«Al Gemelli i malati terminali possono scegliere di morire»

Senza chiarezza legislativa, ha spiegato di muoversi «in accordo con il codice deontologico e con l’etica», con l’unico obiettivo di «fare il bene» dei suo pazienti. Non senza invitare la politica «a decidere in fretta» sul tema del “fine vita“, considerato come l’iter normativo sia da tempo bloccato in Parlamento. Di fronte alla telecamera dell’associazione “Viva la vita Onlus”, il professor Mario Sabatelli, neurologo responsabile del centro Sla del Policlinico universitario Gemelli di Roma, ha spiegato come all’interno dell’ospedale cattolico i malati terminali possano decidere se proseguire a vivere in modo artificioso (attraverso le macchine) o scegliere di farla finita. Si tratta di pazienti in fin di vita, affetti da patologie come la Sclerosi laterale amiotrofica, come ha precisato il Fatto quotidiano, che ha rilanciato l’intervista.


Videocredit: VivalaVitaonlusYT

«I MIEI PAZIENTI SONO LASCIATI LIBERI DI MORIRE» – «È assurdo e violento che il destino di una persona debba essere deciso da chi siede dietro a una scrivania. Io non ho paura, facciamo il bene dei pazienti». Per questo Sabatelli ha spiegato come – ovviamente con il consenso informato – nel centro sia già stata praticata la sospensione del trattamento a persone sottoposte alla ventilazione non invasiva, come si legge sul quotidiano diretto da Antonio Padellaro.  Rispondendo alle domande di Simonetta Tortora, responsabile della comunicazione di “Viva la Vita onlus”, il medico ha rivendicato il contributo offerto alla ricerca dal proprio centro Sla. Non senza precisare il numero dei pazienti presi in carico: «Contiamo una media di 120 nuovi casi, oltre a quelli dell’anno precedente: almeno 200 casi sono sempre seguiti», ha spiegato. Nonostante i progressi fatta nell’ambito della ricerca negli ultimi venti anni (compresa la scoperta del gene Matrin3 localizzato sul cromosoma 5, presente in famiglie con diversi membri malati di Sla e da demenza frontotemporale, ndr), Sabatelli ha spiegato come i progressi non consentano ancora di sconfiggere la patologia. «La Sla ha un comportamento unico nel suo genere, ti permette di mettere in stand-by il processo della morte. Arriva un momento in cui la tecnologia ci permette di dire: “la situazione finisce qua”, oppure “prolungo con un vita artificiale”. Per questo le scelte di fine vita sono particolarmente complesse», ha precisato Sabatelli.

IL CENTRO SLA DEL GEMELLI E I MALATI TERMINALI –  Alla domanda sul comportamento adottato dal policlinico Gemelli «davanti a un paziente che si rifiuta di proseguire la propria vita, di fronte a una crisi, attaccandosi a un respiratore», Sabatelli ha replicato che l’ospedale segue quanto previsto dalle leggi, dall’etica e dal codice di deontologia medica. All’articolo 15 di quest’ultimo, si parla delle pratiche non convenzionali. Come la tracheostomia, alla quale, a un certo punto, il paziente deve decidere se sottoporsi. «Esistono alcuni punti da rispettare: il consenso informato e l’efficacia del trattamento, che deve essere appropriato dal punto di vista clinico». Nel caso dei pazienti affetti da Sla, il medico ha ricordato come bisogna anche tenere conto  della “proporzionalità”: «La ventilazione meccanica ti tiene in vita, ma quanta sofferenza in più ti sto dando?», ha continuato. Per il medico rifiutare la tracheostomia non è un atto illecito.

«NON HO PAURA, FACCIAMO IL BENE DEI PAZIENTI» – Ma non solo. Per i pazienti, secondo Sabatelli, il piano terapeutico deve necessariamente essere flessibile: «Quello che è proporzionato oggi, potrebbe non esserlo tra sei mesi, quando la malattia peggiora. E allora un paziente ha tutto il diritto di dire basta», ha continuato. Tradotto, se una persona che vive attraverso la ventilazione artificiale cambia parere e non sopporta più di continuare la sua esistenza attaccata a una macchina, deve essere lasciata libera di decidere se essere stubato sotto sedazione, come precisa anche il Fatto. Una pratica già seguita al Gemelli: lo stesso Sabatelli ha spiegato come una volta avesse cominciato la pratica per un paziente sottoposto a tracheostomia. Perché, prima di tutto, bisogna «rispettare la volontà delle persone», ha insistito Sabatelli. Nessuna paura di finire sotto accusa o di possibili risvolti giudiziari, come nel caso di Mario Riccio, il medico di Eluana Englaro. «Riccio è stato prosciolto: qualche cosa significherà. Non è stata fatta chiarezza dal punto di vista legislativo. Io mi muovo in accordo con etica, leggi e deontologia. Basta aver chiaro che si fa soltanto l’interesse del paziente. Non c’è alcuna legge che impedisce di fare dei cambiamenti terapeutici». Non senza spingere la politica a decidere: «È il momento che faccia finalmente chiarezza». Con tanto di accusa rivolta a parte dei colleghi: «C’è chi si fa scudo della cosiddetta “medicina difensiva”. Un falso problema. Chi si schiera dietro la paura di incorrere nell’accusa di omicidio di consenziente, in realtà, non gli importa nulla dei malati. Non ha mai fatto i conti con sofferenze così grandi. Altrimenti non si farebbe problemi», ha concluso. 

Share this article