Autopsy: la recensione, una Jane Doe da Horror

Autopsy è il nuovo film di André Øvredal, il primo in lingua inglese per il regista  di Troll Hunter, ed esce l’8 marzo per la festa della donna.

 
Autopsy dal regista norvegese André Øvredal, conosciuto agli appassionati del genere horror per Troll Hunter, arriva alla sua prima produzione importante con un film in lingua inglese composto   da un solido cast che vede: Emile Hirsch (Into the Wild) Brian Cox, rispettivamente figlio e padre della famiglia Tilden che si occupa di effettuare autopsie nel loro casa laboratorio e nei panni del misterioso cadavere Olwen Catherine Kelly, una inquietante Jane Doe. ed infine Ophelia Lovibond nella parte di Emma la ragazza del protagonista.
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La storia molto semplice vede la coppia familiare alla prese con un cadavere arrivato all’ultimo minuto, un Jane Doe, come si chiama in gergo quando non si conosce l’identità della persona, e come recita il titolo originale della pellicola The Autopsy of Jane Doe.
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Il regista norvergese non tradisce le aspettative di chi ama il genere horror , mischiando sapientemente quello che ormai innumerevoli stagioni di CSI ed altre serie ci hanno abituato a vedere: ovvero una autopsia.

 L’obitorio a carattere familiare dei Tilden risulta semplice ed accogliente e al tempo stesso inquietante come la sua protagonista, il cadavere che viene sezionato.  Tutte le regole del genere sono perfettamente rispettate in un crescendo di  angoscia e mistero per le inquietanti scoperte che verranno effettuate sul cadavere della donna, man mano che l’autopsia andrà avanti. Se per i fan del genere ci sarà l’inevitabile prevedibilità di certe scene,  certamente per quelli meno avvezzi la pellicola al contrario riesce in pieno nel suo compito: spaventare.

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Non possiamo e non vogliamo svelarvi nulla di quest’opera  che vale pena essere vista nel buio nella sala, e che per uno strano gioco della distribuzione uscirà proprio il giorno della festa della donna con tanto di inquietante cadavere sul manifesto. Un classico B-movie potremmo definirlo, visto l’utilizzo di pochi ambienti e girato quasi tutto all’interno, elemento che  però contribuisce a mantenere una certa atmosfera claustrofobica. Nota di gradimento per l’ottimo trucco utilizzato e per l’attrice che interpreta Jane Doe, recitare da morta per l’intera pellicola non è sicuramente uno dei traguardi di chi vuol fare recitazione, ma Olwen Catherine Kelly siamo certi farà parlare di sé.
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