ShopInn center Brugnato, l’Outlet della discordia

Categorie: Economia

Nel 2014 aprirà in provincia di La Spezia un outlet che promette di attirare turisti provenienti dal Tigullio e dalla Versilia proponendo marchi di lusso e prodotti tipici della Val di Vara. I piccoli commercianti però non ci stanno e temono che la nuova struttura possa mettere in pericolo il loro lavoro

Il levante ligure è in tumulto per colpa di un outlet. Parliamo del ShopInn center di Brugnato, in provincia di La Spezia, la cui realizzazione è osteggiata dalla politica locale e dai piccoli negozianti. L’obiettivo dell’investimento è quello di creare occasioni di business in un’area, quella dietro le Cinque Terre, che vive essenzialmente di turismo, sfruttando il passaggio dei turisti italiani e stranieri di passaggio.



DI COSA SI TRATTA – Ma, come nella massima realizzazione di quello che potrebbe essere definito un “protezionismo al pesto”, sono molte le voci critiche, diffuse da coloro che ritengono come l’Outlet possa mettere in pericolo l’economia dell’intero levante ligure. Il progetto prevede la realizzazione a fianco dell’autostrada A12, in prossimità dell’uscita di Brugnato-Borghetto Vara, di un complesso di 22.000 metri quadrati che comprendono 105 esercizi commerciali, 1800 posti auto e 1800 metri quadri di piazza pubblica. I negozi andranno dall’abbigliamento alle calzature, dagli accessori per la casa agli articoli sportivi fino alla ristorazione, alla cosmesi ed alla valorizzazione dei prodotti a chilometro zero.



I PUNTI DI FORZA – Il punto di forza di questa struttura è data anche dalla posizione, situata in Val di Vara, tra il Tigullio e la Versilia, alle spalle delle Cinque Terre. Il capoluogo più vicino è La Spezia, distante 30 chilometri. A 55 si trovano Forte dei Marmi e Portofino, mentre Genova sta a 60 chilometri. Più lontane Pisa (90) e Firenze (170). E già da questi dati si capiscono molte cose. L’impianto si promette di attirare turisti anche danarosi che in poche decine di chilometri andrebbero in un’area da “tutto incluso” sacrificando le piccole boutiques di località rinomate come appunto Forte dei Marmi o Portofino. Del resto l’ingresso è previsto a 50 metri dall’uscita autostradale di Brugnato e saranno previste navette per i luoghi turistici più rinomati e per gli aeroporti di riferimento dell’area, ovvero Genova e Pisa. Più comodo di così.



I NUMERI DELL’OUTLET – I titolari del progetto lo sanno bene ed hanno proposto, nell’analisi del bacino d’utenza, quelli che sarebbero i vantaggi dell’investimento. A 90 minuti di percorrenza in auto si possono raggiungere 12 capoluoghi di provincia. Se si scende a 60 minuti si arriva a sei. Il tasso di scolarizzazione nell’area è superiore alla media italiana con un 10 per cento di laureati. Alto anche il reddito medio della zona mentre il tasso di disoccupazione è basso, specie se si considera la distanza a 60 minuti. Morale: la clientela può essere variegata, di livello e disposta a spendere soldi. Per quanto riguarda il turismo, l’area che va dalla Versilia fino al Tigullio accoglie ogni anno 10 milioni di visitatori. Il 60 per cento dei turisti + italiano, con picchi provenenti da Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna mentre restante 40 per cento, straniero, è caratterizzato dalla presenza forte di persone in arrivo da Usa, Paesi Bassi e Francia.

UN BACIO TURISTICO RICCHISSIMO – Il potenziale turistico si dimostra eccellente: gli alberghi della Versilia, delle Cinque Terre, Portofino e della Riviera Ligure fino al Tigullio contano 10 milioni di presenze annuali e circa 45 milioni di persone sono presenti nell’area tra Tigullio e Versilia. Il 60% dei turisti sono italiani con provenienza da Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna e il 40% stranieri con percentuali maggiori di flussi provenienti da Usa, Paesi Bassi e Francia. Poi ci sono i numeri delle sole Cinque Terre che in 10 mesi accolgono 3 milioni di persone, di cui il 70 per cento straniere, mentre i porti di Genova, La Spezia e Livorno accolgono ogni anno 2,3 milioni di croceristi, a cui poi vanno aggiunti 2,7 milioni di persone che sfruttano i 18.500 posti barca dei 41 porticcioli nell’area che possono accogliere imbarcazioni superiori ai 12 metri, con una spesa di 1,8 milioni di euro l’anno.

5000 DOMANDE PER 500 POSTI – Infine è necessario considerare i 2,6 milioni di euro generati all’anno dal turismo residenziale in Versilia, Tigullio e Val di Vara, oltre ai 55 milioni di automobili che ogni anno affollano le autostrade A12 ed A15. Visti i dati probabilmente sarebbero moltissimi gli imprenditori che si darebbero da fare in ogni modo pur di sfruttare un simile bacino d’utenza con un progetto in grado di generare un business forse sconosciuto in tutta la zona della Val di Vara. Ovviamente questi numeri e le dimensioni del progetto implicano la necessità di reclutare una forza lavoro adeguata a quelle che sono le ambizioni del nuovo outlet. Gazzetta della Spezia spiega che al 19 agosto le candidature spontanee per i 500 posti di lavoro erano più di 5000 mila.

LA SODDISFAZIONE DEL PROPRIETARIO – Le candidature provengono da tutta Italia e tale numero ha richiesto il coinvolgimento di un’agenzia specializzata che scremerà i curricula. Successivamente i fortunati verranno accettati ai corsi di formazione che saranno probabilmente gestiti dall’amministrazione provinciale di Spezia, che detiene la delega alla formazione e lavoro. Intanto, come riferisce al Secolo XIX Marina Acconci, imprenditrice di Sarzana a capo della San Mauro Spa, azienda che si sta occupando della realizzazione della struttura che aprirà ad aprile 2014: «Siamo entusiasti del lavoro fatto: sono stati già assegnati il 70% dei locali. Appena varcheranno l’ingresso, la gente si accorgerà subito che si tratta di qualcosa di diverso e non del classico outlet».

I FINANZIATORI – «L’attrazione principale del centro -ha proseguito la Acconci- saranno i marchi di alta moda, su questo non ci sono dubbi. Ma saranno anche altre le caratteristiche dell’insediamento che potranno attirare potenziali clienti. Crediamo molto infatti al valore aggiunto che potrà dare la Val di Vara. Abbiamo creato un pool di eccellenze che renderà la nostra offerta unica». La gente del posto ha mostrato entusiasmo sia per le possibilità occupazionali sia per i margini di crescita del territorio, visto che si stima nel primo anno la presenza di 1,3 milioni di persone e di 3 milioni negli anni a venire. Una speranza che giustifica un impegno concreto. La San Mauro Spa ci ha messo 25 milioni di euro mentre il resto della cifra, 40 milioni di euro, verrà garantito da un project finance al quale parteciperanno Carispezia – Credit Agricole, Iccrea Banca Impresa, Popolare di Vicenza e Banco di Sardegna.

QUELLI CHE DICONO NO – Ma come dicevamo in apertura di pezzo, inevitabilmente c’è chi dice no. Parliamo delle associazioni dei commercianti del Tigullio e della Spezia che hanno presentato un ricorso al Tar contro l’apertura dell’outlet. Tale ricorso venne presentato nel 2011, come spiega il Secolo XIX, perché secondo gli oppositori, una settantina di attività commerciali spezzine, la nascita dell’outlet appare oscura. Guido Melley, padre dell’iniziativa, ha spiegato: «Non siamo gente retrograda ma imprenditori, che vorrebbero le cose fatte alla luce del sole, anche nell’interesse del comune di Brugnato. Regione e Provincia, la prima soprattutto, non ha valutato nell’ambito del piano regionale del commercio questo nuovo insediamento, a differenza di quanto fatto in passato con “Le Terrazze”, e “Conad Leclerc”, pienamente contemplati».

PROBLEMI GIURIDICI E DI CONCORRENZA – Valdimagranews ha aggiunto che il ricorso è stato presentato anche da Confesercenti, ma non da Confcommercio, e da Legambiente. L’obiettivo come detto sono l’impugnazione dei provvedimenti emanati dal comune di Brugnato, dalla Provincia e dalla Regione. La spiegazione? Eccola: «il nostro no è nei confronti di un’operazione immobiliare avallata da ben tre enti pubblici senza confronto e partecipazione nonché caratterizzata da diversi profili di illegittimità giuridico– amministrativa». I ricorrenti rivendicano poi la funzione del commercio indipendente e la sfida sempre più difficile contro i centri commerciali. Legambiente invece è preoccupata per le conseguenze ambientali per Brugnato e la Val di Vara. Secondo i ricorrenti, poi il progetto non sarebbe conforme al piano del commercio regionale datato nel 2007 in quanto l’outlet è classificabile come centro commerciale e non come insieme di esercizi di vicinato, come ha dichiarato il comune di Brugnato, senza che vi sia stata un’autorizzazione dalla Regione, con l’avvocato dei ricorrenti che ha spiegato come alcuni esponenti politici di Brugnato siano rimasti coinvolti a livello personale dalla costruzione dell’outlet.

IL PARERE DI REGIONE LIGURIA – La reazione del Tar però ha spiazzato tutti. Come spiega Cronaca 4 La Spezia, il tribunale amministrativo regionale il 28 marzo ha rimandato ogni decisione al 5 dicembre spiegando che il Comune di Brugnato, dopo l’impugnazione del permesso nel maggio 2011, ha presentato ulteriori provvedimenti relativi all’insediamento, documenti che dovranno essere sottoposti al vaglio dei giudici. Allo stesso tempo l’avvocato Sommovigo ha ricordato anche i problemi geologici relativi alla fragilità del territorio in questione, con l’outlet che sorgerebbe nei pressi del torrente Gravegnola. Sul tema si è espressa però Regione Liguria che, lo scorso 16 settembre, dietro un’interrogazione del consigliere Aldo Siri, ha spiegato quale sia lo stato idrogeologico dell’area in cui sorgerà l’outlet.

LE DECISIONI DEL COMUNE DI BRUGNATO – Come ha raccolto Levante News, Siri ha ricordato che nel 2011, anno in cui doveva iniziare la costruzione della struttura, il tremendo alluvione che colpì la provincia di La Spezia ritardò ogni processo di realizzazione dell’impianto. L’Assessore competente, Renata Briamo, ha risposto a Siri che aveva proposto di segnare l’area come a rischio di alluvioni spiegando che la Regione non ha potere sulla questione, perché l’autorizzazione alla costruzione è antecedente all’alluvione, e visto che l’area non era considerata pericolosa ma è stata danneggiata dalla rottura degli argini del torrente Gravengola, sarebbe toccato all’autorità di bacino esprimere un parere e che poi tutto sarebbe passato nelle mani del comune di Brugnato che avrebbe dovuto imporre la ristrutturazione degli argini e la modifica del progetto relativamente alla protezione passiva delle inondazioni.

La risposta probabilmente non ha soddisfatto Siri che, come riporta Levante News,

ha stigmatizzato il comportamento del comune di Brugnato e ha lanciato un appello per tutelare i piccoli commercianti che rischierebbero la chiusura in seguito all’apertura del centro commerciale.

Allora il sospetto, con tutto il rispetto per l’immane tragedia che ha colpito nel 2011 le Cinque Terre e le cui ferite si percepiscono tutt’oggi per le vie di Monterosso e Vernazza, risistemate a tempo di record ma con ancora visibili i segni dei fiumi di fango, è che in fondo lo stato geologico dell’area interessata rappresenti solo un pretesto per una difesa del sistema economico pre-esistente.

ANCHE SANTA MARGHERITA LIGURE È CONTRO – Ad esempio si tratta dello stesso lamento che viene dalle zone del Tigullio. Santa Marghe rita Ligure, buen retiro dei milanesi facoltosi visto anche la sua vicinanza con Portofino, ha attaccato senza mezzi termini il costruendo Outlet di Brugnato. Radio Aldebaran ci riferisce che il 26 settembre il consiglio comunale della località ligure ha votato un’ordine del giorno presentato dall’assessore al turismo ed al commercio, Augusto Sartori, che si pone contro l’apertura dell’outlet in difesa dei commercianti locali. Solo che il sindaco in carica, Roberto De Marchi, nel 2011 premiò con la targa “La Liguria del saper fare” proprio l’outlet di Brugnato, all’epoca esistente solo sulla carta. Oggi invece è contrario. Il perché? Semplice: «due anni fa non c’era la stessa percezione dell’impatto dell’outlet sul commercio ligure, anche considerando che è stato l’ingresso in giunta di Sartori a portare in maggioranza la sensibilità sull’argomento».

UNA METAFORA ITALIANA – Tradotto in italiano, l’idea era bella ma non immaginavamo che potesse darci tanto fastidio. Su Tigullio News trova spazio un’interessante riflessione che dimostra come in realtà il problema sia dato essenzialmente dall’incapacità italiana di fare impresa e di arroccarsi su piccoli feudi personali, da difendere con le unghie e con i denti contro qualsiasi possibilità di fare business. Perché nessuno in provincia di Genova ha pensato di realizzare un outlet nel quale vendere la merce di stagione e quella che avanzava dai negozi, creando un giro turistico e di shopping che avrebbe fatto bene al commercio locale. Di contro a Spezia si teme che i clienti possano essere attratti dalle comodità e dal lusso della struttura, con il rischio che loro possano essere tagliati fuori. Come spiegato da Giorgio Squinzi a Made Expo, è l’incapacità di fare sistema che blocca l’Italia. In un mercato libero, ovviamente seguendo le disposizioni di legge, e soprattutto in un momento di crisi, è necessario sviluppare idee innovative. Al momento l’Outlet di Brugnato rappresenta un’opportunità ma per i locali è solo un fastidio. O peggio, il nemico che metterà in crisi i loro risparmi.