A quanto si apprende Angelino Alfano e Silvio Berlusconi hanno avuto contatti in giornata e secondo fonti parlamentari i grandi elettori del Nuovo Centrodestra alla quarta votazione diranno sì a Mattarella mentre Forza Italia voterà scheda bianca.
«Se dal quarto scrutinio i cambi di maggioranza dovessero portare ad un nome condiviso tra più forze politiche in Parlamento si deciderà come meglio muoversi con una votazione lampo sul blog». Così Beppe Grillo, leader del Movimento 5 Stelle, con un messaggio pubblicato sul suo blog.
La riunione dei fittiani, malpancisti di Forza Italia, si è conclusa con la decisione di votare scheda bianca al quarto scrutinio. Previsto un nuovo incontro domani mattina prima del voto per fare il punto della situazione. Così l’ex governatore pugliese Raffaele Fitto: «Abbiamo evitato l’ennesimo errore che era quello di non partecipare alla seduta per l’elezione del Presidente della Repubblica. Abbandonare l’Aula sarebbe stato un errore. C’è una cultura istituzionale che non si può buttare in questo modo. La scheda bianca è un modo per ricompattare il partito».
Rinviata a quanto pare la riunione di Area Popolare (Ncd e Udc) prevista per le 21. Il leader Ncd Angelino Alfano, secondo quanto si apprende, avrebbe preso questa decisione dati i continui contatti con Silvio Berlusconi. La riunione potrebbe tenersi domani mattina.
Secondo quanto si apprende dall’Ansa, Matteo Renzi ha avuto un colloquio telefonico con Angelino Alfano.
Area Popolare sosterrà Sergio Mattarella. La conferma arriva in un comunicato: «Dopo l’appello del presidente del Consiglio Matteo Renzi auspichiamo un voto convinto e compatto di Area popolare a sostegno della candidatura a presidente della Repubblica di Sergio Mattarella, persona di alto profilo giuridico ed istituzionale». La nota è stata firmata da Piero Aiello, Fabiola Anitori, Laura Bianconi, Giovanni Bilardi, Federica Chiavaroli, Francesco Colucci, Ulisse di Giacomo, Antonio Gentile, Giuseppe Pagano, Salvatore Torrisi, Guido Viceconte.
Maria Elena Boschi, intervistata dal Tg1, ha ribadito l’appoggio del Pd per Sergio Mattarella auspicando un coinvolgimento del Nuovo Centrodestra: «Mi auguro che domani avremo un nuovo presidente della Repubblica, abbiamo candidato Sergio Mattarella, un galantuomo che ha lottato contro la mafia, uno dei pochi politici che ha rinunciato a una poltrona. La sua sarà una vittoria dell’Italia. Mi auguro che una persona perbene come Mattarella avere il voto di una formazione come il Nuovo centrodestra».
«Abbiamo deciso di votare scheda bianca anche per rispetto dell’importanza della votazione, pensiamo sia giusto partecipare. Non abbiamo nulla contro Mattarella, quindi è un garbo istituzionale in più ma non cambia nella sostanza la cosa». Così Giovanni Toti, consigliere politico di Forza Italia che non esclude franchi tiratori: «Prevedo franchi tiratori un po’ ovunque».
Nessuna votazione flash della base sul blog, si procede con Ferdinando Imposimato. L’assemblea dei Grandi Elettori a Cinque Stelle sembra aver deciso: nessuna apertura per Sergio Mattarella. «L’ipotesi di una votazione lampo sul blog, a quanto apprende l’Adnkronos, è ormai definitivamente tramontata. La linea resta quella di votare alla quarta chiama Ferdinando Imposimato per il Quirinale. L’assemblea di stasera, fissata alle 21, non dovrebbe esprimere alcun voto sulle prossime mosse, ma costituire solo un momento di confronto tra i 5 Stelle», scrivono le agenzie.
Per Giuseppe Civati, esponente della minoranza del Pd meno dialogante, Sergio Mattarella è già presidente della Repubblica: “Alfano rientra, Berlusconi vota bianca (e chissà quanti voteranno Mattarella, nel segreto dell’urna). Domani si torna a casa con il nuovo Presidente, per farlo saltare ci vorrebbero multipli di 101 (forse 202)”. L’esponente Pd definisce il giudice costituzionale «il giusto mezzo» fra Giuliano Amato e Romano Prodi.
Secondo le notizie che rimbalzano, per convincere definitivamente Angelino Alfano a non opporsi al candidato Sergio Mattarella sarebbe pesata anche la “moral suasion” di un personaggio di primo piano: il presidente della Repubblica uscente Giorgio Napolitano. «In ambienti parlamentari di maggioranza e di opposizione è accreditata la voce secondo cui a favorire una riflessione più approfondita circa l’opportunità di votare per Sergio Mattarella da parte di Area Popolare, sarebbe intervenuta una telefonata tra il Presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano e il ministro dell’Interno Angelino Alfano. È solo il passaggio clou di una giornata che ha visto incontri e colloqui a tutti i livelli per allargare il consenso parlamentare sulla candidatura di Mattarella al Colle», scrivono le agenzie.
Fonti autorevoli di Nuovo Centrodestra confermano alle agenzie che alle 21 il partito si esprimerà per il sì a Sergio Mattarella. Giovanni Toti annuncia che Forza Italia voterà «scheda bianca per responsabilità istituzionale».
E’ stato sufficiente. L’appello di Matteo Renzi a sostenere e convergere su Sergio Mattarella come nuovoc apo dello Stato sembra aver convinto Angelino Alfano che, si apprende, comunicherà il sì del Nuovo Centrodestra al giudice costituzionale dopo l’incontro delle 21. Anche i senatori ex del Movimento 5 Stelle fanno sapere: «Scioglieremo domani la riserva».
