Salone del Mobile, l’arredamento sfida la crisi

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Milano ospita fino a domenica la cinquantatreesima edizione della manifestazione che rappresenta l'appuntamento principale per il settore del design e dell'arredamento e che rappresenta per la città la prova generale in previsione di Expo 2015. Ma nonostante la volontà degli operatori e la bontà dell'export, serve ancora un provvedimento che rilanci i consumi interni

Per una settimana Milano diventa la capitale mondiale del design e dell’arredamento grazie alla cinquantatreesima edizione del Salone del Mobile, il primo appuntamento stagionale per designer, architetti, operatori del settore, che si danno appuntamento nel capoluogo lombardo per mettere le basi della stagione 2014-2015.



LA FIERA – Nei 12 padiglioni di Rho-Fiera fino al prossimo 13 aprile 1.749 espositori, di cui il 30 per cento provenienti dall’estero su una superficie di oltre 152.000 metri quadri, si preparano a mostrare le loro novità ad un bacino potenziale di 300.000 visitatori. Inoltre saranno presenti le fiere biennali EuroCucina, Bagno, Giovani creativi e SaloneSatellite. Quest’anno la fiera sarà inoltre arricchita dalla presenza al padiglione 9 di uno spazio nel quale otto «archistar» del calibro di Shigeru Ban, Mario Bellini, David Chipperfield, Massimiliano e Doriana Fuksas, Zaha Hadid, Marcio Kogan, Daniel Libeskind e Bijoy Jain, a testimonianza del valore globale che ha assunto la manifestazione che nell’ottica degli organizzatori, Cosmit, Federlegno Arredo e Fiera Milano, dovrebbe rappresentare la prova generale in previsione di Expo 2015.



LE SPERANZE – Questa lettura è confermata da Claudio Luti, Presidente di Cosmit, che ha voluto sottolineare l’importanza del Made in Italy, diventato una realtà globale. Di conseguenza il Salone è diventato una risorsa in grado di attirare operatori, professionisti, stampa e visitatori da tutto il mondo. E per questo il Salone 2014 rappresenta la prova generale di Expo. Roberto Snaidero, presidente di Federlegno Arredo, ha aggiunto che il settore merita l’attenzione del governo perché al momento rappresenta il volano dell’economia italiana all’estero. Bisogna quindi potenziare l’agenzia Ita, bisogna consentire alle ambasciate di accompagnare le imprese sui mercati e sperare in iniziative come il bonus mobili che ha permesso al settore di recuperare in pochi mesi 300 milioni di euro di fatturato.



NESSUN MINISTRO – Snaidero coglie l’occasione per lanciare una proposta, ovvero pensare ad un’Iva agevolata all’8 per cento per le giovani coppie che acquistano l’arredamento per la propria prima casa, una misura interessante che rilancerebbe sicuramente i consumi. Ma al momento bisogna riconoscere che l’esecutivo ha fatto orecchie da mercante. A dimostrarlo la presenza dei rappresentanti del governo Renzi a Milano. Insieme a Giuliano Pisapia e Roberto Maroni, rispettivamente Sindaco di Milano e Presidente della Regione Lombardia, c’erano Simona Vicari, sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico e Valeria Fedeli, vicepresidente del Senato.

UNA MANIFESTAZIONE VIVA E VITALE – Non un bel segnale, indubbiamente. Le aziende italiane oggi hanno bisogno di fiducia, di sostegno, di un’azione da parte dell’esecutivo, ma questa tarda ad arrivare. Eppure girando per i corridoi di Rho-Fieramilano emerge il fermento di un settore che può dare tantissimo all’Italia. Basta vedere il valore dei marchi presenti, i turisti che affollano gli spazi espositivi, le file alla cassa per biglietti ed accrediti. E non parliamo di una fiera secondaria, ma del primo appuntamento stagionale che convoglia a Milano architetti, imprenditori e buyer che stilano la propria agenda annuale partendo dall’appuntamento del capoluogo lombardo. A dimostrare l’attenzione nei confronti della manifestazione, i numeri dell’indotto.

I NUMERI DELL’INDOTTO – I 350 mila operatori calati a Milano per la Fiera hanno generato infatti un mercato parallelo di 200 milioni di euro. Di questi soldi, 158 milioni sono finiti nelle casse delle strutture alberghiere. Da questo conto non va poi escluso il valore di Fuorisalone, la manifestazione parallela che coinvolge tutta la città con eventi, presentazioni, cocktail e feste che hanno luogo nelle zone centrali di Milano. E qui parliamo di altri 18 milioni di euro ai quali poi vanno aggiunti altri 19 milioni di euro stimati in shopping e spese varie. Un’industria nell’industria, quindi, che secondo Claudio Luti, ripreso da Il Giorno, avrebbe meritato un’attenzione diversa.

MA RENZI VIENE O NO? – Perché come detto, al di là della fiera, attraverso SaloneSatellite vengono presentati 650 designer, tra cui gli studenti delle 16 scuole più prestigiose del settore. Inoltre con il Progetto Accoglienza circa 100 ragazzi saranno dislocati per la città per tutta la durata della Fiera allo scopo di fornire informazioni ai visitatori. Per questo, secondo Luti, sarebbe stata auspicabile la presenza di Matteo Renzi, che da sindaco di Firenze non mancava mai alle sfilate di Piti Uomo. E Cristina Tajani, assessore alla moda ed al design del Comune di Milano, aggiunse:

«Credo che Renzi non possa proprio mancare all’appuntamento: è l’occasione ideale per dimostrarci la sua vicinanza in vista di Expo»

Invece Renzi non si è visto. E l’assenza è stata fatta notare da Roberto Maroni che ha definito la sua mancata presenza «strana». Francesco Nicodemo, segretario del Pd, ha però risposto che Renzi sarà a Milano venerdì. Ci permettiamo d’aggiungere, l’ultimo giorno destinato agli operatori, quindi ormai quando il grosso del business sarà stato effettuato e si darà spazio ai visitatori che sabato e domenica verranno a Milano. Non una bella risposta quindi per un settore che aspetta con ansia un gesto della politica. Perché il mondo dell’impresa c’è, Roma non si sa.

