Rc auto: la truffa delle assicurazioni false

Categorie: Economia

A causa della crisi economica è in costante aumento il numero di automobilisti che cercano di risparmiare acquistando una polizza fasulla attirati dal basso prezzo del premio. In caso d'incidente però tocca risarcire i danni di tasca propria e si fanno i conti con la giustizia

Qualche giorno fa la procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ha disposto l’arresto di 17 persone colpevoli di aver creato un business della contraffazione e delle assicurazioni false nelle province di Napoli e Caserta oltre che in Puglia e nel Lazio.



SISTEMA ORGANIZZATO – Il gruppo si è specializzato nella contraffazione e commercializzazione di polizze “Rca” di tipo temporaneo e riferibili a compagnie principe del settore. I diciassette sono stati scoperti grazie ad alcune intercettazioni telefoniche ordinate dalla Procura le quali, in associazione con alcune ispezioni condotte sul territorio, hanno scoperto che gli arrestati erano riusciti a creare una situazione di perfetta legalità al punto tale di riuscire ad ingannare sia gli operatori del settore, convinti di trovarsi alle prese con professionisti veri, sia le forze dell’ordine impegnate nei controlli di routine.



BUONGIORNO BROKER ITALIA – Il gruppo falsificava il materiale e successivamente si preoccupava dell’immissione sul mercato di soggetti presentatisi come titolari di auto-rivendite o come responsabili di un’azienda inesistente, la Broker – Italia. A quel punto, una volta ottenuta la disponibilità dei rivenditori, veniva siglato un contratto con la Broker Italia che cedeva i moduli cartacei delle polizze in bianco da compilarsi tramite collegamento telematico ad un sito che in realtà rimandava ad un server dell’organizzazione, server gestito da tecnici della stessa. E per non farsi mancare nulla la polizza era prevista di un numero verde dove un componente della stessa, “Valeria di Broker Italia”, rassicurava coloro che avevano bisogno di chiarimenti anche a seguito di controlli della Polizia. La banda sarebbe riuscita nel giro di quattro mesi ad immettere sul mercato ventimila polizze contraffatte riferibili ad aziende come Direct Line, Ina Assitalia, Generali Assicurazioni, Sara Assicurazioni, Milano Assicurazioni, Fondiaria Sai, Unipol ed UGF, con un profitto di 800 mila euro.

IL COINVOLGIMENTO DEI CASALESI – Parliamo quindi di una truffa ben studiata dai ricavi sicuri. Non a caso la banda è stata oggetto di alcune richieste particolari da parte del clan “Mariniello” di Acerra, ritenuto una cellula dei Casalesi, i quali sono riusciti ad avere accesso al “business” oltre che alla stamperia allestita a casa di uno degli arrestati a Villa Literno. Qui venivano riprodotti i tagliandi falsi, mentre il call-center era situato a Castel Volturno. Secondo le indagini, la stamperia dove si riproducevano i tagliandi falsi era stata allestita nell’abitazione di uno degli arrestati, a Villa Literno. Il call-center era stato invece organizzato a Castel Volturno, in casa di una donna, anche lei tra gli arrestati. La vendita dei tagliandi avveniva anche attraverso agenti e agenzie assicurative compiacenti e le polizze false venivano vendute in molti comuni delle province di Napoli e Caserta.



ALLA RICERCA DI UN RISPARMIO – La storia di Caserta, per quanto limite, ci ha ricordato che a causa della crisi e della riduzione delle possibilità di spesa degli italiani sono sempre di più quelli che cercano -ed offrono- sotterfugi per poter risparmiare. A danno della collettività perché acquistare delle polizze false non fa altro che alimentare la malavita a danno dei cittadini onesti che si troveranno a pagare premi più alti a causa delle truffe condotte in tutto il Paese, come dimostreremo dalle storie raccontate. Spesso i criminali approfittano di nomi simili a quelle di aziende autorizzate al servizio di assicurazione per abbindolare i propri “clienti”. In altri casi invece quella di affidarsi ad un’assicurazione falsa è pura strategia, dettata dalla necessità di risparmiare. Tanto in caso di urti leggeri ci si può sistemare senza coinvolgere le assicurazioni, no?

LA GAN ASSURANCE – Il sistema è controllato all’Isvap, Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni Private, sostituito a partire dal 1 gennaio 2013 dall’Ivass, Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni.  il quale di tanto intanto lancia l’allarme relativo alla presenza di polizze false. Ad esempio lo scorso 24 luglio è stata denunciata la commercializzazione di L’Isvap segnala la commercializzazione di polizze Rc auto false intestate a Gan Assurance Lard, società non autorizzate o abilitate all’esercizio dell’attività assicurativa nel nostro Paese. Il nome era semplicemente affine a quello della società francese “Gan Assurance SA”, autorizzata ad operare nel ramo danni ma non in quello della responsabilità civile obbligatoria.

IL CLONE DELLA SOCIETA’ BELGA – Ad inizio dicembre sempre l’Isvap ha lanciato un altro allarme relativo alla commercializzazione di polizze Rc Auto intestate a Mercator Verzekeringen, società anche lei non abilitata all’esercizio assicurativo italiano. In questo cado la truffa è data dal fatto che il nome della Compagnia è simile a quello della società belga “Mercator Verzekeringen NV”, abilitata ad operare in Italia in alcuni rami danni ma, anche in questo caso, non nel campo della Rca auto.