La presidente della Camera Laura Boldrini proclama il risultato della terza chiama, non essendo stato raggiunto il quorum la seduta del Parlamento in Assemblea Comune il plenum è aggiornato a domani, sabato 31 gennaio alle 9.30. Domani si voterà per la quarta volta, a maggioranza assoluta, e tutto sembra indicare che Sergio Mattarella diventerà il presidente della Repubblica.
Quello di Matteo Renzi «è un appello che va nella direzione che noi per tutta la giornata avevamo auspicato. Renzi ripara all’errore di metodo iniziale, togliendo a Mattarella quelll’aura di uomo solo del Pd, senza attenzione agli alleati di governo». È quanto affermato da Roberto Formigoni, ex governatore della Regione Lombardia e parlamentare del Nuovo Centrodestra. Dopo l’appello di Renzi che ha chiesto alle forze politiche di convergere su Sergio Mattarella, è in corso alla camera la riunione fra Forza Italia e Area Popolare; in serata è atteso, salvo cambiamenti dell’ultimo minuto, l’ok degli alfaniani al nome del giudice costituzionale.
Terminato lo spoglio della terza chiama con un nulla di fatto: 514 schede bianche (Pd-Ap-Fi), 126 Ferdinando Imposimato (M5S), 56 Vittorio Feltri (Lega Nord, Fratelli d’Italia), 34 Luciana Castellina (SeL), 23 Stefano Rodotà (Alternativa Libera, fuoriusciti M5S), altri e voti dispersi 187.
Forza Italia non uscirà dall’aula al quarto scrutinio ma rimarrà e voterà scheda bianca. Lo confermano i capigruppo Renato Brunetta e Paolo Romani. Questo darà la possibilità ai dissidenti di Raffaele Fitto di sostenere Sergio Mattarella.
Matteo Renzi esce con la presa di posizione attesa dalle forze moderate che lo sostengono. «Finite le prime tre votazioni, siamo arrivati al momento chiave. Siamo di fronte – ha detto il premier – alla concreta possibilità che una personalità autorevole e stimata da tutti, un servitore dello Stato come Sergio Mattarella, diventi il Presidente della Repubblica con un voto ampio di settori della maggioranza e dell’opposizione parlamentare. Non è una questione che riguarda un solo partito: la scelta del Capo dello Stato interpella tutti, senza distinzioni. Per questo auspico che sul nome di Sergio Mattarella, presidente della Repubblica di tutti gli italiani, si determini la più ampia convergenza possibile per il bene comune dell’Italia». Per gli analisti si tratta dell'”esca politica” che i moderati del Nuovo Centrodestra stavano aspettando. Basterà ad Angelino Alfano per dare l’ordine di votare l’ex giudice della Corte Costituzionale o, quantomeno, per non opporsi al voto? È l’interrogativo delle prossime ore.
Nuovo Centrodestra inizia quelle che, con ogni probabilità, saranno le grandi manovre che lo porteranno domani a votare Sergio Mattarella alla quarta chiama. «La candidatura di Sergio Mattarella deve cambiare il suo significato politico. È una candidatura che deve agevolare le riforme, non ostacolarle. Se la candidatura non è quella del presidente del Consiglio, noi siamo pronti», ha detto il senatore Gaetano Quagliarello al Tg3. Grande kingmaker del pressing su Ncd e anche su Forza Italia è l’ex presidente della Camera Pierferdinando Casini: «È un parto di sofferenza», ha detto ai cronisti. «Fatemi andare da queste pecorelle smarrite per riportarle all’ovile», ha ironizzato l’ex presidente della Camera dopo aver abbracciato Rosi Bindi. Deve aver pesato nell’equilibrio complessivo la notizia che filtra da ambienti di centrodestra. Matteo Renzi ha effettivamente chiesto, a metà giornata, le dimissioni di Angelino Alfano dal Viminale, se non avesse votato Mattarella al Quirinale.
Il quorum non è stato raggiunto, la terza votazione non ha avuto esito positivo.
Nel pomeriggio il vento forte ha strappato dalle aste del Quirinale la bandiera tricolore della Repubblica Italiana.
Secondo Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia in altre epoche sarebbe bastato un presagio del genere per passare alle vie brevi con Sergio Mattarella.
Si apprende che le forze del governo sono al lavoro su un documento che presenta Sergio Mattarella come «il candidato ufficiale» della maggioranza che sostiene il governo Renzi: «Sarebbe pronto un documento a firma del Pd in cui si chiede che le forze del governo convergano sul nome di Mattarella in quanto candidato della maggioranza».
Paolo Romani ha lasciato intendere, conversando alla bouvette con Maria Elena Boschi, che il sì di Forza Italia dipende dal comportamento del Nuovo Centrodestra: «Se tiene Ncd, teniamo anche noi».
E’ iniziato il terzo spoglio, che con ogni probabilità si concluderà con un nulla di fatto.
Senza pace il centrodestra. Le agenzie riferiscono di un incontro a palazzo Giustiniani fra Denis Verdini, Gianni Letta, Pier Ferdinando Casini, Lorenzo Cesa e Angelino Alfano. I contatti fra Matteo Renzi e le forze di opposizione sono incessanti: fonti autorevoli di Ncd riferiscono alle agenzie che serve una presa di posizione precisa da parte del presidente del Consiglio: «In sostanza, viene spiegato dalle stesse fonti autorevoli di Ncd, i vertici di Ap attendono che Renzi dia segnale chiaro e forte: deve dire pubblicamente che Sergio Mattarella e’ il candidato delle riforme e, quindi, deve diventare il candidato della maggioranza ampia che sostiene le riforme. Ricomprendendo, quindi, Area Popolare e Forza Italia». In questo modo Nuovo Centrodestra e i suoi alleati voterebbero Mattarella alla quarta chiamata, convincendo anche esponenti di Forza Italia a tornare sui propri passi. Fra gli Azzurri c’è già chi chiede che Silvio Berlusconi non si rifugi in uno “sterile aventino”: «Siamo seri, almeno nel momento piu’ difficile! Dobbiamo eleggere il garante dell’unità del Paese, si può avere una opinione diversa sul nome, contestare il metodo, contrapporre un altro autorevole nome, ma voltare le spalle no!», scrive in una nota ufficiale Saverio Romano, esponente fittiano.
