Perché la guerra all’aborto è un orrore

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La posizione dei crociati proibizionisti è riprovevole per i metodi impiegati e rischia solo di spingere verso il fai da te, ora alla portata di tutti grazie a farmaci in libera vendita per altri scopi

L’esempio della Spagna di Rajoy, che ha recentemente introdotto severe limitazioni all’aborto, dimostra come le pulsioni comunque minoritarie dei cristiani minaccino il diritto alla scelta abortiva anche dove s’è affermato. Ma è negli Stati Uniti e in Italia dove trionfano le tattiche trasversali per colpire l’applicazione di leggi che non si riescono a scalfire democraticamente.



I NOSTRI CROCIATI – Le tattiche usate dagli antiabortisti nel nostro paese sono note e spaziano dal tentare d’imbottire i consultori di beghine che hanno il compito di molestare le abortienti, all’istituzione e all’offerta alle stesse di riti funebri per i feti, e ovviamente nella persistente opera d’iscrizione nella lista dei medici obiettori di quanti sia possibile. Obiezione ottenuta grazie a un gioco di potere fin troppo visibile che penalizza la carriera nella sanità pubblica di quanti non si dicono obiettori, anche se poi spesso in privato non obiettano e praticano aborti a pagamento. Tutto questo non impedisce alle donne che vogliono abortire di farlo, ma i cattolici sono evidentemente convinti che queste tattiche servano a ridurre il numero degli aborti, che invece sono da tempo in calo per altre dinamiche, a dimostrazione che la legge 194 funziona e che -riduce gli aborti- oltre a renderli molto meno pericolosi di quanto non avvenisse in clandestinità. Se c’è una costante storica è che se una donna vuole abortire lo fa, sia legale o illegale, costoso o gratuito fa poca differenza, perché a differenza di quello che sembrano credere gli antiabortisti, si tratta quasi sempre di decisioni più che meditate. Decisioni che non possono essere lasciate ad altri che alle donne, perché nessuno può ergersi giudice di un atto tanto intimo e dei motivi che spingono verso quello che comunque è un trauma.



I CROCIATI A STELLE E STRISCE – L’osservazione del fronte antiabortista statunitense riserva invece una maggiore varietà d’approcci, che sono da tener d’occhio perché è un attimo che fenomeni del genere riescano ad attraversa l’Atlantico e infettare anche l’Europa, l’esempio di quella depravazione intellettuale che è il creazionismo è lì a dimostrarlo. Gli Stati Uniti peraltro sono un caso di studio molto interessante perché a livello federale l’aborto è riconosciuto come un diritto e quindi i singoli stati non possono negarlo, circostanza che spinge gli antiabortisti a inventare e mettere in opera una serie di espedienti per penalizzare l’aborto e le abortienti, spesso con risultati raccapriccianti, in particolare negli stati della Bible Belt e in quelli a forte maggioranza repubblicana, nei quali l’unico limite sembra essere la fantasia. Espedienti autorizzati da una sentenza meno famosa della Roe v. Wade che ha introdotto l’aborto, ma che ne limita gli effetti. La   Planned Parenthood v. Casey, introduce infatti l’interesse dello stato come fattore che può trovare espressione nelle leggi che regolano l’aborto, in netta contrapposizione a quello della donna, ma tanto è bastato perché ne provassero di tutti i colori, alcune delle quali davvero disgustose.

IL SESSO SOLO PER FAR FIGLI – Come da noi l’opposizione all’aborto s’accompagna all’ostilità ai contraccettivi, perché per buona parte dei buoni cristiani di quelle lande la vita è sacra e il sesso prematrimoniale è una cosa sporca che semplicemente non si fa, mentre una volta sposati si fa per far figli e quindi i contraccettivi sono ugualmente inutili. Ovviamente la distanza tra teoria e pratica rimane intonsa anche in quegli stati e allora ai giovani si offrono i «purity ball», i balli della purezza, e si spingono a fare promessa di castità fino al matrimonio. Pratiche decisamente trash, con le povere figlie – dodicenni – addobbate a festa e costrette a «fidanzarsi» (puramente) con i padri o ad indossare anellini che ne segnalino la solenne promessa all’indisponibilità a pratiche sessuali. Questa fiera del trash dura da più di un decennio, all’inizio era un po’ meno sofisticata ed è cominciata con un tour itinerante e il jingle: «Oh… dont’ give it away…» che nella sua traduzione letterale come nell’originale suonava abbastanza ridicolo. Sponsorizzata e finanziata dai governi Bush la promessa di verginità si è diffusa, anche se i risultati non sono stati all’altezza delle aspettative, perché a parità di estrazione sociale le vergini promittenti hanno fatto sesso esattamente come le coetanee meno ipocrite, anche se poi hanno usato meno la contraccezione e in alcune aree hanno raccolto più malattie sessuali e gravidanze indesiderate. Da qui la fine dei finanziamenti statali già prima dell’avvento di Obama e da qui l’evoluzione a coinvolgere i genitori paganti che non vogliono che qualcuno possieda carnalmente le loro figliole prima del marito, se e quando lo troveranno. Ovviamente la promessa di verginità e i fidanzamenti con il papà sono riservati alle ragazze, i ragazzi non rimangono incinta e nessun vero padre devoto riuscirebbe a proporre la promessa di verginità prematrimoniale ai figli maschi senza che gli scappi da ridere o senza temere che poi diventi omosessuale. Che nella scala delle disgrazie per questo particolare genere di devoti, è un evento piazzato molto più in alto del figliolo che sfoga i suoi sani istinti senza sposare la non-sicuramente-più-vergine-fino-al-matrimonio che lo assiste nell’impresa.