LA SEDE AD ARESE – Ed ancora. Sempre l’Isvap ha segnalato l’esistenza di polizze Rca false intestate alla Genesis Assicurazioni Sws, altra società non compresa tra le compagnie autorizzate all’esercizio dell’attività assicurativa in Italia. Nel caso specifico queste assicurazioni riportano come contraente la società Gi.Sa. Assicurazioni di Arese, azienda mai iscritta al registro unico degli intermediari assicurativi. Quindi che succede se uno acquista una polizza da loro, magari ad un prezzo stracciato, in caso d’incidente? Semplice, paga tutti i danni e la multa prevista in caso di mancata copertura assicurativa. 

LE PREOCCUPAZIONI NEL BRESCIANO – Il fatto che una di queste aziende fosse ubicata ad Arese dimostra che, al di là della vulgata, questo problema riguarda tutta Italia. Ogni regione ha le sue gatte da pelare. L’Eco delle Valli, sito che si occupa dell’area a nord della provincia di Brescia. La polizia locale di Gardone Valtrompia ha spiegato che a causa della crisi nel paese sono state rinvenute nel 2012 70 autovetture con contrassegno scaduto o falsificato, a volte dallo stesso automobilista. Se poi consideriamo che nel 2011 le auto furono 35 e nel 2010 solo dieci, si capisce come il fenomeno sia in rapidissima e violenta espansione.

IL PROBLEMA A PADOVA – Inoltre i falsari nella zona sarebbero disposti a rilasciare un documento contraffatto a soli 150 euro con tanto di talloncino giallo da esporre all’interno della vettura come previsto dalla legge. A quel punto scatta la confisca ed una multa da 800 euro ai quali vanno aggiunti 200 euro per la custodia del mezzo. Anche a Padova il problema è vivo e reale. Come spiega Padova Oggi anche nella città patavina sono molti quelli che a causa della crisi hanno deciso di sfidare la legge circolando con la patente scaduta o falsificata. Indirizzi strani, colori non conformi alla legge, caratteri a dir poco particolari. Ecco le caratteristiche principali di un tagliando falso.

FENOMENO FALSO – Secondo l’Automobile Club d’Italia a fine 2011 circolavano in Italia 3 milioni e mezzo di autovetture prive dell’assicurazione Rc Auto. Ciò vuol dire che su 100 automobili in strada, sette sono prive di copertura assicurativa. Di questi sono stati beccati dalle forze dell’ordine in 100 mila mentre gli incidenti causati nel 2010 da vetture prive di assicurazione -nelle quali vengono inserite anche le macchine dotate di contratti falsi- sono state 22 mila, il 10 per cento in più rispetto al 2009, ad ennesima dimostrazione che il fenomeno è in continua angosciante crescita.

L’USO DELL’OCCHIO ELETTRONICO – A causa di questo si è deciso, anche dopo l’improvviso aumento delle richieste di rimborso sinistro da parte del Fondo Vittime della Strada nel 2011 di “aggiornare” i dispositivi per la sorveglianza delle Ztl o gli autovelox a fotografare il tagliando dell’assicurazione. In sostanza i dati e le targhe lette dai dispositivi verranno incrociati con i dati in possesso alle compagnie assicurative. La prova? La foto del tagliando. Il tentativo una volta tanto non è quello di fare cassa ma semplicemente di dare una mano alla collettività scovando tutti coloro che mettono in pericolo gli altri a causa di una mancata copertura assicurativa.

LE MULTE – Ed ora parliamo di sanzioni. L’acquisto di polizze e certificati falsi d’imprese non autorizzate dall’Isvap, oggi Ivass porta automaticamente alla non copertura assicurativa del veicolo, e chi non ha il mezzo con tutti i dati al suo posto rischia una sanzione pecuniaria che arriva fino a 3.194 euro oltre alla confisca del veicolo. La falsificazione di una polizza o di un contrassegno invece porta ad una pena che va dai sei mesi all’anno di reclusione, e parliamo di un reato penale. In caso di acquisto da parte di un’impresa non autorizzata il contratto è nullo ed in caso d’incidente, anche se si ha ragione, non si ha diritto ad alcun risarcimento ma sarà necessario parlare con l’azienda della controparte.

FONDO VITTIME DELLA STRADA – Se invece è la vettura priva di assicurazione ad avere torto, il problema si complica parecchio. Il danneggiato, visto che non può richiedere un indennizzo alla propria azienda né a quella della controparte, chiederà ragione direttamente al guidatore o potrà rivolgersi al fondo per le vittime della strada, che rimborsa per tutti i danni causati da veicoli o natanti non assicurati. E non è che i soldi li trovino sotto il cuscino. Siamo tutti noi che contribuiamo al fondo con parte del nostro premio. Per difendersi dall’acquisto di polizze truffa è necessario consultare il sito dell’Ivass e diffidare da coloro che propongono delle assicurazioni con aziende quasi sconosciute e con prezzi stracciati rispetto alla media.

RISVOLTI PENALI – Ma forse questo non basta ancora. Se le autorità, di concerto con le forze dell’ordine, hanno deciso di dare una stretta decisa al fenomeno delle assicurazioni false, ecco che i “furbetti” si arrangiano cambiando strategia. A Napoli, città con la RcAuto più cara d’Italia, alcuni automobilisti hanno instaurato una residenza fittizia a Torino per pagare meno mentre a Voghera sono stati beccati sei automobilisti con un documento falso ma vero. Nel senso, questi avevano rubato il contrassegno ad un’altra auto, avevano modificato la targa e giravano indisturbati, convinti che nessuno li avrebbe beccati. Ok che la crisi morde i polpacci e si cerca di risparmiare come si può, ma qui si rasenta il comportamento criminale, e non esiste alcuna giustificazione per questo. (Photocredit Lapresse)