Il capo dello Stato emerito Giorgio Napolitano si sarebbe intrattenuto a pranzo con il Parlamentare del Movimento 5 Stelle Michele Giarrusso, lo stesso che ha parlato di una “consultazione lampo” per sottoporre alla rete l’idea di votare Sergio Mattarella se i voti pentastellati risultassero poi determinanti. Lo rivela Dagospia. AGGIORNAMENTO: la notizia è stato in seguito smentita. Nell’immagine, poco chiara, sarebbero immortalati Giarrusso e il senatore di Ap Gabriele Albertini.
La cifra politica del pomeriggio di oggi è il pressing furente nei confronti del Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano. Il ministro dell’Interno avrebbe ricevuto un vero e proprio aut aut da ambienti renziani: «Non è pensabile che il ministro dell’Interno, che dovrà comunicare a tutte le Questure d’Italia, che Sergio Mattarella è il nuovo presidente della Repubblica, sia il ministro che non lo vota». Ambienti del Pd sostengono che il non voto a Sergio Mattarella sia “incompatibile” con il Viminale, e che dunque se Ncd non cambierà velocemente idea, Alfano dovrà lasciare la poltrona che occupa. Pressing, questo, confermato da ambienti del Nuovo Centrodestra, che dalla tarda mattinata di oggi è in fervida discussione: se è vero che per ora si conferma la scheda bianca, è altrettanto vero che in molti si aspettano che Alfano alla fine ceda e si schieri con Mattarella: «Mentre Maurizio Sacconi e Fabrizio Cicchitto, nel pomeriggio, fanno i conti su un divanetto del Transatlantico; nella sala accanto a quella dove Renzi riunisce i vertici del Pd va in corso una trattativa serrata e parallela», scrivono le agenzie. La situazione appare molto confusa e le agenzie raccontano di parlamentari che «non sanno chi stia parlando con chi»: «Per ora siamo fermi sulla scheda bianca ma stiamo valutando tutto, abbiamo una riunione stasera, vedremo», sostiene un esponente. Maurizio Sacconi per ora si mantiene rigido: «Noi siamo alternativi a Sel, non si può pensare di predisporre una terza maggioranza, e noi non possiamo farne parte. Confermiamo la scheda bianca».
Matteo Renzi ha appena lasciato la Camera dei Deputati dopo una riunione dei vertici del Partito Democratico, presenti la ministra, Maria Elena Boschi, i due capigruppo di Camera e Senato, Luigi Zanda e Roberto Speranza, il presidente del Pd, Matteo Orfini, i vicepresidenti del partito, Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani; oltre a contatti telefonici con il Nuovo Centrodestra, secondo Aldo Cazzullo del Corriere della Sera si sarebbe discusso dell’idea di votare, domani, con nomi diversi («Mattarella S., Sergio Mattarella, prof. Mattarella»), per contare il voto area per area; ipotesi accantonata perché Renzi non vorrebbe «dare l’impressione di non fidarsi del partito».
Fra i banchi della Lega Nord gira questa vignetta oggi: Matteo Renzi nasconde il motore della Dc nel furgone del Pd.
Su Twitter è già apparso l’account del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
…ovviamente è un account parodistico, uno dei tanti che popolano il social network dei cinguettii. Lo trovate a @Mattarellum.
Si terrà in serata la riunione l’Assemblea Congiunta dei Grandi Elettori del Movimento Cinque Stelle per decidere il comportamento da tenere alla quarta votazione: tutto porta a pensare che il candidato espresso dalla rete, Ferdinando Imposimato, sarà sostenuto anche al quarto scrutinio: “Nessun soccorso personale a nessuno, se Mattarella deve essere il nuovo presidente è giunto il momento che luci e ombre vengano esaminate attentamente. Noi voteremo Imposimato ma ci stiamo preparando a una consultazione lampo con gli iscritti sui nomi che arriveranno entro la quarta votazione. Avevamo chiesto a Renzi di indicarci il nome del suo partito, lui non l’ha fatto per tagliarci fuori, ora stiamo valutando se è il nome da sottoporre alla rete”, dichiara però Mario Giarrusso a Sky, sostenendo che le operazioni per una consultazione lampo della base siano già in preparazione.
«Se fossi in Parlamento voterei Mattarella come presidente della Repubblica. Considero che sia la figura adatta, con l’autonomia necessaria per far applicare e far rispettare i principi della nostra Costituzione. E in più in un momento di distacco e di sfiducia delle persone dalla politica, considero l’etica e la moralità con cui Mattarella ha fatto politica un punto e una qualità molto importanti». È il pensiero di Maurizio Landini, segretario della Fiom.
Maurizio Gasparri da Forza Italia lo dice chiaramente: “Per me domani non dovremmo partecipare al voto, per evitare che alcuni dei nostri facciano i ‘franchi soccorritori’, ossia che soccorrano il candidato della sinistra perche’ ce l’hanno con Berlusconi”. Forza Italia deciderà stasera il comportamento da tenere.
Non sono piaciute al Nuovo Centrodestra le allusioni del deputato renziano Ernesto Carbone.
Carbone sostiene dunque che il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi starebbe facendo il possibile per cementare il fronte anti-Mattarella, la rinnovata alleanza fra Silvio Berlusconi e Angelino Alfano, in vista della sua personale corsa al palazzo comunale di Milano. Secche le smentite dal partito centrista: «Mister Chigi ordina marcatura ad uomo e Ernesto Carbone fa fallo da cartellino rosso. Partita del Colle merita fairplay», ha affermato Dore Misuraca, deputato Ncd.
Il Movimento 5 Stelle smentisce categoricamente di voler sostenere Sergio Mattarella già domani, al quarto scrutinio; si continuerà a votare per il giudice Ferdinando Imposimato e – a quanto si apprende – solo dopo, qualora Mattarella non riuscisse ad essere eletto, i 5 stelle valuteranno come comportarsi, casomai anche con una votazione lampo sul blog.
