L’assist decisivo per la scelta di Monica Maggioni alla presidenza del Cda Rai è arrivato da Teheran. Lì, nella capitale dell’Iran, si trovava in visita ufficiale, insieme alla stessa direttrice di Rainews e ad altri colleghi, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni (già ministro delle Comunicazioni ai tempi del secondo governo, ndr), come racconta Maria Teresa Meli sul Corriere della Sera.
«Puntiamo su di lei», è il suggerimento fatto dallo stesso ministro al premier Matteo Renzi. Una proposta gradita a Palazzo Chigi. Serviva però un’intesa con Forza Italia, considerato il passaggio in Vigilanza e la maggioranza richiesta dei due terzi. Con Berlusconi c’era già un accordo politico, ma mancava quello sul nome. Da Arcore avevano pensato a Caterina Caselli, che si è però fatta da parte. Poi è arrivato il via libera su Maggioni da Gianni Letta, storico collaboratore del leader azzurro. E pure quello del ministro dell’Interno Angelino Alfano (Ap), che preferiva il vicepresidente di Confindustria Antonella Mansi, ma ha accettato anche Maggioni.
E la minoranza Pd? La sinistra interna aveva strappato durante il voto dei consiglieri, con i senatori Fornaro e Gotor che avevano dato la propria preferenza all’ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli, in dissenso dal gruppo dem. Questa volta, però, il gruppo è stato compatto, seppur senza troppo entusiasmo. Dall’ex capogruppo a Montecitorio Roberto Speranza, fino allo stesso bersaniano Gotor, c’è chi a spiegato come avrebbe preferito puntare su Walter Veltroni, primo segretario dem.
Ma non solo. Come ricorda il Corsera, Renzi è stato accusato di aver lasciato la Rai in mano ai partiti. Tradotto, ancora lottizzazione. Secondo il presidente del Consiglio, invece, le accuse sono pretestuose. E l’obiettivo della minoranza dem è considerato dal premier fiorentino sempre lo stesso: cercare di mettere in difficoltà il suo esecutivo.
«Ma il premier si è sempre rifiutato di farsi dipingere come un restauratore partitocratico. «È veramente assurdo — si è sfogato con i collaboratori — che mi venga addebitato pure questo. Io avevo proposto una riforma che liberava finalmente la Tv di stato dai partiti e loro che cosa hanno fatto? L’hanno subissata di emendamenti per affossarla. Se avessero veramente voluto una svolta innovatrice, l’avrebbero avuta con quella nuova legge. Evidentemente preferivano la Gasparri…». Renzi è convinto che qualsiasi mossa avesse fatto sulla Rai, le polemiche sarebbero arrivate comunque: «Loro sono pretestuosi». Il premier è sicuro che in gioco, per la minoranza interna, non ci sia la Tv pubblica, come, a suo tempo, non c’era la scuola e ai fedelissimi ha ribadito ancora una volta quello che pensa: «L’obiettivo è sempre lo stesso, quello di darmi addosso. Sono senza un progetto alternativo, puntano solo a logorarmi. Ma se credono di farcela si sbagliano di grosso. Sono il segretario del partito, oltre che il premier, e per farmi fuori dovrebbero andare alle elezioni, perché non penso che sia fattibile un governo senza il Pd, che va da Grillo a Brunetta con dentro loro. Però di elezioni, ne sono certo, non vogliono sentir parlare…».