Alessandro D’Avenia: “L’arte di essere fragili” una diversa prospettiva sulle opere di Leopardi
10/01/2017 di Redazione

“L’arte di essere fragili” è un romanzo/saggio di Alessandro D’Avenia e pubblicato nell’ottobre 2016 da Mondadori.
Se dovessimo pensare a un personaggio storico o immaginario che renda chiara e visibile il concetto di pessimismo, tristezza e solitudine in tanti non avrebbero difficoltà ad indicare il poeta Giacomo Leopardi.
Quante generazioni di studenti sono state costrette a studiare e sorbirsi i poemi del poeta di Recanati, dovendo sopportare il suo tratto cupo, malinconico ed a tratti opprimente?
Il pessimista è una persona, se possibile, da evitare con cura, associandola anche allo status patologico di depressione, non invoglia neanche a prenderci un caffè.
E se invece Giacomo Leopardi non fosse un pessimista, un misantropo, un menagramo, ma un giovane uomo dotato del sacro fuoco della vita, amante della bellezza e dotato di una sensibilità così unica e speciale d’apparire l’opposto di quello che fosse in realtà?
Alessandro D’Avenia, professore e soprattutto scrittore apprezzato dalle ultime generazioni per la sua capacità e talento di raccontare i giovani e il loro mondo con un stile semplice, incisivo e toccante e nello stesso di sollecitargli una riflessione e dandogli una scossa emotiva, (ricordiamo alcuni titoli“Bianca come il latte Rossa come il sangue , “Cose che nessuno sa.”, “Ciò che inferno non è”). Lo scrittore ha voluto con il nuovo scritto a metà strada tra un romanzo e un saggio, porre all’attenzione dei ragazzi una diversa ed interessante prospettiva nel leggere e comprendere l’opera di Giacomo Leopardi.

Per D’Avenia il poeta di Recanati, è stato il mentore della sua giovinezza, l’uomo che con le sue parole gli ha permesso di diventare una persona migliore, dotata di sensibilità e soprattutto donandogli l’amore per la vita.
Sì, lo so, siete spiazzati da quest’ultima mia affermazione, eppure è così! L’autore palermitano si rivolge al caro Giacomo, costruendo un romanzo epistolare, dove D’Avenia immagina di scrivere al suo poeta preferito, come è stata la sua vita da quando ha conosciuto i suoi versi e di come abbia deciso di fare l’insegnate nella vita, ispirandosi al pensiero leopardiano.
D’Avenia è un insegnante che noi tutti avremmo sognato d’avere di fronte, ricordandoci il caro Robin Williams de “L’attimo fuggente”. Alessandro ama il suo lavoro e crede nei giovani e nelle loro potenzialità, sapendo quanto essi fragili e scettici su tutto e tutti.
L’intento coraggioso e rischioso di scrivere sulla poetica di Leopardi sicuramente merita il nostro plauso, al di là della sua effettiva riuscita dal punto di vista letterario.
La poesia è una forma d’Arte che ormai va perdendosi e che pochi sembrano apprezzare e voler conoscere.
Alessandro D’Avenia butta il cuore oltre l’ostacolo con passione, determinazione e convinzione, tenendo una lezione ai suoi lettori, su quanto Giacomo Leopardi sia stato un ragazzo prima e poi un giovane uomo curioso di conoscere, scoprire e pronto ad apprezzare le novità.

D’Avenia si sforza d’avvicinare l’uomo Leopardi al giovane lettore, mostrando il lato più intimo e poco conosciuto del poeta, spazzando via i pregiudizi e i luoghi comuni sul suo presunto pessimismo.
“L’arte di essere fragili” non è certamente una lettura semplice, ma ciò nonostante D’Avenia riesce a trasmettere quel calore e amore nei confronti di un’artista che ha segnato il mondo della letteratura.
Leggendo questo testo anche un diversamente ignorante e cinico come il sottoscritto, non potrà che rimanere colpito ed affascinato dalla dolcezza, ingenuità e forza di Giacomo Leopardi, un giovane uomo da una parte sfortunato per via della sua precoce morte e dall’altra mai domo nell’arte di amare e scoprire quanto di bello e unico il mondo potesse offrire.
Alessandro D’Avenia ha lanciato, con bravura e maestria, un sasso nel mare stagnate della noia ed indolenza in cui si tuffano ogni giorno le ultime generazioni, a loro il compito di comprendere che la vita va vissuta fino in fondo e di non arrendersi alla prima difficoltà.
A cura di Roberto Sapienza
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