American Gods 1×01 – Recensione: lepricauni, mogli morte ed idromele
09/05/2017 di Redazione
Benvenuti a questo prima recensione di “American Gods”, serie tv targata Starz tratta dall’omonimo best-seller di Neil Gaiman. Pronti? Via!
In prima classe fa la conoscenza di un tipo ben vestito, curato e di mondo che si presenta a lui come Mr. Wednesday (straordinario Ian McShane).
Ora, Mr. Wednesday gli propone un accordo ma Shadow è scettico, dopo una scommessa e una scazzottata con un altro tipo piuttosto stravagante, Mad Sweeney, Shadow accetta. Complice l’aver scoperto che è al verde e che il suo migliore amico si “intratteneva” con la moglie Laura. Una giornata davvero bizzarra che si conclude con uno spiacevole incontro in una limousine ultra tecnologica. I lettori sanno chi ha salvato Shadow dall’essere pestato a sangue e sanno anche questo viaggio dopo porterà, per tutti gli altri il viaggio di American Gods è appena iniziato.
I’m not superstitious. I believe in plenty when there’s reason and evidence to believe. I don’t believe in anything I can’t see. I feel like there’s a fucking axe hanging over my head. I can’t see it, but I believe it.
Shadow Moon non è un uomo cattivo o meschino (avrebbe accettato la proposta sconcia di Audrey di vendicarsi in tal caso), non è neppure un uomo caritatevole o pacifico. Shadow Moon è un uomo nel silenzio ampio del termine, nel senso di umano e come tale ha in sé la vasta, eterogenea gamma di emozioni che caratterizzano questa nostra specie. È un individuo concreto che sa pensare in maniera logica ma anche di mente aperta. Affronta le stranezze che già in questo primo episodio gli stanno accadendo (e ancora non avete visto nulla!) con calma, una caratteristica presente anche nel libro tanto che a volte risulta quasi inverosimile vedere con che tranquillità reagisca. E poi sicuramente Shadow Moon è un uomo di parola. Non vuole stringere l’accordo (ovviamente con l’idromele) ma una volta stretto non tradisce la parola data.
Ricky Whittle in questo primo episodio convince mantenendo molto fedele al personaggio letterario, anche se in un primo momento non me lo sarei immaginata in questo ruolo. Sicuramente rispetto alla parte di Lincoln in “The 100”, è un bel passo in avanti che potrebbe mettere in luce la bravura di Whittle. Staremo a vedere.
Due elementi molto belli di American Gods, nel libro come piacevolmente ritrovo anche nella serie Tv, sono: le oscure visioni che Shadow ha in sogno, alberi, il bufalo, la corda da impiccagione, i teschi e molto altro che verrà; la storia nella storia “l’arrivo in America” che attraverso la voce di una figura misteriosa (!) ci ha mostrato in questo episodio il primo sbarco vichingo nel Nuovo Continente e l’arrivo quindi delle loro divinità.
American Gods, pur avendo un protagonista, è anche una storia corale perché parla di tutte le religioni, in egual misura, dando vita ad un totem colorato, pieno di profumi diversi e intagliato in una moltitudine di lingue. La stessa sigla ci regala questa immagine, unisce il nuovo e il vecchio utilizzando una perfetta contrapposizione e luci a neon.
Come il libro anche la serie vuole porre l’attenzione su questa trama multi-direzionale e finora ci riesce. I vichinghi, Shadow e Wednesday e soprattutto Bilquis.
Qui arriviamo ad un altro elemento direttamente preso dal libro: il sangue.
In questo primo episodio esso scorre a fiumi, letteralmente. Sangue, sesso e violenza sono tre elementi molto presenti nel libro di Neil Gaiman (un libro che è destinato infatti ad un target decisamente più adulto rispetto a quello di “Coraline”) e lo sono anche nella serie, d’altronde il canale Starz non è uno che ci va leggero (Outlander, Spartacus, Black Sails etc…). Sangue legato alla dimensione rituale, al combattimento, alla guerra e che è un elemento essenziale di qualsiasi religione.
Molto evidente è lo stile tipico di Bryan Fuller che ci riporta alla mente “Hannibal”, molto scene sono evidenti rimandi all’altra serie.
Due caratteristiche stilistiche che mi sono piaciute tanto sono il contrasto molto forte e la saturazione giocata a meraviglia quando serviva (fate caso alla differenza tra la prigione asettica e i colori caldissimi della stanza di Bilquis e del locale dove Shadow incontra Mad Sweeney).
All your questions can be answered, if that is what you want. But once you learn your answers, you can never unlearn them
American Gods è un viaggio on the road che ci porta per le strade dell’America, di oggi con i suoi motel e fast food e di ieri con i suoi campi sconfinati e luoghi dimenticati. Un viaggio che vede incontri assurdi, come ad esempio Mad Sweeney.
Pablo Schreiber interpreta il lepricauno più folle e scorretto, già lo amiamo. Diverso il discorso per Techno Boy, insopportabile e spocchioso. Uno dei nuovi dei che vogliono distruggere Mr.Wedsneday e il resto della comitiva.
We have reprogrammed reality. Language is a virus, religion an operating system, and prayers are just so much fucking spam.
Una puntata che promuovo a pieni voti. Neil Gaiman è una forza della natura, uno degli autori migliori in circolazione, con una penna difficile e complicata da adattare per la tv. Bryan Fuller e Michael Green riescono nell’arduo compito e anche la scelta di voler ridurre gli episodi per proteggerne la qualità mi lascia ben sperare.
Fate un salto dagli amici di – American Gods Italia
Alla prossima settimana! Vi lascio con il promo del prossimo episodio in cui arriverà un personaggio meraviglioso, interpretato da un attore meraviglioso: