Bridget Jones’s Baby: il ritorno della pasticciona

La recensione di Bridget Jones’s Baby, il film che segna il ritorno sul grande schermo dell’eroina di Helen Fielding.

A 11 anni dall’ultima volta che l’abbiamo lasciata tra le braccia del suo Mark Darcy (Colin Firth), finalmente possiamo rincontrare Bridget Jones (Renée Zellweger) l’eroina romantica ispirata alla letteratura di Jane Austen e nata dalla penna di Helen Fielding. In questo lungo decennio la vita di Bridget non è andata come speravamo: la sua relazione con Darcy si è conclusa e lui si è sposato con un’altra. Nonostante questo, oggi miss Jones è una 43enne single, in splendida forma e circondata da nuove amiche essendo quelli di vecchia data quasi tutti felicemente accoppiati e ormai genitori. Anche se Bridget non sembra essere in grado di scollarsi di dosso la lettera scarlatta di zitella incallita, il suo lavoro la rende comunque soddisfatta e gli anni l’hanno fatta diventare una donna diversa, almeno all’apparenza.

Stanca di piangersi addosso, per festeggiare il suo ennesimo compleanno in solitudine Bridget decide di partire per un concerto con una sua giovane collega. È lì che, complice l’alcol, la giovane donna si ritrova a letto con Jack (Patrick Dempsey). Pochi giorni dopo, al battesimo di uno dei suoi figliocci, Bridget rincontra Mark Darcy e scopre che il suo eterno amore sta per divorziare. Tra i due sono scintille e anche se Bridget è decisa a non ricadere tra le braccia del suo ex un piccolo intoppo la costringe a ritornare sui suoi passi. Bridget, infatti, dopo i due incontri sessuali si ritrova incinta ma c’è un piccolo problema: non ha la più pallida idea se il padre del bambino sia l’americano Jack o il sempre impeccabile Mark.

Bridget Jones’s Baby è una commedia degli equivoci esilarante adatta sia a chi ha sempre amato il personaggio egregiamente interpretato dall’autoironica Zellweger, sia a chi per la prima volta si affaccia alla disastrata ma mai banale vita della protagonista. Un’impeccabile scrittura e un cast sorprendente e ancora coerente nell’introspezione di personaggi più che noti – tra i  quali comunque spiccano con orgoglio le new entri Patrick Dempsey ed Emma Thompson) – rendono il film Sharon Maguire il perfetto epilogo dell’epopea tutta al femminile sceneggiata, anche in questo caso, dall’impeccabile penna della Fielding.

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