Quello che pagherà 200mila euro per aver sparato ai ladri
06/07/2012 di Dario Ferri
“Ma allora si premiano i malfattori”. E’ con queste parole che Ermes Mattielli, imprenditore vicentino di 59 anni, commenta la condanna subita per aver ferito con colpi di pistola due nomadi scoperti a rubare in casa. Dovrà risarcire i delinquenti con 120mila euro.
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“MI AVEVANO MINACCIATO” – “Ho sparato – dice oggi – perché mi avevano minacciato. Non ho mai gridato insulti razziali. Ora ho mollato tutto e non ho soldi per pagare”. Mattielli è stato intervistato dal Giornale di Vicenza. Scrive Mauro Sartori:
«La mia condanna è un invito ai deliquenti ad andare a rubare». Ermes Mattielli non ha peli sulla lingua il giorno dopo la sentenza che gli intima di pagare 120 mila euro di provvisionale ai due nomadi, Cris Caris, 27 anni, di Piovene Rocchette e Blu Helt, 32 anni, di Malo, che la notte del 13 giugno 2006 penetrarono nel suo deposito di robivecchi di Scalini, frazione arsierese, per rubare. Vennero investiti da una gragnuola di colpi sparati dalla pistola calibro 21 che Mattielli deteneva regolarmente. I due erano rimasti feriti con «colpi di pistola idonei ad uccidere», come ha spiegato nell’aula del tribunale a Schio il medico legale Giampiero Antonelli. L’avvocato Maurizio Zuccollo ha sostenuto invano la tesi della legittima difesa. Il giudice Cristina Bertotti ha condannato Mattielli a 1 anno di reclusione per lesioni e al pesante risarcimento. Da due anni l’imprenditore ha mollato l’attività ed ora, alla soglia dei 60 anni, aspetta la pensione. «Mi dovrebbe arrivare ad agosto».
“NON VOLEVO FARE DEL MALE” – Mattielli sottolinea di non essere mai stato intenzionato a fare del male. Sulla condanna dice: “C’è stato poco equilibrio verso di me”. L’intervista del Giornale di Vicenza:
Lei ha seguito le fasi processuali. Come ricostruisce l’accaduto? Sostengono che io abbia sparato mentre i due erano a terra. Non è vero. Quando li ho visti accasciati ho immediatamente chiamato i carabinieri e lanciato l’allarme per i soccorsi, senza avvicinarmi.
L’hanno accusata di aver loro gridato insulti razziali. È vero? Non li avevo nemmeno visti prima di telefonare ai carabinieri. Era notte, come facevo a vedere chi erano? Non ho mai detto a uno di loro“sporco zingaro”. Questa se la sono inventata. Come mai si precipitò al deposito? Abito poco lontano e alle 22,30, per due volte, era partito l’allarme. Ho preso la pistola e mi sono precipitato là. Avevo già subito numerosi furti ed ero esasperato.
L’accusano di avere sparato ben 14 colpi verso i due giovani. Conferma? Io ricordo di avere sparato due colpi verso il punto luce. A quel punto loro sono usciti da dove si erano nascosti, mi hanno urlato contro alcune minacce e in quel momento, preso dal panico, ho ripreso a sparare. Se dicono che sono stati 14, sarà vero, ma non ricordo bene quei momenti, non ero in grado di ragionare.
Lo rifarebbe? Difficile dirlo. Di sicuro ne avevo abbastanza dei continui furti dimateriale,tantochedopo quell’episodio ho fatto sparire rame e metallo in genere, oggetti del desiderio dei ladri e, per i quattro anni successivi, non ci sono più state visite indesiderate.
Perché ha mollato tutto? È una conseguenza delle sue vicissitudini legali? Misento come uno derubato di notte dai malviventi e di giorno dallo Stato. A farmi smettere sono state due sanzioni, l’ultima di 4 mila e 500 euro, dovute alla detenzione dimateriale inquinante.Lavorare per pagare multe non mi andava proprio.
Però adesso si troverà a pagare un conto ben più salato. Come farà? Soldi non ne ho. Se la condanna sarà definitiva, si prendano pure il deposito. Il fatto è che 150 mila euro, perché alla fine si arriverà a tanto fra risarcimento e spese, uno riesce a metterli insieme in una vita e non per soddisfare capricci.
Ricorrerà in appello? Ci stiamo pensando, io e il mio avvocato. In questo momento sono talmente amareggiato che mi verrebbe voglia di lasciar perdere. Io ho sempre lavorato, e sodo, mentre i due che dovrei risarcire non sanno nemmeno cosa voglia dire un lavoro. Mi dispiace di aver ferito quei due, non era certo mia intenzione far loro del male, ma ero spaventato. Erano a casa mia. Però condannandomi, indirettamente, è come se si lanciasse un segnale pericoloso.
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