1993 episodi 3 e 4 – Recensione: la verità fa male
25/05/2017 di Redazione
Dopo l’esordio promettente di settimana scorsa, eccomi qui a parlarvi degli episodi di questa settimana di “1993”. Puntate che hanno messo di fronte alla verità diversi protagonisti
Il momento della verità. Così potrei definire gli episodi andati in onda su Sky Atlantic di 1993. Infatti si sentiva da tempo la necessità di un qualcosa che mettesse tutti o gran parte dei protagonisti a confronto con le loro colpe, il loro passato, la cruda realtà senza fronzoli, senza paraventi di convenienza. Questo ha dato un ritmo serrato alle scene, offerto chiavi interpretative nuove ed evidenziato, semmai ce ne fosse stato bisogno, di quanto questa storyline funzioni maledettamente bene. Tea Falco l’anno scorso è stata a mio avviso ingiustamente, criticata per la sua interpretazione di Bibì Mainaghi.
Io invece ho sempre trovato azzeccatissima la scelta dell’attrice, che comunque ha fatto tesoro delle critiche e ha migliorato sensibilmente la forza del suo personaggio. Anche lei deve fare i conti con un mondo che la spaventa, con persone che la ricattano, la tradiscono e mettono in pericolo la sua famiglia. Eppure lei cerca di crearsi sempre e comunque un guscio protettivo, cerca sempre la migliore soluzione per sopravvivere. Non è un’eroina, è una persona interiormente fragile che deve far finta di essere di essere d’acciaio per non far capire agli altri il suo vero essere.
Il buon Luca Pastore invece, le verità le scopre perché con la sua realtà ormai ci convive da un po’. Lui, ossessionato dalla malasanità diventa anche l’uomo di legge davanti al quale crolla Leonardo Notte, che viene incriminato per la morte di Rocco Venturi. In questi episodi Luca si ritaglia un ruolo importante perché alla fine fa da collante alle vicende della malasanità di Napoli e a quelle legate alla Mainaghi e Notte, dimostrando di essere un ottimo investigatore purtroppo condannato a una vita sempre a rischio.
Credo che Pastore sia quasi la metafora della giustizia italiana di quegli anni, fiaccata nel fisico, indebolita, ma che trova al suo interno (vedi Di Pietro) la forza di fare comunque il proprio dovere malgrado tutto, anche se a volte questa ricerca della verità si scontra con le tragedie della vita questi episodi ci ricordano le morti per suicidio, quelle vere purtroppo, di Gardini e Cagliari. 1993 non stralcia comunque giudizi, non pende da una parte o dall’altra quando parla di fatti storici, li racconta intrecciando ove possibile le vite immaginarie dei suoi personaggi e lo fa sempre in modo impeccabile senza stravolgere per convenienza la verità storica e documentale dei fatti.
Ho sempre avuto un debole per Miriam Leone attrice. Voi direte bella forza: è bellissima e bravissima e ci vuol poco ad apprezzarla, e in questo vi do ragione, ma come sapete di belle donne che tentano di recitare ne abbiamo parecchie, Miriam invece è proprio brava nell’interpretare una donna che ormai è quasi costretta a interpretare una parte nel palcoscenico della vita per sopravvivere, per difendersi dalla concorrenza e lo sa fare in un solo modo. Usa ciò che madre natura gli ha donato generosamente, la sua bellezza prorompente, la sua sfacciata ambizione che non si fa scrupolo di usare il corpo per giungere dove altre non pensano nemmeno di arrivare.
Fenomenale l’idea delle allucinazioni nelle quali vede Michele Mainaghi, una sorta di voce perversa della sua coscienza che si palesa nei momenti più complicati di Veronica. Anche lei fa i conti con il passato, fa i conti con un video nel quale usa le sue grazie per ottenere l’ennesimo favore e questo la costringe a difendersi ancora una volta, riuscendo a trovare una scappatoia che rischia di essere ancor più pericolosa della messa in stampa delle foto nella rivista.
Concludo con Leo Notte perché in lui c’è proprio la summa di questo 1993, un anno in cui la mattina ti ritrovi candidato quasi certo al parlamento con l’ormai convinto Berlusconi e la sera ti ritrovi in un letto sudicio del Carcere di Milano, nel quale se vuoi uscirne vivo devi di nuovo uccidere non per te stesso ma per la mafia. Ho letto in chiave drammaticamente ironica la scena nella quale Notte viene ammanettato mentre dall’altro capo del telefono Berlusconi dice: “Sono le persone come lei che vogliamo in parlamento“.
Un momento che personalmente avrei evitato, ma che comunque ha dato forza per contrasto all’arresto di Notte e non entrerò nel merito dell’opportunità o meno di farla. 1993 è una serie che mette a nudo l’Italia del passato o forse è la rappresentazione di un certo modo di essere italiani che forse non è ancora morto del tutto. Difficile scindere realtà dalla finzione e questo è un grande risultato ottenuto da questa serie. Ogni personaggio si fonde in quella che era la verità di quei tempi e non importa quanto possa far male vederla in scena, vedere com’eravamo e come siamo diventati. Nessuno ci dice che le cose vanno meglio o peggio, ma pur utilizzando una gran dose di fantasia, 1993 ci fa riflettere alla fine di ogni episodio.
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