Quando si leggono le parole di una ragazzina minorenne nel corso di una sua intervista al Corriere della Sera, i brividi salgono lungo la schiena. Davvero un istruttore di karate, un uomo di cui si fidava, ha potuto fare tutto questo? Davvero l’ha manipolata a tal punto da farle perdere il contatto con la realtà? Davvero lo faceva anche con tante altre minorenni?
Sembra emergere proprio questo dal racconto della ragazzina che, all’epoca dei fatti, aveva soltanto 12 anni. La storia, fatta di abusi, è andata avanti per diverso tempo, fino a quando è scattata la molla: «L’ho visto appartarsi con un’altra ragazzina – ha detto – e allora ho pensato: non può farle quello che ha fatto a me. ripeterò sempre a ogni ragazza: pensa se succedesse a tua figlia».
La tecnica dell’istruttore di karate, a quanto pare, era molto semplice. Conquistava la fiducia delle minorenni, si avvicinava a loro, le faceva sentire speciali: «A me aveva detto che ero l’unica, che ero speciale, che mi amava – ha continuato la ragazzina -, che si era separato dalla moglie: poi ho scoperto che usava la stessa tecnica anche con altre».
Qualcuna di queste vittime non sembra essersi resa conto di quanto accaduto: continua a difendere l’istruttore, dicendo che la famiglia – intervenuta per denunciarlo – le ha sottratto «l’unico uomo della sua vita». L’orco si nasconde anche dietro a questi trucchi e a queste manipolazioni: approfittare della debolezza dell’adolescenza per affondare il colpo.