I Popolari per l’Italia di Mauro Mauro dopo aver sostenuto, con 14 voti, Gabriele Albertini ai primi scrutini, annunciano il loro sostegno a Sergio Mattarella a partire dal quarto scrutinio. Paolo Romani, in diretta sul Tg La7, commenta: «Le pressioni di Palazzo Chigi sono arrivate fin lì».
Mentre iniziano le operazioni di voto per il terzo scrutinio, che finirà quasi certamente con un nulla di fatto, Forza Italia dibatte al suo interno riguardo il comportamento da tenere alla quarta votazione: la linea ufficiale è quella di non sostenere Sergio Mattarella, ma si paventa anche l’ipotesi di uscire dall’Aula, per evitare che qualcuno, magari dell’opposizione interna, sostenga il nuovo presidente della Repubblica. Dalla riunione della direzione di Forza Italia tenutasi all’ora di pranzo a Montecitorio non è uscita una decisione definitiva sul comportamento da tenere al quarto scrutinio. I vertici del partito avrebbero suggerito al loro leader Silvio Berlusconi, in collegamento telefonico, di prendere in considerazione anche l’ipotesi di non partecipare al voto. Stasera, in una riunione dopo il terzo scrutinio, ci sarà una riunione che dovrebbe essere un po’ più definitiva.
Si avvicina la terza votazione, l’ultima con quorum fissato ai 2/3 dei grandi elettori (673 su 1.009). Ma gli occhi sono già puntati sulla quarta, quando la soglia si abbasserà al 50% dei voti (505).
I fuoriusciti dal Movimento 5 Stelle in una nota chiariscono di aver votato oggi per il Stefano Rodotà ma non forniscono indicazioni circa la possibilità di un loro voto a Sergio Mattarella alla quarta votazione. «Anche oggi abbiamo votato Stefano Rodotà. La nostra è una scelta convinta», fa sapere il comunicato del coordinamento dei senatori ex M5S. «Il nome di Rodotà per noi – si legge – è la dimostrazione di una linea coerente che risale alle prime quirinarie veramente libere del Movimento. Ogni illazione sul nostro conto è maldicenza strumentale. La verità è una sola: le nostre azioni, ieri come oggi, sono ispirate al bene del Paese e non a giochetti di posizionamento o di potere».
La storia dei botta e risposta sul sostegno o meno alla candidatura di Sergio Mattarella al Quirinale è anche la storia di frecciate trasversali scambiate dai parlamentari dei partiti maggiormente coinvolti. Su Twitter il deputato Ernesto Carbone accusa il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi di ambire a fare il sindaco di Milano con Forza Italia e di influenzare il leader del Nuovo Centrodestra Angelino Alfano nella partita del Colle. «Le mire di qualcuno di Ncd a fare il sindaco di Milano con Forza Italia sta influenzando il povero Alfano #attentialupi».
I malpancisti di Forza Italia, ovvero i fedelissimi di Raffaele Fitto, che ad ora di pranzo si sono parlati in riunione, restano per il momento intenzionati a votare scheda bianca anche alla quarta votazione di domani per il Colle (probabilmente quella decisiva per l’elezione di Sergio Mattarella). All’incontro erano presenti 38 grandi elettori. Oltre alla scheda bianca i frondisti rilanciano la necessità di «mandare a casa i vertici di Forza Italia che ci hanno portato in questa situazione». Insomma, tira aria di resa dei conti nel partito azzurro. Il fronte più largo, quello berlusconiano, in queste ore pensa anche di ordinare a disertare il voto. Una strategia, quella del Cavaliere, che consentirebbe di evitare il voto di alcuni franchi tiratori (fittiani, appunti), in favore di Mattarella.
Il blog di Beppe Grillo va all’attacco del probabile nuovo presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con un post dal titolo «#Mattarella e l’uranio impoverito» a firma Lorenzo Sani, giornalista e inviato nazionale del Resto del Carlino-Nazione-Giorno. Si tratta di un lunghissimo post in cui si attacca il giudice costituzionale perché, quando era ministro della Difesa del governo Amato, secondo Sani, negò qualsiasi nesso tra l’insorgere di malattie tra i nostri militari in missione nei Balcani e l’uso di proiettili all’uranio impoverito. Anzi, si legge sul sito del fondatore e leader del Movimento 5 Stelle: «Negò che la Nato avesse mai utilizzato proiettili all’uranio impoverito, tantomeno che questo fosse contenuto nei Tomahawk (missili) sparati in zona di guerra dalle navi Usa in Adriatico. Insomma, Mattarella, candidato di Renzi al Quirinale, negò su tutta la linea».
Matteo Renzi ha riunito da poco alla Camera dei deputati la delegazione del Partito Democratico incaricata di seguire la partita del Quirinale. Nella sala del governo attigua all’Aula di Montecitorio, sono giunti i vicesegretari Pd Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani, i capigruppo di Camera e Senato, Roberto Speranza e Luigi Zanda, e il presidente Matteo Orfini. A quanto pare, la riunione serve a fare un punto sull’andamento delle votazioni, in vista del quarto scrutinio di domani, quando il Pd votera’ Sergio Mattarella insieme ad altri gruppi di sinistra e di centro.
Nuovo aggiornamento dei piani del Movimento 5 Stelle nell’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Possibile l’indicazione di Ferdinando Imposimato (scelto attraverso le Quirinarie) anche alla quarta votazione. Stando a quanto riportano le agenzie di stampa i grandi elettori del partito di Beppe Grillo potrebbero riunirsi in assemblea congiunta già questa sera. Ma c’è chi non esclude che la riunione di deputati e senatori possa tenersi domani. I pentastellati devono decidere se consultare o meno i militanti del Movimento sul web in una votazione lampo, e se farlo su un’altra candidatura (eventualmente dopo il quarto scrutinio qualora non si raggiungesse il quorum per l’elezione di Mattarella). Intanto i 5 stelle procedono su Imposimato fino alla quarta chiama.
