse colpirmi un asteroide se è così». Ed eccola servita: l’asteroide scende dal cielo e la colpisce, di fronte alla figlia. Una scelta che non è piaciuta a molti. «I primi a reagire online sono stati gli haters, gli odiatori, contestando la scelta di aver fatto fuori una madre. Poi però si è attivato il pubblico più pensante che ha apprezzato la pubblicità», spiega il pubblicitario del Buondì Motta.
In meno di una settimana è uscito il secondo episodio della campagna, in cui a morire è il padre della bambina – «abbiamo dovuto anticipare il suo ingresso di una settimana proprio per la reazione che c’è stata», confessa Orlandi al Corriere – e adesso si attende il terzo. Da programmi sarebbe dovuto uscire a gennaio, ma il polverone mediatico ha accorciato i tempi. Nello spot arriverà un nuovo personaggio: «Il postino», svela il pubblicitario del Buondì Motta.
Intanto sui social polemiche e apprezzamenti sulla campagna pubblicitaria non si placano: la merenda del gruppo Bauli è diventata un meme, utilizzata anche per prendere in giro il dittatore nordcoreano Kim Jong-un. Una grande soddisfazione per il pubblicitario del Buondì Motta: «È bellissimo. Siamo usciti dal contesto televisivo e giriamo sui social. Del resto l’obiettivo non è fare la pubblicità migliore, concetto peraltro opinabile, ma diversa e che finisce su più piattaforme».
La campagna pubblicitaria sta creando molte attese: come andrà a finire? Cosa capiterà alla bambina? C’è chi sui social invoca la sua morte. Il pubblicitario del Buondì Motta si sbottona un po’: «Forse la salveremo…». Probabilmente questo sarebbe previsto dal finale già girato, chissà che poi – visto il successo – la campagna non venga estesa ad altri spot: «Parleremo con il committente. Personalmente non lo allungherei, ma la decisione finale spetta al Gruppo Bauli», spiega al Corriere il direttore creativo dell’agenzia Saatchi & Saatchi.