Quali sono gli sconti fiscali del governo Renzi

Non solo maggiori detrazioni Irpef per i lavoratori dipendenti a basso reddito. Il Consiglio dei ministri varerà pomeriggio anche il Piano casa dal valore di 1,6 miliardi di euro, messo a punto dal ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupo: tra le misure previste gli sgravi sugli affitti a canone concordato, con la cedolare secca che passa dal 15 al 10%. Sarà prevista poi l’alienazione a favore degli inquilini degli immobili ex Iacp. Sul tavolo delle proposte anche detrazioni fiscali più elevate per gli inquilini con i redditi più bassi e maggiori fondi per il recupero degli alloggi popolari degradati.

Palazzo Chigi - Insediamento del Presidente del Consiglio Matteo Renzi

GLI SCONTI FISCALI – Mentre l’aula della Camera si appresta ad approvare in mattinata la legge elettorale – dopo che l’Italicum aveva traballato ieri al momento del voto per l’emendamento sulle preferenze e non solo, ndr – il presidente del Consiglio Matteo Renzi intende accelerare con il taglio delle tasse sul lavoro promesso. L’intervento sul cuneo fiscale dovrebbe concentrarsi  sui lavoratori dipendenti a basso reddito: l’esecutivo prevede un aumento delle detrazioni Irpef, con vantaggi maggiori per chi guadagna 15 mila euro l’anno, che potrebbe vedersi aumentare il netto fino a mille euro, compresi i 220 euro già decisi dal governo Letta, come ha spiegato il Corriere della Sera. Renzi intende rilanciare l’economia del Paese attraverso un piano pensato per spingere i consumi e il lavoro. «Si partirà dalle famiglie», aveva spiegato il presidente del Consiglio, nonostante le critiche di Confindustria che puntava al taglio dell’Irap. Le imprese per ora dovrebbero accontentarsi degli interventi previsti sul Fisco e sulla semplificazione burocratica, oltre che su incentivi alle assunzioni e il già discusso disegno di legge che “sblocca” un’altra quota residua dei debiti accumulati dalle pubbliche amministrazioni nei confronti delle aziende fornitrici.

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Fonte: Centimetri – La Stampa

DETRAZIONI IRPEF – Secondo quanto ha spiegato Repubblica, il piano Renzi prevede di rendere più pesanti le buste paga dei lavoratori dipendenti. In particolare, per i redditi fino a 15mila euro. Si punterà sull’aumento delle detrazioni fisse. Si dovrebbe mantenere la soglia di 8mila euro come base per la quale non si pagano le tasse e prevedere una detrazione fissa (indipendente dal reddito) di 1.840 euro per i redditi imponibili tra gli 8mila e i 15mila euro. Per le casse dello Stato il costo stimato è di circa 5 o 7 miliardi di euro, mentre per il lavoratore dipendente (con 15mila di reddito imponibile) sarebbe pari a 450 euro circa annui. Secondo le indiscrezioni dovrebbe essere una misura limitata ai soli dipendenti attivi, escludendo i pensionati. Le associazioni di categoria premono invece per estere il provvedimento anche agli autonomi.

IL NODO DELLE COPERTURE – Resta il nodo delle coperture. Se in un primo momento fonti del Tesoro e della presidenza del Consiglio davano per improbabile l’approvazione nel pomeriggio di oggi dei provvedimenti per il taglio delle tasse sul lavoro – proprio perché dovevano ancora essere specificate le coperture finanziarie adeguate – è stato Palazzo Chigi ad accelerare. Anzi. Secondo il Corsera il bacino potenziale delle risorse dal quale poter attingere sarebbe addirittura di 20 miliardi di euro. In attesa che Renzi chiarisca dove reperirà questi fondi – oltre alla già citata spending review e alla possibilità di ricorrere a misure di rientro di capitali – Palazzo Chigi ha per ora rassicurato sulle risorse necessarie per il 2014.

IL PIANO CASA – Tra le misure previste dall’esecutivo c’è poi il Piano Casa messo a punto da Maurizio Lupi, con i maggiori sgravi per gli affitti a canone concordato. Per il triennio 2015-2018 la cedolare secca sarà ridotta di un ulteriore 5%: passato dal 19% al 15% con il governo Letta, con Renzi si tenterà di tagliare l’aliquota fino al 10%. Non sarà l’unica misura. L’altra misura prevista sarà il recupero di 68mila alloggi pubblici in quattro anni, anche attraverso il finanziamento della manutenzione straordinaria per uno costo pari a 1,35 miliardi. Come ha spiegato Repubblica, poi, «previsto anche un piano di dismissioni degli alloggi di edilizia pubblica, con la possibilità per gli Istituti autonomi case popolari (Iacp) di fissare i prezzi di vendita e offrire mercato anche le case abitate da inquilini ormai privi dei requisiti di reddito per avere diritto ad un alloggio sociale».

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