LA PERSECUZIONE DEGLI ABORTI SPONTANEI –  Molto più preoccupante invece il fenomeno segnalato dalla National Advocates for Pregnant Women (NAPW), che ha documentato centinaia di casi d’adolescenti arrestate e imprigionate per aver abortito accidentalmente, uno di quei casi si materializza «l’interesse dello stato» secondo i legislatori locali. Una donna dell’Indiana che ha tentato il suicidio mentre era incinta ha fatto un ano di carcere prima che l’accusa cadesse, una donna in Iowaè stata arrestata e incarcerata dopo aver abortito in seguito a una caduta dalle scale, nel New Jersey un donna che ha rifiutato di firmare l’autorizzazione al cesareo, di cui non ha avuto poi bisogno, è stata accusata di aver messo in pericolo il suo bambino, del quale le è stata tolta la custodia. Il tutto in nome di leggi che proteggono la vita dei feti e che criminalizzano le madri al solo sospetto che abbiano contribuito ad aborti accidentali e che, inutile dirlo, colpiscono casi rari come quelli menzionati sopra, ma soprattutto le ragazze nere e povere che abortiscono per cause naturali, ma che risultano drogate alle analisi.

ERGASTOLO PER LE TOSSICODIPENDENTI – Tracce di droga autorizzano i procuratori ad accusarle di aver ucciso i bambini che hanno perso, anche se nella letteratura medica non esiste dimostrazione che l’assunzione più o meno moderata di droghe più o meno pesanti abbia effetti abortivi, anche le tossicodipendenti danno abitualmente alla luce figli più o meno sani. L’abuso di alcune sostanze può sicuramente danneggiare il feto e il suo sviluppo e tanto basta come appiglio giuridico per accanirsi contro tossicodipendenti e consumatrici, basta un niente. Un caso che ha fatto scalpore è quello di Rennie Gibbs, che ha perso la figlia perché è stata strangolata dal cordone ombelicale nell’utero, una causa d’aborto al 100% accidentale, e che è stata accusata di omicidio aggravato, secondo la legge del Mississippi dopo che nel suo sangue sono state rinvenute tracce di cocaina. Era il 2007 e la ragazza aveva 16 anni e per lei chiesero l’ergastolo. Dopo sette anni andrà a processo il mese prossimo ed è uno dei casi più clamorosi tra centinaia di casi simili nei quali i legislatori, i procuratori, i giudici, i giurati ed altri vedono degli omicidi, fondandosi sul labile presupposto che se una gravidanza va a male c’è una buona possibilità d’accusare la madre di qualche delitto e che bisogna farlo per difendere i diritti dei poveri bambini e terrorizzare le donne affinché badino alla loro gravidanza, come se valesse della loro libertà. Il procuratore generale del Mississippi ha spiegato che lo stato ha la responsabilità di proteggere i bambini dalle azioni pericolose dei loro genitori. Dire che la povera Gibbs non dev’essere processata per omicidio sarebbe come dire che «ogni drogato che rapina o ruba per ottenere denaro per la droga non debba essere ritento responsabile delle proprie azioni a causa della sua dipendenza», e lo ha scritto nero su bianco. Peccato che Gibbs non abbia rubato o rapinato, che manchi qualsiasi volontarietà e che l’assunzione di droga non sia adatta come causa di morte nel caso in questione, oltre il dettaglio per il quale chiedere l’ergastolo per una sedicenne e tenerla 7 anni sotto questa minaccia, fondata su una presunzione del tutto priva di basi scientifiche. Inutile dire che il Mississippi nonostante leggi del genere ha altissimi tassi di diffusione delle malattie sessuali e delle gravidanze indesiderate, che dipendono dalla povertà, dall’alimentazione scadente, dalla mancanza d’accesso alle cure sanitarie e altri fattori che affliggono una delle comunità nere più povere e discriminate d’America. Vittime, la parte più debole ed esposta della società, giovani che finiscono per essere indicate e perseguite come assassine invece di essere assistite ed aiutate, una barbarie senza se e senza ma.