UN SETTORE IN CRISI – Gli imprenditori chiedono scelte ed aiuti al comparto tecnologico. Perché, continua Roberto Snaidero, Il Salone del Mobile è riconosciuto come mostra del prodotto più innovativo e di maggior qualità: nelle vetrine più belle del mondo ci sono solo prodotti italiani. Anche stavolta i saloni daranno un segnale positivo per l’economia di tutto il Paese». E qui però si apre un problema. Perché se è vero che il Salone dà il meglio di sé e mostra l’eccellenza italiana nel mondo grazie anche ad allestimenti a dir poco mozzafiato nell’eleganza e nello stile, i numeri del settore dimostrano che c’è ancora molto da fare per arrivare ad una ripartenza degna di questo nome. Come dire, il comparto ci prova ma al momento, forse, non basta.

NEL 2013 PERSE 2.411 AZIENDE – Il centro studi Cosmit-Federlegno Arredo ha rilevato che nel 2013 in Italia sono sparite 2.411 aziende, con una perdita di 6.821 posti di lavoro. E questi numeri si aggiungono a quelli impietosi raccolti negli anni della crisi che hanno portato, nell’ultima decina d’anni, alla scomparsa di 12.000 imprese e di 50.000 posti di lavoro. Ed il fatturato, dal 2007 al 2015, nell’aggregato, è precipitato di 15 miliardi di euro, di cui 900 milioni sono stati persi solo nell’ultimo anno. A salvare il settore al momento è l’export che, grazie ai mercati emergenti, ha raggiunto quota 12,8 miliardi di euro, con una crescita del 2,4 per cento rispetto allo scorso anno.

VALORI ALTALENANTI – E questo valore ormai equivale alla metà del fatturato totale, pari a 27,5 miliardi di euro, con un calo del 3,2 per cento. Di questi soldi, 10,8 miliardi provengono nelle esportazioni dell’arredamento con un aumento del 2,5 per cento rispetto al 2013, valore percentuale che bilancia, almeno in parte, la perdita del 2,5 per cento complessivo sul giro d’affari nel macrosistema, arrivato a 17,7 miliardi. Segno che la contrazione dei consumi ha colpito anche in questo settore, con un calo specifico nel fatturato interno del 7,5 per cento a 9,7 miliardi di euro, valore inferiore ai 10,5 del 2013. Di contro risulta ancora positivo il saldo import-export con una crescita del 4,3 per cento rispetto allo scorso anno, per un valore di 8 miliardi di euro.

EURO TROPPO FORTE? – Il macrosistema del legno ha registrato un calo del fatturato nella produzione del 4,4 per cento passando da 10,2 a 9,8 miliardi di euro. Crescono le esportazioni dell’1,7 per cento con una quota di due miliardi di euro. In questo caso però la crescita non compensa il calo del consumo interno, quantificato in un 5,6 per cento che in euro vale 500 milioni in meno rispetto al 2012. Anche in questo caso il saldo export-import è positivo ma con uno scarto dell’87,9 per cento. Ed il valore poteva essere anche più elevato, se non fosse stato per l’euro troppo forte. Ma, indipendentemente dalla moneta unica, anche in questo caso il settore è viziato da un crollo del mercato interno.

CONSUMI INTERNI IN CALO – I consumi interni sono calati del 6,5 per cento passando in un anno da 20,5 a 19,2 miliardi di euro. Le esportazioni, dal canto loro, sono scese del 3,2 per cento, da 4,7 a 4,5 miliardi di euro. E qui torniamo al valore del bonus mobili che ha salvato, secondo Snaidero, qualcosa come 3.800 posti di lavoro e 1.000 aziende. E con la detrazione Irpef del 50 per cento per una spesa massima di 10 mila euro per il rinnovo di mobili ed elettrodomestici, s’ipotizza un recupero di 1,2 miliardi di euro. Appare quindi evidente che l’obiettivo è quello di perseguire su questa strada. Se gli acquirenti non hanno i soldi, bisogna metterli in condizione di acquistare generando un cammino virtuoso.

LA RIPRESA SI SENTE, MA… – E l’attenzione nei confronti delle giovani coppie non è casuale. Queste valgono il 15 per cento del mercato ed un abbassamento dell’Iva pari al 14 per cento permetterebbe di salvare posti di lavoro, come avvenuto con il bonus mobili, per la soddisfazione dei sindacati confederali che a loro volta spingono per il provvedimento. Perché emerge dai corridoi del Salone del Mobile la voglia e la potenzialità per ripartire. I prodotti ci sono, la volontà degli imprenditori anche così come i compratori. Ma ci vorrebbe qualcosa di più. Perché il mondo produttivo il suo lo sta facendo e sta segnalando al governo ciò che va fatto. Ma se il Presidente del Consiglio arriva l’ultimo giorno utile di una manifestazione che dovrebbe rappresentare il volano di Expo sia per numeri sia per capitale investito, allora vuol dire che per uscire dalla crisi ci vuole qualcosa in più della semplice attività manageriale. Ci vorrebbe un interesse della politica, che ora sembra latitare.

(Photocredit Maghdi Abo Abia / Giornalettismo.com)