«Appartenere ad un’associazione cattolica non è una garanzia di per sè. Ai vescovi interessa il profilo di un uomo di garanzia nel senso più alto della parola», sono le parole attraverso le quali monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, ha sintetizzato (a margine di una conferenza stampa al termine del Consiglio permanente della Cei) quello che i Vescovi si aspettano dal prossimo presidente della Repubblica. Galantino ha sostenuto di conoscere «poco la biografia di Sergio Mattarella». Ma è fermo su un punto specifico: «Non è il fatto di appartenere ad una associazione cattolica una garanzia di per sè. Ai vescovi – ha dichiarato Galantino – interessa il profilo di un uomo di garanzia nel senso più alto della parola. Un uomo che sappia dire ‘ascoltiamo la gente’, ‘non allarghiamo i fossati’».
La terza votazione, ancora con maggioranza qualificata dei 2/3 dei grandi elettori, si terrà nel pomeriggio a partire dalle ore 15. Alla seconda i votanti sono stati 953 sui 1.009 grandi elettori. Il quorum è fissato a quota 673. Da domani, dal quarto voto, basterà la maggioranza assolutà del 50% più uno dei grandi elettori. Serviranno 505 voti.
Dopo la seconda votazione per la scelta del presidente della Repubblica, il presidente della Camera Laura Boldrini ha annunciato i risultati dello scrutinio. Il candidato pù votato è risultato Ferdinando Imposimato, sostenuto dal Movimento 5 Stelle, con 123 voti. Secondo Vittorio Feltri, con 51. Poi Luciana Castellina, votata da Sel, con 34 preferenze. Quarta Emma Bonino, 23. Quinto Stefano Rodotà, 22. E poi altri. Sono state 531 le schede bianche.
Come riportano le agenzie di stampa in vista della quarta votazione per l’elezione del presidente della Repubblica in programma domani, il capo dei malpancisti di Forza Italia Raffaele Fitto ha riunito i parlamentari a lui vicini per fare il punto della situazione e decidere cosa fare.
Come ogni elezione del capo dello Stato anche stavolta continuano ad uscire nomi dall’urna a sorpresa e un po’ bizzarri, come personaggi dello sport e dello spettacolo. Stamattina è stata la volta della conduttrice di Canale 5 Barbara D’Urso.
Dopo l’incontro in Transatlantico con il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi il capogruppo del Nuovo Centrodestra al Senato, Maurizio Sacconi, ha fatto sapere che Ncd non voterà Sergio Mattarella alla quarta votazione. «Non voteremo Mattarella – ha affermato Sacconi – se usciremo dall’aula o voteremo bianca è un dato tecnico”. Secondo l’ex ministro comunque la decisione del partito di Angelino Alfano non avrà conseguenze sull’esecutivo di Renzi. «Il governo non si tocca – ha proseguito – in questa fase sarebbe un errore madornale creare un vuoto istituzionale». Sacconi ha affermato poi che «è evidente che la rottura della maggioranza istituzionale e l’apertura a forze che si sono opposte alle riforme come Sel non potrà nonripercuotersi sul cammino delle riforme stesse».
Si va delineando la strategia del Movimento 5 Stelle. Secondo indiscrezioni raccolte dai cronisti a Montecitorio, a prescindere da come finirà il duello a distanza tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi su Sergio Mattarella, il M5s non farà convergere i suoi voti sul candidato del Partito Democratico. Non si esclude però una seconda strada. Nel caso in cui Imposimato dovesse ritirare la sua disponibilità rientrerebbe in campo Romano Prodi, risultato secondo alle Quirinarie. In serata potrebbe intanto tenersi un’assemblea del gruppo per concordare la linea sul quarto scrutinio, in programma domani mattina e probabilmente decisivo.
Come prevedibile fallisce anche la seconda votazione a Montecitorio per la scelta di un presidente della Repubblica. Troppe le schede bianche.
Le agenzie riportano di un colloquio piuttosto serrato ma dai toni pacati che si sta svolgendo da circa 20 minuti in Transatlantico, tra il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi e il capogruppo alla Camera di Ncd Maurizio Sacconi. Con molta probabilità l’oggetto dell’incontro è l’appoggio, per ora sospeso, di Ap al Pd sul nome di Sergio Mattarella a candidato a capo dello Stato.
L’ex segretario del Pd Pier Luigi Bersani si augura che anche Ncd e Forza Italia votino per Sergio Mattarella, un uomo «che ha letto la Costituzione» e sarà un «presidente di garanzia».Il pressing del Pd sul centrodestra continua. In ogni caso, secondo tutte le stime, ci sarebbe già una maggioranza ampia per eleggere Mattarella domani mattina, al quarto scrutinio, senza i grandi elettori del centrodestra.
A quanto si apprende dalle agenzie di stampa continua il pressing del Pd affinché Ncd non si sfili al quarto scrutinio, come vorrebbe Forza Italia. Sarebbe ora in corso una riunione dell‘Area Popolare (Ncd e Udc) per decidere il da farsi. Poi è previsto un incontro con la delegazione di Forza Italia. «Noi saremo in Aula e voteremo scheda bianca», ha spiegato l’ex ministro Nunzia De Girolamo. Ma c’è ancora un confronto aperto nel partito. «È impensabile che un ministro dell’Interno non voti un presidente della Repubblica», sottolineano parlamentari del Pd. Stefano Fassina, minoranza Dem, dice che si tratterebbe «di una decisione incomprensibile». Alcuni parlamentari centristi sarebbero tentati dal votare per Sergio Mattarella. Infine, il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi, sul tempo necessario per ricucire con Forza Italia, dice: «Questo dipende da loro, è giusto che abbiano un confronto al loro interno, lo capisco». Sulle critiche mosse dagli azzurri, anche sul percorso della legge elettorale, poi risponde «è stata fatta con loro, grazie a un percorso condiviso non ce la siamo scritti da soli».
