Ragazzini che si strangolano per andare su di giri

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Il soffocamento autoindotto: ecco come i giovanissimi rischiano la vita per qualche secondo di euforia e come educare è l’unico modo per prevenire.



Ci sono alcuni argomenti di cui non si sa mai se sia bene parlarne o meno. Approfondirli può far scaturire curiosità e in alcuni casi istigare all’emulazione ma fingere che non esistano non elimina certo il problema. Prova di questo fatto è che, nonostante nessuno ne avesse mai parlato sui mezzi di comunicazione di massa, nel convitto alberghiero di Bressanone il cosiddetto “gioco del blackout” era un fenomeno conosciuto e praticato da molti.

COSA E’ – Diffuso soprattutto in USA (tanto per cambiare), il gioco del soffocamento viene chiamato in decine di altri modi tra cui Airplaning, California Blackout, Space Monkey e Trip to Heaven. Consiste nell’interrompere bruscamente l’afflusso di ossigeno al cervello per poi riaprirlo altrettanto rapidamente e raggiungere in pochi istanti uno stato di euforia paragonabile a quello associato all’uso di droghe. Quasi tutti i siti americani dedicati all’argomento sottolineano a questo proposito che una delle motivazioni che spingono i ragazzi a provare, e in molti casi a continuare, è proprio il fatto che si ottenga l’effetto di un narcotico senza però correre il rischio di essere beccati in possesso di alcunché.



COME FUNZIONA – Per limitare bruscamente l’afflusso di ossigeno al cervello principalmente vengono utilizzate due diverse tecniche: lo strangolamento (a mani nude, con o mediante stringhe o cinture) e la pressione sulla carotide o sul petto, il tutto associato da iperventilazione indotta o dal cosiddetto “thumb blow” (soffiando tenendo il pollice tra le labbra serrate, come se si stesse gonfiando un palloncino). Una prima sensazione di “leggerezza” viene prodotta dal basso apporto di ossigeno al cervello che causa lo svenimento. Una seconda botta viene invece provocata dal rimuovere il blocco in modo repentino.



RISCHI DIRETTI E INDIRETTI– Secondo le ricerche del Center For Deseases Control and Prevention americano, dal 1995 sono più di 80 i ragazzi deceduti in seguito al gioco del blackout. La morte è quindi l’effetto più eclatante ma non altrettanto raro. Altri effetti collaterali interessano in particolare le cellule cerebrali cha a causa del blocco dell’ossigenazione rischiano di essere danneggiate quando non vanno in contro alla morte: la deteriorazione delle cellule cerebrali è causa di convulsioni, perdita di memoria, di capacità di concentrazione e di altre gravi disfunzioni neurologiche. Effetti indiretti di questo gioco pericolosissimo sono quelli tipici dello svenimento: traumi cranici, fratture, commozioni, contusioni, lacerazioni dei tessuti possono essere provocati dalla perdita di conscienza (cadendo a “peso morto” sul pavimento o battendo violentemente contro spigoli e oggetti contundenti). A questo si aggiungono emorragie agli occhi (provocate dallo strangolamento) e sanguinamento copioso dovuto al morso prolungato e serrato della lingua. Ricordiamo che il blocco dell’ossigenazione che raggiunge la durata di 3 minuti porta ad inevitabili danni cerebrali. Raggiunti i 5 minuti, la morte appare l’unica prospettiva. Ecco perché, i blackout procurati in solitaria, dove quindi nessuno può chiedere aiuto eliminare il blocco, terminano quasi sempre con la morte o con un ricovero d’urgenza. I ragazzi in questione, se non si prestano a causa della cosiddetta “peer pressure”, cercano nei choking game una sensazione di piacere che può diventare causa di dipendenza e che, proprio per questo, porta i ragazzi a autosoffocarsi anche quando non sono in compagnia. Ed è proprio lì che si annida il pericolo più grande: morire da soli e magari andare erroneamente a rimpinguare le statistiche dei suicidi adolescenziali.

GENITORI CHE CADONO DALLE NUVOLE – I dati del CDC rilevano anche che la quasi totalità dei genitori delle vittime non sanno niente dei choking game. Secondo la ricerca, il 93% delle famiglie ne sente parlare solo in seguito alla morte o al ricovero del proprio figlio. Ecco perché, secondo il parere di chi scrive, dare ampio spazio all’informazione sull’argomento è uno strumento per combatterlo. Numerosi siti web nati proprio a questo scopo sottolineano l’importanza dell’educazione delle famiglie e degli insegnanti affinché diventino capaci di interpretare i segni premonitori e prevenire così l’ennesima disgrazia. Tra questi, quasi tutti i siti consultati ne riconoscono alcuni di tipo fisico e altri di tipo emotivo e comportamentale. Frequenti e forti mal di testa, lividi e abrasioni intorno al collo, petecchie e capillari oculari ingrossati e arrossati possono essere segnali coporei eloquenti. ISe il ragazzo ha un improvviso bisogno di privacy e si chiude spesso in camera o in bagno, è disorientato e barcollante dopo essersi isolato, ha improvvisi sbalzi di umore che lo portano ad essere aggressivo potrebbe essersi sottoposto al “gioco“.

COSA FARE? – GASP, il sito più importante dedicato alla prevenzione del soffocamento autoindotto suggerisce che nel caso si entri a conoscenza del fatto che un adolescente di nostra conoscenza partecipi a questi giochi è importante assicurarsi che gli amici e i fratelli del soggetto non siano anch’essi coinvolti, e avvertire le famiglie e gli insegnanti affinché tutta la scuola venga interessata da una campagna di educazione sull’argomento.