Roma, dopo Ignazio Marino arriva il supercommissario: sono questi i piani, i progetti, che Matteo Renzi, insieme al ministro degli Interni Angelino Alfano, starebbe iniziando ad elaborare. Di nomi, certo, non ce ne sono ancora; ma linee guida sì: per Roma serve “una grande personalità”, non un semplice prefetto ma un commissario a metà fra il tecnico e il politico che possa accogliere la sfida della città, superare con successo la prova del Giubileo e, se possibile, candidarsi anche alle elezioni per il Campidoglio. E vincere.
Non un incarico facile, ma la decisione è presa: “Renzi ci ha messo la faccia, il Giubileo sarà un successo come l’Expo di Milano”. E’ il Messaggero nella Cronaca di Roma a riportare i primi movimenti.
Nessun nome e nessuna decisione. Il previsto incontro tra Matteo Renzi e Angelino Alfano dedicato alla scelta del commissario da insediare in Campidoglio si è chiuso, ancora prima di cominciare, con un time-out: «C’è ancora tempo, almeno 20 giorni. Ne parleremo dopo il Consiglio dei ministri dedicato alla legge di stabilità». Venerdì prossimo. Eppure qualche indicazione da palazzo Chigi e dal Nazareno trapela. Per prima cosa sembrano in calo le quotazioni del magistrato-assessore Alfonso Sabella. Il ministro Alfano, che per legge deve indicare il nome del commissario da nominare, è contrario all’ipotesi di un magistrato: per prassi l’incarico è sempre stato affidato a un prefetto o a un dirigente della PA. Salgono così le quotazioni di Mario Morcone, Bruno Frattasi, Luigi Varratta, Angelo Tranfaglia, Riccardo Carpino e Domenico Vulpiani. Tutti, appunto, con il grado di prefetto. Ma non è escluso che il governo, vista l’importanza della Capitale, possa decidere di puntare su un grand commis. Sembra invece cadere l’ipotesi del super-manager: servirebbe una legge e 3mila euro di compenso mensile non invogliano i grandi nomi. Sabella, insieme a Marco Causi (vicesindaco uscente) e a Stefano Esposito (assessore ai trasporti), potrebbero però affiancare il super-commissario.
“Meglio tardi che mai”, commentano le forze fedeli al presidente del Consiglio, sulle dimissioni del Sindaco Ignazio Marino: e ora, si pensi al futuro. Al partito romano, ancora nelle mani di Matteo Orfini, da bonificare “completamente”; e al toto-candidati, per il momento, da bloccare sonoramente.
Della materia se ne occuperà dopo l’8 dicembre, dopo l’avvio del Giubileo. La spiegazione la dà Matteo Orfini, commissario romano e presidente del partito: «Dobbiamo prima mettere in sicurezza questo grande evento, preparare e rendere migliore la città all’Anno Santo completando i lavori. Solo dopo ci occuperemo dei possibili candidati». Il problema è che molti già si chiamano fuori. Il primo è stato il prefetto Franco Gabrielli. Poi Raffaele Cantone, presidente dell’Anti-corruzione. E ieri si è fatto da parte il governatore del Lazio Nicola Zingaretti. Eppure, Renzi avrebbe puntato volentieri proprio su Gabrielli. Lo schema valido per il premier è quello di Milano dove vorrebbe al Comune il commissario all’Expo Giuseppe Sala. E i renziani del cerchio ristretto sono convinti che il premier non si arrenderà al niet del prefetto: «Gabrielli sarebbe il candidato ideale vista l’autorevolezza e la stima che gode tra i cittadini. Matteo farà di tutto per fargli cambiare idea».
E però, Matteo Renzi ha assicurato: le primarie, si faranno anche a Roma. Magari nel primarie day del 7 febbraio, insieme alle consultazioni milanesi. Ma saranno, assicurano i beninformati, delle “investiture”, con un candidato talmente forte che non si potrà che controfirmare le scelte, come una sorta di passaggio formale.
Sullo sfondo, le ipotetiche mosse del sindaco di Ignazio Marino: la lista civica? La lista Marino? L’ex sindaco scenderà in campo? Ne parlavamo ieri: per ora, non c’è niente di concreto. Da Nazareno ostentano serenità.
A complicare la partita potrebbe però esserci la lista civica guidata dal sindaco uscente. Ogni atto di Marino sembra portare a questo epilogo, compresa la decisione di presenziare (come parte civile) alla prima udienza nel processo contro mafia capitale. E sia Sel che l’ex dem Stefano Fassina (ieri c’è stato un incontro) guardano con interesse alle mosse di Marino. Questo perché i primi sondaggi danno la lista civica dell’ex chirurgo intorno all’8%. Non molto, ma si tratta di una cifra capace di tagliare fuori dal ballottaggio il candidato del Pd, a tutto vantaggio di grillini e centrodestra. Al Nazareno però non si mostrano allarmati: «Domenica ci saranno state 700-800 persone a sostenere Marino in Campidoglio, ieri una decina. Per un sindaco, ancorché uscente, non è certamente una popolarità entusiasmante…».
E se Marino volesse correre alle primarie del centrosinistra?
Il problema è che Marino sta esplorando anche l’ipotesi di concorrere alle primarie. E qui il Pd è davanti a un bivio. C’è chi suggerisce di “disarmare” il sindaco uscente offrendogli qualche incarico. Oppure di impedirgli di correre alle primarie. E c’è chi sta già studiando un regolamento per tagliare fuori tutti gli indagati. «Perché è quasi scontato», sostengono al Nazareno «che dopo la vicenda degli scontrini, Ignazio verrà indagato per peculato e falso».