Bleed – Più forte del destino: Recensione del film con Miles Teller prodotto da Martin Scorsese
08/03/2017 di Thomas Cardinali

Il cinema ci offre anche quest’anno un film sulla boxe tratto da una storia vera, Miles Teller è Vinny Pazienza in Bleed! La nostra recensione del film diretto da Ben Younger in anteprima.
Il mondo del cinema e della boxe vanno a braccetto con una cadenza ormai annuale, basti pensare ai tanti titoli visti di recente: partendo da The Fighter che ha consacrato definitivamente Christian Bale fino ad arrivare a Creed per cui Sylvester Stallone ha sfiorato quello che sarebbe stato un meritatissimo Oscar ne abbiamo viste moltissime. Perché quindi andare a vedere “ Bleed – Più forte del destino “? La storia di Vinny Pazienza, interpretato da un bravo Miles Teller è un esempio di determinazione che meritava di essere raccontato. La caparbietà del campione del mondo che si è allenato con un corsetto Halo di nascosto di notte dopo un terribile incidente rischiando la paralisi ha stregato persino Martin Scorsese che ha scelto di produrre il film diretto da Ben Younger.

Il film purtroppo non è neanche un lontano nipote di quel capolavoro di “Toro Scatenato” e forse sarebbe stato meglio che il maestro italo americano avesse deciso di mettersi anche dietro la macchina da presa dato che è da questo punto di vista che c’è il limite maggiore. Bleed trova in Aaron Ekchart un grande allenatore e in Ciaran Hinds un padre intenso, ma è proprio nell’ex Harvey Dent di Christopher Nolan che viene espressa la prova migliore del film. Quasi irriconoscibile con pancia e stempiatura riesce ad interpretare in modo perfetto il coach Kevin Rooney, che fu complice del miracolo sportivo de recupero di Vinny Pazienza. Purtroppo il film di Ben Younger vive esclusivamente sulla forza dei suoi interpreti, peccando per l’appunto della regia che si limita ad accompagnare quasi come fosse una cronaca sportiva il film privandolo del ritmo necessario che ha fatto la storia delle trasposizioni di questo sport.

Il vero ritratto che ci dà Younger è quello di un uomo nella piena consapevolezza dei suoi mezzi, nel voler ostinatamente continuare a combattere perché è l’unica cosa che era in grado di fare. Miles Teller riesce a compiere una notevole trasformazione fisica dando anche dei passaggi ironici al suo personaggio, ma è nella sua interpretazione e in quella di Aaron Ekchart che il film nasce e muore. Vedere un servizio al telegiornale sarebbe stato forse la stessa cosa proprio per lo stile di racconto scelto che lascia l’amaro in bocca dato che anche nelle fasi sportive più intense, come il leggendario scontro non c’è una regia in grado di cogliere al meglio la sofferenza e la grinta di Vinny Pazienza. Il film è credibile ed interessante senza ombra di dubbio, specie anche per la parte medica raccontata in modo sufficientemente chiaro anche a chi non è pratico di tale linguaggio. Un film dunque onesto, che non aggiunge nulla al filone boxistico della settima arte e che è lontano dai predecessori che abbiamo citato.
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