«Ho 25 anni e sono diabetica. Non mi hanno fatto entrare in discoteca perché in borsa avevo un succo di frutta»

10/11/2017 di Redazione

La denuncia è arrivata puntuale sulle pagine di Portale Diabete, la pagina web dove le persone colpite da questa malattia condividono le loro esperienza. Una ragazza di 25 anni ha scritto di essere stata respinta da una nota discoteca di Milano – l’Old Fashion – semplicemente per il fatto di portare con sé, nella sua borsa, un succo di frutta e delle bustine di zucchero. Lo stretto indispensabile, insomma, per una eventuale emergenza ipoglicemica.

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RAGAZZA DIABETICA DISCOTECA, LA STORIA

«Oggi voglio che si sappia quello che mi è accaduto ieri sera. Perchè mi rendo conto sempre di più in che paese viviamo». Inizia così la lettera di M.F. che deve far fronte da anni con il diabete di tipo 1. La ragazza ha raccontato quello che è successo lo scorso 8 novembre, l’opposizione del buttafuori al momento dell’ingresso: «Ha detto che non si puó portare nulla dentro di alimentare, che se volevo entrare dovevo buttare le cose che avevo con me — ha scritto la ragazza —. Io ho sottolineato che sono diabetica spiegando tutto: perché avessi con me lo zucchero, che in quei casi bisogna essere tempestivi. Ma lui continuava a dire che potevo portare solo con me ‘la medicina’ perché lo zucchero non serve. Io ho mostrato il mio certificato, mortificata di fronte a una decina di persone che erano con me per festeggiare la laurea di una mia amica».

RAGAZZA DIABETICA DISCOTECA, LA SMENTITA DEI GESTORI DEL LOCALE

«Mi ha detto di starmene a casa» – ha concluso la ragazza. I gestori della discoteca, tuttavia, smentiscono la ricostruzione, difendendo il loro buttafuori e affermando che, all’interno dell’Old Fashion, c’è acqua e zucchero a volontà, a disposizione delle persone colpite da un malore improvviso. «Il buttafuori non l’ha fatta entrare per motivi di sicurezza. Chi mi dice che in quel succo di frutta non ci sia stato alcol o altro? Non è la prima volta che non facciamo entrare persone per motivi validi e che queste ultime vadano in giro a inventare storie».

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