Blair Witch , un inutile remake

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Con una idea geniale ed uno dei primi esempi di viralità mediatica nel 1999 , mentre internet si era appena timidamente diffuso due giovani registi Daniel Myrick ed Eduardo Sanchez realizzavo un film a metà tra il genere documentario ed horror. Il termine esatto per definire l’opera in lingua inglese è  mockumentary ovvero un falso film documentario, che con  un abile campagna marketing porterà Blair Witch Project ad essere il film meno costoso della storia con gli incassi più alti. I due  registi riceveranno il premio giovani per miglior film straniero al prestigioso Festival di Cannes nel 1999 ed altri premi a vari festival nonché il plauso della critica americana ed europea. L’idea in realtà non è originale il nostro Ruggero Deodato nel 1979 con Cannibal Holocaust aveva già inventato tutto, anche la campagna marketing facendo sparire gli attori per un’anno, in modo da far credere che fossero morti divorati. La storia dei video ritrovati con autentici filmati del film italiano era stata ripresa dai due giovani registi, ispirandosi proprio al film nostrano, anche nel modo di girare con l’uso della camera a mano. L’idea racconta  della sparizione il 21 ottobre 1994 di Heather Donahue, Joshua Leonard e Michael Williams che si erano addentrati nella foresta Black Hills nel Maryland per girare un documentario su una leggenda locale. In modo molto originale furono appesi in numerose università americane dei volantini con le foto dei tre giovani scomparsi e furono distribuiti vari video.
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L’operazione marketing riuscì perfettamente come riportato sopra, fu realizzato  anche un seguito cinematografico, non troppo riuscito, giochi ed altro. Alla luce di questa originale operazione risulta del tutto inutile il remake realizzato ora da Adam Wingard. Ormai da anni il  cinema statunitense risulta  sempre più privo di idee originali, la scelta di cercare di adattare una storia mischiando le recenti tecnologie di internet Youtube etc. con vecchi video DV ritrovati e messi in rete non funziona decisamente.
La pellicola cerca in qualche modo di riportare le atmosfere estremamente originali del primo film dove con il sapiente uso della videocamera in notturna si riusciva a spaventare senza far vedere nulla. Il film al contrario, anche con un discreto budget, cerca in qualche modo di coinvolgere lo spettatore senza mai in realtà riuscire a spaventarlo sul serio. Sono passati solo 17 anni dal primo film e se volevamo una dimostrazione di come si possa realizzare un’ottimo film con zero budget e un pessimo remake con un grande budget questo è l’esempio lampante. Il consiglio spassionato di chi vi scrive a coloro che magari non hanno mai visto l’originale, è di guardarlo da soli in casa, la sera  a luci spente. State certi che anche i più smaliziati avranno la loro dose di paura. Per questa pellicola invece la speranza è che la prossima volta tante risorse vengano spese in qualche idea originale, con buona pace del regista ed attori che ce la mettono tutta per spaventarvi, senza esito.

 

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