Sigarette (anche elettroniche) e tabacco: nuovi aumenti in vista?

Il governo vorrebbe aumentare le accise su tabacco e sigarette elettroniche. L’indiscrezione è pubblicata stamane da Repubblica, in un pezzo a firma di Valentina Conte. Il quotidiano spiega le difficoltà di Palazzo Chigi:

Il governo vuole farlo, ma non riesce. Da una parte l’esigenza impellente di colmare due buchi: i 670 milioni di minor gettito nel 2013 dalle bionde e i 117 milioni preventivati per quest’anno dalle e-cig, ormai a forte rischio. Dall’altra il caos che da settimane di fatto impedisce al decreto legislativo — attuativo della delega fiscale — di arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri. La potente lobby del tabacco si è spaccata.

Credits Franco Silvi/LAPRESSE
Credits Franco Silvi/LAPRESSE

UN EURO IN PIÙ A PACCHETTO – Nel pezzo si spiega come ci siano pressioni sulle diverse soluzioni in campo. Un tira e molla che rischia, senza decreto e senza un riordino generale, di far aumentare comunque il prezzo delle bionde a partire dal primo ottobre. L’aumento è grosso: si parla di un euro in più a pacchetto.

La partita è spinosa, ha poco a che vedere con i rischi per la salute, molto con esigenze di gettito. E vale almeno 13 miliardi e mezzo per l’erario, tanto quanto incassato nel 2013, per la prima volta in contrazione di 670 milioni sull’anno precedente, per la crisi e il doppio aumento Iva. Le prime bozze del decreto — curate da Vieri Ceriani, ora passate sotto la supervisione del sottosegretario Giovanni Legnini — prevedevano un aumento delle
accise nella sua componente “fissa” o specifica dal 7,5 al 15%, calcolata sul prezzo medio ponderato delle vendite relative all’anno precedente.

e ancora…

Una componente per sua natura regressiva, proprio perché fissa, dunque più pesante per chi vende a prezzi medio-bassi, conveniente per il segmento “premium” dei cinque euro a pacchetto. Tra l’altro uno studio del Casmef Luiss — realizzato da Marzioni, Pandimiglio e Spallone — conferma che tra tutti i possibili interventi fiscali, quello sulla “fissa” otterrebbe un effetto opposto in termini di gettito erariale: circa 271 milioni in meno nel triennio 2014-2016. Perché forzerebbe i segmenti di fascia bassa ad alzare i prezzi, diventando meno competitivi, spingendo i consumatori verso il mercato illecito.

Per tale motivo le le associazioni di categoria premono sulla accisa proporzionale chiedendo un calcolo non sulla classe di prezzo più venduta ma sul prezzo medio ponderato. Per le sigarette elettroniche invece lo stato vorrebbe intascare sei euro per ogni flacone di liquido da “svapare”. Ma l’opzione non è delle più allettanti: specialmente in un mercato che ora è in declino.

(Copertina FRANCO SILVI/LAPRESSE)

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