1993 – Recensione: Tutti meritano una rinascita

Nel doppio episodio di “1993” andato in onda Martedì, l’esplorazione e l’approfondimento dei fatti storici è andato di pari passo con la storia inventata e i suoi personaggi sempre più complessi e problematici

L’essenza sta tutta nella possibilità di avere una seconda opportunità nella vita. Ed è questo un po’ il tema portante che ho intravisto nei due episodi e vi spiego in queste righe perché e dove si vede in modo palese o meno. Nel complesso le puntate 5 e 6 hanno ancora una volta confermato la bravura degli sceneggiatori nel portare avanti situazioni ramificate e interconnesse della trama con relativa semplicità e comprensibilità. Eppure ci sono stati passaggi difficili e complicati specie quando si tenta di far combaciare storia e finzione. Alessandro Fabbri e gli altri showrunner hanno in questo, fatto un incredibile lavoro di ricucitura e l’hanno fatto talmente bene che molte volte devi andare a controllare i fatti storici per vedere dove finisce la realtà dei fatti (o almeno quella a noi nota) e inizia la finzione.
1993
Ma veniamo a noi e partiamo dalla mia preferita della puntata di 1993: Veronica Castello. Voglio dire innanzitutto che ha già pronta la tessera del club “Mainagioia” che come sapete voi amanti delle serie TV conta numerosi iscritti. La poveretta già deve raccontare cose intime davanti a una videocamera e un emulo di Fidel Castro che prende appunti, ma come se questo non fosse sufficiente, si prende una sbandata per Davide Corsi (da me ribattezzato Fidel solo per somiglianza barbuta) tranne poi scoprire che lui bacia un’altra. Ragazzi su non deprimetemi la Castello più di quello che è…fate in modo che quella sia che ne so la sorella, la mamma, il bacio di addio alla sua ex, insomma date una gioia a Veronica grazie.
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1993 tende, come abbiamo detto, a far in modo che i personaggi siano interconnessi fra loro in modo definito e senza sfilacciamenti. Ho notato però che in questo episodio, le vicende sia della Castello che di Bosco si siano un attimo isolate per prendere uno sviluppo più autonomo, ma anche in questo caso la storyline principale non ne ha risentito troppo anzi per nulla. Ciò che viene subito in evidenza è proprio il tema della seconda vita di Veronica e degli altri protagonisti. La morte sfiorata può essere il segno di una nuova nascita? Il periodo passato in carcere da Leonardo Notte può essere vista come una sua rinascita? Convincere Miglio il saggio della Lega di quegli anni, a staccarsi da Bossi può essere vista come una nuova strada per il furbo Bosco? Io credo di sì e se anche voi avete notato la scena nella quale Leonardo Notte esce di galera e l’avete letta come una sorta di parto, con quella porta che si apriva davanti al nuovo mondo che ora Notte vede con occhi molto diversi.
Leonardo infatti, malgrado tutto, anche se apparentemente non sembra cambiato, a mio avviso esce dal carcere maturato. Non so se più cinico o meno, se più spietato o meno, ma i segnali che la smorfia con cui Stefano Accorsi ce lo presentava, con quel suo pesante atteggiamento schifato della vita e anche di se stesso forse, stanno lasciando il passo a un uomo capace anche di lottare per riavere la sua donna, capace almeno in apparenza, di perdonare un padre assente e capace di avere l’orgoglio di dire no a chi gli propone di entrare dalla porta di servizio delle stanze del potere politico come fa Berlusconi. Ma anche e più di prima, capace di sorridere, di vedere gli altri come qualcosa di prezioso al di là della convenienza o meno nel frequentarli. Se da un lato i sensi di colpa l’hanno avvicinato ad Arianna, adesso lui ama questa donna e adora il piccolo Giulio. Ma come abbiamo visto in puntata è difficile staccarsi dal proprio passato e ricominciare.
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Anche lo sfogo di Notte con il padre Muratori, nel quale critica la discesa in campo di Berlusconi, sembra figlio di questa sua pervicace volontà di non essere più il servo di nessuno e di meritare, dopo essere caduto così in basso fino al carcere, di essere padrone di se stesso e di essere pronto a passare dai cancelli principali e non  dalle stalle. La connotazione politica io non l’ho vista anche perché è un po’ quello che si diceva a quei tempi su Berlusconi, ma in bocca a Leonardo Notte suona più come una giustificazione, per spiegare più a se stesso che agli altri, che il 1993 lo sta cambiando. Vedremo se in meglio o in peggio.
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