A 26 anni fa causa al padre: «Non mi mantiene». E gli chiede 2.600 euro al mese

06/09/2017 di Redazione

Duemilaseicento euro al mese. Precisamente 2.577,38 euro ogni 30 giorni. Non è lo stipendio di un dirigente d’azienda. E nemmeno il reddito di un bravo commerciante o l’onorario di un avvocato o un commercialista. Ma la lauta paghetta che una ragazza di 26 anni, una studentessa fuori corso di Pordenone, ha chiesto al padre per mantenerla dopo un impegno assunto in sede di divorzio dalla madre.

RAGAZZA DI 26 ANNI FA CAUSA AL PADRE PERCHÉ NON LA MANTIENE

La singolare vicenda viene raccontata oggi dal quotidiano Messaggero Veneto in un articolo a firma di Ilaria Purassanta. I due protagonisti vivono sotto lo stesso tetto. Ma sono finiti davanti a un giudice per risolvere le loro incomprensioni sui soldi che devono passare dalle mani di lui, un libero professionista, alle tasche di lei, abituata ad un tenore di vita alto. Il papà è convinto di dover garantire il sostentamento a sua figlia in caso di bisogno. La ragazza non ha mai avuto un lavoro, è rimasta indietro con gli esami della laurea triennale, ma non è disposta a cedere di un centimetro sul denaro:

La giovane denuncia di vivere in ristrettezze, nonostante il padre abbia disponibilità economica: venti euro di paghetta a settimana (ma il papà spiega invece che sono coperte pure spese mediche, carburante, abbigliamento. etc). Lei mette nero su bianco nel suo ricorso al tribunale di Pordenone una lista dei desideri da 2.577 euro al mese, comprensiva delle spese per la salute e l’università, bollette e alloggio, ma anche di 400 euro per lo svago al mese e mille euro l’anno per le vacanze.

La battaglia a colpi di carte bollate si tiene inizialmente in due aule del tribunale ordinario di Pordenone. Dove a spuntarla, in entrambi i casi, è la figlia. I giudici le danno ragione, ma le ridimensionano la paghetta. Il collegio accoglie la richiesta della ragazza, premettendo che il ritardo negli studi è dovuto anche al divorzio dei genitori e a un cambiamento radicale del suo stile di vita, e stabilisce che il padre è tenuto ancora a provvedere al mantenimento ordinario e alle spese sanitarie e universitarie. Il genitore dovrà anche versare alla figlia un assegno di 500 euro al mese per le «spese personalissime e ludico-ricreative, anche straordinarie» fino al 30 giugno 2019. Non si tratta però dell’ultimo round. Il papà non si arrende al verdetto sfavorevole. Presenta un ricorso alla Corte d’Appello di Trieste. Ed anche stavolta viene sconfitto. La seconda sezione civile a maggio riduce l’ammontare dell’assegno da 500 a 350 euro. I giudici riconoscono le buone ragioni del padre, che vorrebbe un importo dell’assegno legato anche ai risultati nello studio, ma la giurisprudenza impone il mantenimento del figlio che non è riuscito a conquistare l’indipendenza economica.

LISTA DI RICHIESTE AL PADRE

Nella lista delle richieste della figlia erano stati indicati circa 240 euro al mese per le spese di mantenimento all’università, circa 140 euro per mezi pubblici, bus e treno, 140 euro per la mensa, 220 euro per colazione, frutta e altri generi, 300 euro per il posto letto a Gorizia, 100 euro per il gas, 400 euro per lo svago, circa 250 euro mensili solo per vacanze, lezioni di musica e abbigliamento, 50 per il parrucchiere e 60 per l’estetista, più di 60 per visite mediche. Non mancava lo sport: 50 euro al mese per la piscina e 33 per la palestra.

(Foto: ANSA / GIORGIO ONORATI)

Share this article
TAGS