LA GUERRA ALLE CLINICHE – Nel vicino Texas hanno deciso d’imitare invece un’altra iniziativa del Mississippi, cambiando un regolamento richiedono da luglio che i fornitori di aborti siano attrezzati come una clinica chirurgica. Da allora le cliniche che forniscono il servizio sono passate da 40 a 28 e quando a settembre tutte le nuove regole entreranno in vigore ne rimarranno solo 6, dei quali solo la metà probabilmente continuerà a fornire il servizio, perché erogato in strutture a parte che non hanno le caratteristiche richieste. Passati i tempi nei quali per salvare i bambini i fanatici sparavano ai medici che praticano gli aborti, che comunque non se la passano bene perché si possono trovare sotto casa il picchetto che li indica come assassini ai passanti e d’abitudine sono subissati di minacce, l’attacco al diritto all’aborto ha quindi preso strade traverse, senza andare troppo per il sottile pur di sabotare un diritto che le leggi americane riconoscono a ogni donna. Un altro esempio illuminante è quello dell’ostruzione all’inserimento nelle polizze sanitarie degli anticoncezionali o dell’aborto, per il Viagra non c’è problema, ma molte assicurazioni che sono controllate da fondi d’ispirazione cattolica o altra diversamente cristiana, hanno detto che loro quelle polizze non le vogliono fare e che non è giusto che le facciano gli altri perché altrimenti la concorrenza sarebbe falsata. Logica conclusione: la corsa a far leggi che impongano polizze a parte per questo genere di prestazioni. Il che non è carino in un paese quasi del tutto privo di sanità pubblica, non è carino per le abortienti per scelta e lo è ancora meno per quelle per necessità, che nella disgrazia si trovano anche costrette a pagare la colpa di non avere colpe, anche negli stati che non le criminalizzano per aver perso il bambino.

FANATICI DISPOSTI A TUTTO – È quindi un micidiale mix d’arrogante fanatismo religioso, ipocrisia e ignoranza quello che minaccia il diritto alla scelta abortiva nelle democrazie in Occidente. Una minaccia che viene da una minoranza organizzata che agisce per ragioni ideologiche e che non ha ritegno ad infliggere enormi sofferenze a donne già sofferenti pur d’affermare la supremazia dei propri principi al di sopra della libertà degli altri. Incapaci d’abbattere le leggi che riconoscono il diritto all’aborto, i crociati colpiscono con cieca violenza dove possono e senza alcuna vergogna e in fondo è anche comprensibile, dal loro punto di vista sono in missione per conto di Dio, per salvare i bambini dalle assassine, non c’è da andare troppo per il sottile.

LA MAGIA DELLA REALTÀ CONTRO L’OSCURANTISMO – Una battaglia di retroguardia che provoca inutili sofferenze,  lo sanno anche i buoni cristiani che l’aborto non si può efficacemente proibire e che esistono ormai medicinali abortivi ampiamente disponibili, e non solo la famosa pillola del giorno dopo. Proprio il principale ingrediente della RU-486 di ritrova infatti in un farmaco contro l’ulcera, il misoprostolo (Cytotec nella versione prodotta da Pfizer e in numerose altre denominazioni commerciali), una prostaglandina ormai ben conosciuta nei paesi nei quali l’aborto è vietato, che è tutto quello che serve per provocare un aborto senza particolari rischi, anche se non senza pena qualora impiegato malamente. Associato con il mifepristone nella RU-486 risulta efficace in oltre il 90% dei trattamenti, da solo si ferma poco sopra l’80% e i tentativi sono ripetibili. Nei fatti induce contrazioni dell’utero e un aborto quasi sicuro entro le prime 9 settimane di gravidanza e con ottime possibilità di riuscita anche nel secondo trimestre. Il tutto al costo di una quindicina di euro a confezione e nella massima discrezione, si può anche acquistare in rete o in farmacia senza ricetta (nella pratica si è dimostrato che non è impossibile), anche se dovrebbe essere venduto dietro prescrizione e se  è sempre meglio rivolgersi a un medico che curi dosi e tempi. Il medicinale è già abitualmente usato nella pratica medica per indurre il parto ed è anche raccomandato da organizzazioni come Women on waves, bisogna solo avere cura nell’osservare la corretta posologia, per il resto in caso di qualsiasi complicazione, in genere emorragie provocate dall’abbondare con le dosi, ci si può rivolgere alle strutture sanitarie anche dove l’aborto è vietato. L’espulsione, ancorché indotta, è indistinguibile da quella per cause naturali. Per questo anche la battaglia contro la RU-486, in Europa legale ovunque tranne che in Polonia, Lituania, Irlanda e Malta, è nei fatti del tutto ipocrita, visto che un medicinale equivalente si trova già  in farmacia da anni e che qualsiasi medico in qualsiasi paese è in grado di prescriverlo e di seguirne l’assunzione a scopo abortivo, evadendo qualsiasi controllo di legge e anche i limiti altrimenti imposti dai disciplinari che accompagnano la RU-486, farmaco equivalente e dagli effetti appena più efficaci. E il bello è che non si ha notizia di farmacisti obiettori che non lo vendano. Si tratta di un dettaglio sul quale i crociati ovviamente sorvolano, perché l’ignoranza gioca a loro favore e quindi questa banale evidenza è da tener nascosta e da allontanare come se fosse la voce del diavolo. O più banalmente il dettaglio che incenerisce ogni pretesa d’accanimento contro il diritto di abortire e contro l’ancor più sacro diritto ad essere assistite al meglio, in questa come in ogni altra circostanza che metta a rischio o in difficoltà la salute della persona.