A Montecitorio è cominciato lo spoglio delle schede dopo la seconda votazione per l’elezione del presidente della Repubblica. Si prevede ancora una larga maggioranza di schede bianche. Il voto decisivo dovrebbe arrivare domattina.
Nel Pd c’è chi continua a considerare non del tutto sfumata l’ipotesi di una convergenza del centrodestra (Ncd e Forza Italia) su Sergio Mattarella nuovo presidente della Repubblica. Una fonte del Pd, area cattolica, ad Alberto Sofia (Giornalettismo) confessa: Difficile dire di no a uno come Mattarella. Ho l’impressione che in diversi faranno arrivare i loro voti».
Non accenna ad interrompersi il confronto nel centrodestra sulle votazioni in corso a Camere riunite per eleggere il nuovo capo dello Stato. Per le 12 è prevista a Montecitorio una riunione tra i vertici di Forza Italia e quelli del Nuovo Centrodestra per fare il punto e decidere se procedere domani con la scheda bianca oppure valutare altre soluzioni.
È Luca Lotti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio e vicino al premier Matteo Renzi, a rispondere al deputato di Forza Italia ed ex ministro Renato Brunetta: «Spiace – ha dichiarato – che Brunetta evochi le elezioni anticipate. Ma il buon Brunetta si metta il cuore in pace. Voteremo nel 2018, dopo aver fatto le riforme. Noi vogliamo farle insieme a Forza Italia, ma se Brunetta non vuole e Berlusconi seguirà il suo capogruppo alla Camera, le faremo senza Forza Italia. Noi andiamo avanti». «Spero davvero di cuore – ha aggiunto Lotti – di andare avanti insieme a Forza Italia e mi auguro che Forza Italia domani voti Sergio Mattarella. Ma in ogni caso Brunetta che prova a fare la voce grossa non è credibile, specie pensando alle divisioni dentro Forza Italia, che lui stesso ha prodotto e esasperato».
Intercettati da Alberto Sofia per Giornalettismo i senatori Carlo Giovanardi (Area Popolare) e Lucio Malan (Forza Italia) ribadiscono il loro no all’operazione Mattarella alla quarta votazione. «Se non ci saranno novità non lo voteremo», ha detto Giovanardi.
Nuove indiscrezione sulla strategia di Forza Italia in vista della quarta votazione (che si presume sia quella decisiva per l’elezione di Sergio Mattarella a capo dello Stato). Secondo agenzie di stampa il partito azzurro potrebbe decidere di non partecipare al quarto voto in programma domani mattina, il primo in cui sarà sufficiente la maggioranza più uno degli aventi diritto al voto (e non più i 2/3). La decisione, che per ora resta ancora solo un’ipotesi, servirebbe ad evitare che i franchi tiratori forzisti possano votare per Mattarella, su cui al momento c’è ancora il niet dei vertici.
Da Twitter il premier Matteo Renzi lancia messaggi incoraggianti: «Centomila posti di lavoro in più in un mese. Bene. Ma siamo solo all’inizio. Riporteremo l’Italia a crescere #lavoltabuona».
Ancora parole al vetriolo di Umberto Bossi contro la candidatura al Colle di Sergio Mattarella. «Mi sembra ‘Todo modo’ di Sciascia… Vedrete, Mattarella ammazzerà prima Berlusconi e poi Renzi…’», ha detto in Transatlantico il Senatur, secondo il quale con Mattarella al Colle si consuma la «vendetta della Dc». Il fondatore della Lega considera il giudice costituzionale un «nemico» delle tv private, quindi di Silvio Berlusconi. «Si sta realizzando la vendetta della Democrazia cristiana, Mattarella ce l’aveva a morte con le tv private…», dice Bossi.
Più che sul voto a Montecitorio l’attenzione del mondo della politica è già rivolta a domani, quando il quorum si abbasserà, a partire dalla quarta votazione, dai 2/3 alla metà dei grandi elettori, ovvero da 673 a 505 voti. Intorno al giudice costituzional Sergio Mattarella si è formata quella che sembra essere una solida maggioranza. Il Pd, molto compatto in queste ore, vanta 445 grandi elettori. Hanno detto sì a Mattarella in vista della quarta votazione sia Sel che Scelta Civica, Autonomisti e Socialisti, ai quali potrebbero aggiungersi anche ex Movimento 5 Stelle, altri centristi o dissidenti del centrodestra di Angelino Alfano e Silvio Berlusconi.
In Transatlantico poi l’onorevole Renato Brunetta prima dell’inizio delle votazioni ha dichiarato: «Renzi vuole andare alle elezioni anticipate. Ha rotto il patto istituzionale con Berlusconi, ha rotto il patto con Alfano, questo non può che preludere alle elezioni anticipate». Brunetta si è rivolto anche alla minoranza del Pd intivandoli «a riflettere»:. «Se io fossi D’Alema, Bersani, Civati, Bindi, non starei molto sereno. Se si va alle elezioni anticipate che fine faranno?».
A confermare la linea dura di Forza Italia nei confronti del Pd sono le parole dell’onorevole Renato Brunetta. In un’intervista a Repubblica ha affermato: «E ora Renzi dove va senza Forza Italia? Le maggioranze a geometria variabile non hanno mai portato bene, per il premier da qui in avanti sarà tutto molto difficile». «La candidatura di Mattarella – ha spiegato – è un altolà al patto del Nazareno, lo ha detto Berlusconi e tutti i grandi elettori di Forza Italia sono d’accordo con lui». «Renzi – ha continua – non può pensare di avere e gestire tre maggioranze». «Una – ha affermato Brunetta – di governo fatta con molti parlamentari carne della nostra carne, una per le riforme per compensare le defezioni nel suo partito e una terza con tutta la sinistra unita, magari anche con qualche pezzo di transfughi grillini contro Forza Italia ed Ncd. Il tutto solo perché Renzi è affetto oltre che da bulimia di potere, anche dalla sindrome dello scorpione che uccide la rana che lo fa traghettare, morendo insieme».
