La ragazzina stuprata nei bagni dell’Istituto Alberghiero Migliorini di Finale Ligure

La storia della ragazzina violentata nel bagno della scuola da quattro compagni all’Istituto Alberghiero Migliorini di Finale Ligure oggi finisce sulle prime pagine di tutti i giornali. Il Corriere della Sera racconta la ricostruzione dell’accusa nei confronti dei ragazzi:

Succede tutto il 31 gennaio, un venerdì. All’Istituto Alberghiero Migliorini di Finale Ligure un professore nota da lontano uno studente che mette la mano davanti alla bocca di una studentessa e la trascina via verso uno spogliatoio seguito da due compagni di classe. Lei fa in tempo a urlare e forse è proprio questo che attira l’attenzione del docente. Il prof corre a vedere cosa sta succedendo e quanto arriva nell’angolo dietro il quale ha visto scomparire gli studenti e la ragazza assiste alla seguente scena: lei è seduta davanti a uno dei suoi compagni di classe (uno dei quali ha una mano sulla sua testa) e ha davanti a sé, in piedi, uno dei tre studenti che l’hanno portata via, gli altri due le sono accanto mentre un quarto è spostato un po’ più in là, verso la porta.

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LA VIOLENZA DEI BAGNI DELL’ISTITUTO ALBERGHIERO MIGLIORINI – Qui, secondo la storia, c’è già una discrepanza strana:

Incredibilmente il docente non collega la scena vista a nessuna ipotesi di molestia sessuale e decide che la punizione per i ragazzi è una nota sul registro e che sarà lui di persona ad accompagnare a casa la studentessa — timidissima da sempre e in quel momento visibilmente scossa — per tranquillizzarla. L’accompagna fino all’ingresso senza dirle una sola parola e anche lei tace per tutto il tragitto. Sarà sua madre a saper per prima che cosa è successo in quello spogliatoio. Appena arrivata a casa lei scoppia a piangere e racconta di quei ragazzi. «È più di un mese che mi tormentano» ripete rivelando dettagli di tante altre molestie. Dice che nello spogliatoio, quel giorno, uno di loro l’aspettava nella stanza già seminudo, altri due volevano costringerla a subire abusi e poi ce n’era un quarto che era rimasto in disparte e che lei ha capito fosse della banda quando lo ha sentito avvisare i compagni: «Arriva il prof, attenti, arriva il prof». Era il palo.

Racconta il quotidiano anche degli sms di minacce: sul suo cellulare qualcuno ha inviato messaggi tipo: «La pagherai», «hai rovinato la loro vita», «Sei un’infame », «Guarda cosa hai combinato ». Lei li legge con amarezza: «ma io lo dovevo fare».

VIOLENZA SESSUALE

LO STUPRO DELLA STUDENTESSA A FINALE LIGURE – Anche Repubblica dedica ampio spazio alla vicenda:

I quattro erano stati sospesi e qualche giorno dopo convocati dai carabinieri in caserma. Uno per uno, insieme a mamma e papà. «Sì, è successo qualcosa: ma non pensavamo di fare niente di male», hanno provato a difendersi. Sono stati arrestati per violenza sessuale e affidati a diverse comunità per i minori tra Liguria, Toscana e Piemonte. Non sono finiti in un carcere minorile solo perché incensurati. Saranno interrogati la prossima settimana dal gip Giuliana Tondina del Tribunale dei Minori di Genova.

E infine, il pentimento:

Convocati in caserma, i ragazzi hanno risposto che sì, sapevano perché si trovavano lì. E lo avevano anche confessato in famiglia, cos’era accaduto nei giorni precedenti. «In loro c’è come una forma di pentimento », spiegano gli inquirenti, «ma è legato al dispiacere provocato in casa: la vergogna per la sospensione dalla scuola, l’arresto, la consapevolezza di aver deluso i genitori. La violenza no, non l’hanno percepita. Continuano a ripetere che era solo uno scherzo. Un gioco. E si stupiscono, che proprio non riusciamo a capire».

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