Quando l’infortunio ti cambia la carriera

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I casi di Muamba, Van Basten, Riva, Busst. Fare sport a livello professionistico a volte significa rischiare per la propria salute o integrità fisica. Dopo gli incidenti c'è chi decide di mollare tutto. E chi ritorna più forte di prima

Una carriera sportiva brillante passa necessariamente anche attraverso la capacità, e la fortuna, di superare i traumi legati ad infortuni, incidenti ed altro tipo di impedimento alla proprià attività. Non tutti i campioni, infatti, hanno avuto la possibilità di continuare a correre su un campo di calcio, una pista o una strada come avevano sempre sognato di fare. A volte sono stati costretti a dire troppo presto no ai loro sogni di gloria, in altri casi lo stop è arrivato quando già avevano ricevuto notorietà, ma custodivano comunque dentro di sè ancora tanta voglia di successo.



VAN BASTEN – E’ proprio quello che è successo a Marco Van Basten, storico centravanti del Milan e della nazionale olandese e considerato uno dei più grandi attaccanti della storia del calcio, costretto ad appendere le scarpette al chiodo a soli 28 anni (nel 1993), dopo aver realizzato 300 gol in carriera ed aver conquistato 3 campionati nel paese d’origine, 4 scudetti in Italia, una Coppa delle Coppe, 3 Coppe dei Campioni (Champions League), 1 Campionato Europeo con gli Orange. La caviglia dolorante non gli diede pace per tutta la carriera.

MUAMBA – E’ di pochi giorni fa, invece l’addio di Fabrice Muamba, centrocampista di origine congolese del Bolton. Ha deciso l’addio al calcio dopo aver subito, lo scorso 17 marzo, un arresto cardiaco nel corso di una gara col Tottenham. Rischio la vita. E fu costretto ad un mese di ricovero in ospedale. “Devo ringraziare i medici che mi hanno soccorso. E’ per merito loro che sono ancora vivo”, ha spigato il calciatore in conferenza stampa salutando i tifosi.



MANFREDONIA – Nelle parole di Muamba sembra di rileggere quanto accaduto al difensore della Roma Lionello Manfredonia nel lontano 1989. Il calciatore chiuse la carriera dopo che , durante una partita con il Bologna, si accasciò a terra per un infarto. Aveva 33 anni.



RIVA – Avrebbe avuto ancora qualcosa da dare al calcio pure Gigi Riva, fermatosi a 31 anni, dopo il terzo grave infortunio della sua vita sportiva. Diventato un simbolo del nostro calcio dopo aver realizzato in Nazionale ben 35 reti, peraltro in sole 42 gare, Rombo di Tuono, complessivamente 247 reti da professionista, subì la rottura dell’adduttore della coscia destra dopo una torsione del corpo eseguita in maniera errata, con un piede bloccato a terra dai tacchetti conficcati nel terreno e con un’anca che da sola compie una rotazione nella direzione desiderata.

GASCOIGNE – Disse anzitempo addio alle partite che contano anche l’irruento e ingestibile Paul Gascoigne. Nel ’94, quando aveva 27 anni, la sua carriera fu compromessa da uno scontro in allenamento con il giovanissimo Alessandro Nesta che causò la frattura di tibia e perone. Qualche anno più tardi, lo sregolato attaccante inglese, si troverà a combattere contro l’alcol e le accuse di aggressioni violente.

RONALDO – Non ha mai avuto pace nemmeno il talentuoso Ronaldo, tormentato da un fragilissimo tendine rotuleo. Cadde dolorante al suolo durante Inter Lecce del 1999: tornò in campo nel 2011. Un nuovo grave crack lo subì nel 2008, durante il recupero Milan Livorno. Il nuovo recupero palesò che anche gli ultimi anni del Fenomeno, nel mezzo delle due esperienze esperienze milanesi aveva giocato nel Real Madrid, sarebbero stati caratterizzati da prestazioni saltuarie e mediocri. Si ritirò mentre era sotto contratto con il club brasiliani Corinthians.

BUSST – Fu terribile l’incidente capitato al calciatore inglese del Conventy City David Busst. Nel ’96, a 29 anni di età, durante un match contro il Manchester United si scontrò con due calciatori avversari riportando la frattura scomposta di tibia e perone e rischiando perfino l’amputazione della gamba. La scena fu raccapricciante. Alcuni calciatori ebbero bisogno del supporto psicologico dei medici per riprendersi dallo shock.

EDUARDO – Fu altrettanto grave l’infortunio di altro protagonista della Premier League, il brasiliano naturalizzato croato Eduardo Alves da Silva. Nel 2008, quando militava nell’Arsenal, durante la partita contro il Birmingham, a causa di un intervento fuori tempo di un difensore subì la frattura di tibia e perone. Ritornò in campo dopo circa un anno.

DEL PIERO – E’ un po’ la stessa buona sorte che, nella cattiva sorte, hanno trovato campioni del calibro di Alessandro Del Piero e Francesco Totti. L’ex attaccante juventino, nell’autunno del 1999, per un intervento falloso subito alla fine del match contro l’Udinese subì lesione del legamento crociato anteriore e posteriore che lo costrinse a stare lontano dai campi per nove mesi. Quando arrivò lo stop per il campione di Conegliano i tifosi bianconeri si chiedevano con insistenza se Pinturicchio sarebbe ritornato il campione di sempre. Con il tempo è arrivata una chiara risposta.

TOTTI – Anche i romanisti si posero lo stesso interrogativo quando il loro capitano fu fermato dalla frattura del perone, durante la partita di campionato con l’Empoli del febbraio 2006. Un recupero lampo portò il campione romano al Mondiale di Germania, dove giocò 7 partite delle 7 disputate dall’Italia, sei da titolare, e realizzando un gol negli ottavi di finale contro l’Australia.

BAGGIO – Superò un forte trauma anche Roberto Baggio, nel 1985, a soli 18 anni fermato per un anno da un infortunio a menisco e legamento crociato anteriore del ginocchio, uno shock che comunque si farà sentire anche più avanti in carriera, durante la quale il fantasista militerà in Fiornentina, Juventus, Milan, Bologna, Inter, Brescia. Il ragazzo di Caldogno diventerà il Divin Codino, collezionerà 56 presenze e 27 reti in nazionale, 452 presenze e 205 gol in serie A. La Fifa lo ha inserito ai primi posti (16esimo) nella classifica dei migliori calciatori del XX secolo.

MARADONA – Poi, il più grande di tutti, Diego Armando Maradona. Il Pibe de Oro ha incantato il mondo nonostante la mobilità di una caviglia si fosse ridotta del 30% dopo un violento fallo subito ai tempi del Barcellona, durante un incontro con l’Atletico Bilbao, ad opera del difensore Andoni Goikoetxea. Era l’autunno 1983. Meno di anno dopo Maradona si trasferirà al Napoli.