La sparatoria alla Seattle Pacific University
06/06/2014 di Valentina Spotti
È di un morto e tre feriti il bilancio della sparatoria avvenuta nel pomeriggio di giovedì alla Seattle Pacific University, l’ateneo della città dello stato di Washington, sulla costa occidentale degli Stati Uniti. Un giovane si è introdotto armato in uno degli edifici del campus, facendo fuoco. L’intero paese è ripiombato nell’incubo: si tratta infatti dell’ennesimo caso di violenza armata all’interno di scuole e università statunitensi.
ARRESTATO UN GIOVANE DI 26 ANNI – Il responsabile della sparatoria è stato arrestato: si chiama Aaron R. Ybarra, ha 26 anni, e non sarebbe uno studente dell’ateneo. Ybarra, che ora si trova nel carcere della contea, si è introdotto nella Otto Miller Hall della Seattle Pacific University armato di un fucile e un coltello e ha esploso diversi colpi prima di venire immobilizzato da uno studente che lo ha bloccato con uno spray al peperoncino, aiutato da altre persone. A perdere la vita è stato uno studente di 19 anni, colpito in modo fatale da uno dei proiettili. Sono critiche le condizioni di una studentessa di 20 anni, che si trova in terapia intensiva dopo un intervento durato cinque ore. Migliorano, invece, le condizioni di un ventiquattrenne, ferito al collo e al petto.
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PERCHÉ HA SPARATO? – Nel corso di una conferenza stampa organizzata poche ore dopo il fatto, l’assistente del capo della Polizia di Seattle, Paul McDonagh, ha spiegato che Ybarra non è uno studente dell’ateneo. Inizialmente la polizia era alla ricerca di un secondo sospettato, ma McDonagh ha poi confermato che Ybarra avrebbe agito da solo: non sono ancora chiari, comunque, i motivi che possono aver spinto l’uomo a fare fuoco. Alla Seattle Pacific University le lezioni termineranno tra una settimana e, al momento della sparatoria, diversi studenti stavano sostenendo gli esami di fine anno nello stesso edificio. Per ragioni di sicurezza l’ateneo ha chiuso per qualche ora, avvisando lo staff e gli studenti di non uscire. «Ci sono diverse persone che si sono comportate in modo eroico» – ha detto ancora McDonagh, riferendosi allo studente che ha bloccato l’attentatore e a quanti lo hanno aiutato a immobilizzarlo fino all’arrivo della polizia, ammettendo che non fossero riusciti a fermarlo il bilancio delle vittime sarebbe potuto essere ancora più grave.
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«ERAVAMO TUTTI MOLTO SPAVENTATI» – La Seattle Pacific University è un ateneo privato fondato dai cristiani metodisti e conta poco più di quattromila studenti, molti dei quali vivono nel campus a situato a pochi minuti dal centro di Seattle. Jillian Smith, una studentessa di 20 anni al secondo anno, stava sostenendo un esame di matematica in un aula dello stesso edificio in cui è avvenuta la sparatoria: ha raccontato di aver sentito la polizia che bussava alle porte delle aule, dicendo loro di chiudersi dentro. Il professore ha bloccato la porta e ha detto ai suoi studenti di sdraiarsi sul pavimento: «Eravamo tutti spaventati – ha detto la ragazza – La gente mandava messaggi ai famigliari e agli amici». Quarantacinque minuti dopo l’aula è stata fatta evacuare e gli studenti sono stati fatti passare nel corridoio, dove erano ancora ben visibili i proiettili e le macchie di sangue: «Vedere il sangue mi ha fatto capire che era tutto vero – ha commentato Jillian – Non avrei mai pensato che potesse succedere anche nella nostra scuola».
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NUOVO CASO DI VIOLENZA ARMATA – Mentre procedono le indagini, l’ateneo ha sospeso ogni attività per la giornata di oggi. Il sindaco di Seattle, Ed Murray, ha sottolineato che non si tratta della prima sparatoria avvenuta in città: «Ancora una volta – ha commentato – questa epidemia di violenza armata e raggiunto Seattle».
(Photocredit copertina: AP Photo/The Seattle Times, Dean Rutz)