A Montecitorio comincia la seconda votazione per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Comincia la chiama dei 6 senatori a vita. Dopo di loro i 315 senatori eletti. Poi i 630 deputati. E, infine, i 58 delegati regionali (3 per ogni Regione ed uno per la Valle d’Aosta). Complessivamente i grandi elettori sono 1.009.
Il professor Paolo Becchi, considerato un tempo ideologo del Movimento 5 Stelle, in un’intervista ad Italia Oggi critica duramente il metodo utilizzato da Beppe Grillo per la scelta del candidato alla presidenza della Repubblica. «Il nome di Prodi alle Quirinarie è stato voluto personalmente da Grillo per spaccare il Pd. Un capolavoro di mancanza di coerenza per chi si presenta come anti-euro e poi per il Quirinale candida proprio colui che più di tutti ha sostenuto la moneta unica». «Le Quirinarie del 2013 – ha continuato Becchi – erano state un grande esempio di democrazia diretta ed erano arrivati dalla rete dei nomi inattesi come Gino Strada, la Gabanelli e Rodotà. I nomi proposti per queste nuove elezioni dimostrano che non siamo più in presenza di una strategia, bensì di una tattica. Lo scopo è scombussolare e dividere il Pd, presentando dei nomi che possono metterlo in difficoltà come Bersani e Prodi. È una tattica da vecchia politica, e se l’M5S voleva dimostrare di essere il nuovo, questo è proprio il segno che ormai il Movimento è diventato un partito come tutti gli altri. La base ratificherà decisioni che sono già state prese».
In un’intervista al Messaggero l’ex leader della Lega Nord Umberto Bossi afferma che in caso di elezione di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica a Silvio Berlusconi «mangiano tutto, televisioni comprese, e finisce che lo sbattono pure in galera». Berlusconi – ha dichiarato al quotidiano il Senatur – «ha commesso molti errori, e credo che lo sappia anche lui. Ma il più grave è stato di non battere il pugno con Renzi quando era il momento di farlo», cioè «quando hanno cominciato a parlare dei candidati per il Quirinale. Non doveva farsi fregare dalla questione del metodo, non conta niente il metodo, contano i nomi». Per Bossi il Cavaliere «doveva parlare chiaro e dirgli: tu Matteo mi hai fatto votare delle porcherie come la legge elettorale e quelle che chiamate riforme costituzionali. Adesso devi votare tu il candidato che dico io. Altrimenti te ne vai a quel paese». In questo modo secondo Bossi «Berlusconi non si sarebbe trovato nella situazione di dover subire le imposizioni di quell’altro». Alla domanda sulle possibilità di Mattarella di salire al Colle, il Senatur ha poi risposto: «Spero di no. E soprattutto Berlusconi deve sperare di no. Se Mattarella va al Quirinale, a Silvio mangiano tutto, televisioni comprese. E finisce che lo sbattono pure in galera». Su cosa dovrebbe fare pra il Cavaliere, infine, Bossi dice: «Votare scheda bianca per un paio di votazioni, trovare un buon candidato e opporlo a Mattarella dalla quarta votazione in avanti. Che sia un buon candidato però, se no non serve a niente».
I falchi di Forza Italia approfittano delle forti divergenze tr ail loro leader Silvio berlusconi e il presidente del Consiglio Matteo Renzi per attaccare il premier e il suo partito. Nel corso del programma di Raitre Agorà la deputata Daniela Santanché ha affermato: «Renzi è un quaquaraquà. Ha voluto fare l’asso pigliatutto. È sotto gli occhi di tutti che noi, rinunciando a una parte dl consenso, abbiamo appoggiato le riforme proposte da Renzi. Abbiamo fatto un percorso sofferto sulle riforme. Era evidente che il Presidente della Repubblica non doveva essere imposto, ma doveva essere condiviso». «Ci si mette insieme – ha continuato Santanchè – per il bene dell’Italia e degli italiani. Renzi ha chiamato Berlusconi, ha voluto lui l’accordo per le riforme. Per noi era un cambiamento epocale. Noi ci eravamo fidati per un bene più alto, il bene degli italiani. Oggi, con questa scelta, Renzi ha decretato l’inizio della sua fine. E in un partito così, dove Renzi li ha umiliati e schiaffeggiati, non credo che nel segreto dell’urna saranno tutti soldatini».
In un’intervista rilasciata a Il Corriere della Sera il senatore e coordinatore del Nuovo Centrodestra Gaetano Quagliariello conferma il forte dissenso del suo partito rispetto al metodo utilizzato dal premier Matteo Renzi nell’indicazione di un candidato da sostenere per la presidenza della Repubblica e la successione a Giorgio Napolitano. «Il nome – ha spiegato – non c’entra assolutamente nulla. Anzi, una larghissima parte del nostro gruppo ha grande stima per Mattarella. Il problema invece è che Matteo Renzi ha fatto una scelta in contraddizione con lo stesso ‘metodo Renzi’». «Renzi – ha affermato ancora Quagliariello – ha costruito una maggioranza per le riforme con Forza Italia e una maggioranza di governo con noi; e ci ha sempre detto che intendeva tenere insieme queste due maggioranze per potersi affrancare dalla sua minoranza interna» come è avvenuto in occasione del voto sull’Italicum. «Quindi – ha continuato il coordinatore Ncd – ci aspettavamo che il presidente del Consiglio fosse coerente anche per il Quirinale. Invece abbiamo ricevuto soltanto una comunicazione con un nome. Ci è dispiaciuto. Avremmo voluto condividere il consenso su una figura istituzionale in grado di portare a compimento le riforme e la legislatura».
Un sondaggio realizzato dall’istituto demoscopico Ixè per la trasmissione di Raitre Agorà rivela che un italiano su due non vuole Sergio Mattarella presidente della Repubblica. Secondo la rilevazione il 21% del campione è a favore del giudcie costituzionale proposto come capo dello Stato dal Pd, il 29% non sa. Il 50% dice lo boccia. Secondo lo stesso sondaggio il 72% del campione è a favore all’elezione diretta del capo dello Stato.
