American Gods: intervista agli showrunner Bryan Fuller e Miachael Green
11/05/2017 di Redazione
American Gods è l’ultima novità in casa Starz, una serie surreale ed onirica che porta con sé lo spettatore in un viaggio on the road
Il titolo dell’episodio “The Secret of Spoon” è una frase che sentiamo quando Czernobog canta durante la partita a dama. Cosa vuol dire?
Green: Abbiamo pensato che per rendere la scena ancora più suggestiva sarebbe stato bello che lui cantasse. Allora abbiamo pensato tanto a che tipo di musica dovesse essere, una canzone che ricordasse le sue origini e la tradizione che ha portato con sé. Una storia personale. Una mattina mentre preparavo il caffè ho avuto un’illuminazione. Ho a casa questo recipiente per lo zucchero completo di cucchiaio, donatomi dalla mia zia preferita quando è morta. E questo oggetto è il ricordo che ho legato a lei. Le apparteneva fin da quando era bambina e lo usava sempre per preparare il caffè, quindi fa parte della storia della famiglia in un certo senso. Allora siamo andati dal compositore della serie e gli abbiamo chiesto se potesse scriverci una canzone e lui l’ha fatto.
Czernobog è un personaggio che non ha molti riferimenti nella cultura pop americana. Peter Stormare a riguardo ha detto che Czernobog è il dio slavo per Thor? Voi che dite?
Fuller: Probabilmente è più vicino a Loki perché è una divinità maligna e oscura mentre suo fratello è la divinità della luce ma mi va ben qualsiasi cosa dica Peter. Ha fatto suo il personaggio dal primo momento, ha incantato tutta la crew dopo le prime riprese.
Mr. Nancy è stato strepitoso in questo episodio. Da dove deriva il discorso che lo sentiamo fare ad inizio episodio? E ho sentito che Orlando Jones ha ricevuto una standing ovation sul set, è vero?
Fuller: Si, l’ha ricevuta. Abbiamo cercato di creare un tono piano che non suonasse troppo lento ma che invece parlasse con brutale onestà sull’esperienza dei neri che arrivavano in America. Un’esperienza che due uomini bianchi non hanno diritto di parlarne ma era giusto che avvenisse. Ed è stato Orlando Jones a dargli vita, ha portato elettricità e passione nella sua performance … usa cinque differenti dialetti mentre parla con gli schiavi sulla nave: africano, creolo ed altri ancora. Tutto questo deriva dalla stessa vita religiosa che ha segnato Orlando che da piccolo andava ogni domenica in una chiesa diversa perché sua madre voleva che avesse un’esperienza religiosa completa. Siamo stati molto fortunati a vederlo applicare quello che sapeva e vederglielo plasmare in dialogo. È stato incredibilmente suggestivo.
Gillian Anderson ha fatto il suo debutto in questo episodio come Media, ed ho amato il fatto che sia stata ricollocata in questo grande magazzino piuttosto che nella stanza di hotel dove avviene l’incontro nel libro.
Fuller: Il posto più strano per una persona che per tre anni è stata confinata in un luogo ristretto è senza dubbio un grande magazzino. Ed è anche il luogo ideale che noi abbiamo immaginato come altare per Media. Le riprese di quella sequenza sono state molto eccitanti, la scena di Lucy era necessaria quando abbiamo visto la fantastica ricostruzione del salotto di Lucy, e Gillian è entrata nella stanza vestita da Lucy Ricardo. Siamo contenti a non aver sbagliato nel cambiare la scena rispetto al libro.
Adesso abbiamo visto due nuovi dei: Technical Boy e Media. Entrambi minacciano di riprogrammare la realtà. Ma cosa vuol dire? In un mondo perfetto, se i nuovi dei ottenessero quello che vogliono, cosa significherebbe?
Fuller: Beh, stiamo assistendo ad una riprogrammazione della realtà proprio di questi tempi dove la verità non è più una moneta di scambio e gli eventi sono privi di importanza e i sentimenti sono stati rimpiazzati e ho l’impressione che assistiamo ad un assalto della realtà proprio adesso in America, che probabilmente non è così distante da quella realtà che vogliono riprogrammare i nuovi dei. Perché quello che vogliono è controllare il gioco in un modo in cui l’unica opinione valida è al loro.