Dai leader politici di diversa area continuano ad arrivare parole di elogio per Sergio Mattarella. Parlando in un colloquio con Repubblica dell’intensa partita per la successione a Giorgio Napolitano al Colle l’ex segretario Pd Pier Luigi Bersani ha affermato: «Non è finita finchè non è finita. Ma la mia soddisfazione per l’eventuale elezione di Mattarella non e’ un mistero per nessuno». «Feci subito quel nome a Berlusconi quando ci incontrammo per trovare un candidato condiviso ed eleggerlo alla prima votazione. Berlusconi anche allora disse di no, preferendo Marini». E ancora, sul premier Matteo Renzi: «Stavolta di Matteo mi fido. È andato oltre i confini del Nazareno e lo dimostra la reazione di Berlusconi. Ora il problema ce l’ha l’ex Cavaliere».
Come racconta Tommaso Ciriaco su La Repubblica ieri Sergio Mattarella, grande favorito per la successione a Giorgio Napolitano al Quirinale, ha parlato al telefono con diversi leader politici. La chiamata politicamente più importante è probabilmente quella di Gianni Letta, braccio destro di quel Silvio Berlusconi che si oppone fortemente alla salita al Colle del 73 enne giudice costituzionale. La telefonata arriva da Palazzo Grazioli e permette al candidato di scambiare qualche parola anche con il Cavaliere. Ma telefonano anche Angelino Alfano, Massimo D’Alema, Dario Franceschini, Pierluigi Bersani e Rosy Bindi. Con tutti Mattarella, come al solito, mostra cautela. E a tutti affida soprattutto un pensiero: «Se andrà bene, sarà un onore. E il mio impegno sarà massimo».
Il retroscena di Paola Di Caro su Il Corriere della Sera descrive Silvio Berlusconi come un «leader provato e quasi rassegnato a dover ingoiare un boccone che più amaro non ptoeva essere». «Mi ha preso in giro», avrebbe detto il Cavaliere ai suoi fedelissimi parlando del premier Matteo Renzi. Berlusconi sottolinea che nella scelta di Sergio Mattarella sarebbe stato «tradito il metodo». Il leader di Forza Italia avrebbe avuto un colloquio telefonico con la figlia Marina, che lo avrebbe invitato a «non cedere». Anche Gianni Letta e Denis Verdini avrebbero convenuto: «A queste condizioni non possiamo starci».
Sergio Mattarella è grande favorito alla successione di Giorgio Napolitano al Quirinale. Il 73enne giudice costituzionale, ex ministro ed ex vice premier di Massimo D’Alema, è candidato al Colle sostenuto da un Pd molto compatto. Ed i grandi elettori del Partito Democratico rappresentano circa il 45% sui complessivi 1.009. Precisamente sono 307 gli iscritti al gruppo alla Camera, 108 i membri del gruppo al Senato e 30 i delegati regionali del partito di Matteo Renzi. Il totale fa 445. Domani, alla quarta votazione, serviranno dunque al Pd solo 60 voti per raggiungere la maggioranza assoluta dei 505 voti. E Sel, Scelta Civica, Autonomisti e Socialisti hanno già detto di essere intenzionati ad indicare Mattarella. I giochi dovrebbero essere fatti. A meno che non ci siano colpi di scena.
Quasi sicuramente la giornata di oggi riserverà ancora un nulla di fatto. Alla seconda e alla terza votazione per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica è ancora previsto un quorum dei 2/3 dei 1.009 grandi elettori, ovvero 673 voti. Il Partito Democratico, che propone la candidatura di Sergio Mattarella, ma anche i partiti di centro e la principale formazione di centrodestra, Forza Italia, sono intenzionati a votare ancora scheda bianca. La situazione dovrebbe sbloccarsi domani. A partire dalla quarta votazione è necessario un quorum del 50%. Basteranno cioè 505 voti.
A Montecitorio è il giorno della seconda e della terza votazione per la scelta del nuovo capo dello Stato. Il confronto tra partiti parte dai dati del primo scrutinio: 538 schede bianche, 120 voti per Ferdinando Imposimato, proposto dal Movimento 5 Stelle, 49 per il giornalista Vittorio Feltri, gradito a Lega Nord e Fratelli d’Italia, 37 per Luciana Castellina, candidata di Sel, 25 per Emma Bonino, 23 per Stefano Rodotà. 14 per Gabriele Albertini.
A Montecitorio è il giorno della seconda e della terza votazione per la scelta del nuovo presidente della Repubblica. Il grande favorito nella partita per il Colle è Sergio Mattarella (73 anni, giudice costituzionale, ex ministro ed ex vice premier), indicato come possibile successore di Giorgio Napolitano dal presidente del Consiglio Matteo Renzi e molto gradito al Partito Democratico, che ieri (all’assemblea dei grandi elettori) ha approvato la sua candidatura all’unanimità. L’elezione di Mattarella dovrebbe avvenire però solo al quarto scrutinio, visto che nelle prime tre votazioni il quorum è fissato a quota 673 voti, ai 2/3 dei complessivi 1.009 grandi elettori, e visto che Renzi ha dato indicazione ai suoi di votare anche per oggi scheda bianca. Da domani il quorum necessario si abbasserà al 50%, ovvero a quota 505 voti, e il candidato di Renzi dovrebbe ottenere il sostegno sia del Pd, che si Sel, Socialisti, Scelta Civica e Autonomisti. La maggioranza pro-Mattarella potrebbe comunque estendersi anche agli ex Movimento 5 Stelle e a settori del centrodestra che non gradiscono la stategia di Angelino Alfano e Silvio Berlusconi, i quali in queste ore bocciano nettamente il sostegno al giudice. La partita entra ora nel vivo.
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(Foto di copertina di Roberto Monaldo da archivio LaPresse)