Carrie Fisher: L’autopsia rivela la presenza di stupefacenti

Solo qualche giorno fa era stata pubblicata la prima parte del rapporto del medico legale; oggi si chiariscono “gli altri elementi”  che erano rimasti oscuri sulla morte di Carrie Fisher

Carrie Fisher, secondo l’attenta analisi del coroner, non avrebbe soltanto accusato un malore cardiaco durante quel volo che il 27 dicembre l’ha portata al decesso; l’ultima parte del rapporto del medico, che inizialmente era stata occultata, ha confermato la presenza di numerose droghe nel suo organismo, tra le quali cocaina, oppiacei, MDMA (ecstasy) e anche traccie di alcol. Sembra anche che Carrie Fisher abbia fatto uso di eroina, ma non si sa in che forma e in quali quantità. Comunque, non è chiaro in che modo e se il consumo delle suddette sostanze abbia contribuito a causare il decesso di Carrie Fisher, che già soffriva di continue apnee nel sonno. Probabilmente gli stupefacenti hanno contribuito a peggiorare la situazione e l’alcool può avere dato il colpo di grazia causando l’attacco cardiaco. Durante il volo, Carrie Fisher ha avuto un’altra delle sue solite apnee, ma questa volta non è stato più possibile risvegliarla.
Carrie Fisher
Carrie Fisher è stata sempre molto aperta nel parlare dei suoi problemi legati al consumo di droghe; iniziò già durante l’adolescenza fumando erba e in poco tempo passò alle droghe pesanti. Inoltre l’attrice soffriva di problemi psicologici, più volte aveva detto di essere affetta dal disturbo bipolare. Carrie Fisher aveva la forza di volontà di parlare pubblicamente dei suoi problemi, più volte aveva affermato che il primo passo per risolvere un problema è parlarne con qualcuno e renderlo pubblico, in particolar modo quando si tratta di condizioni mediche come il bipolarismo, dove troppo spesso le famiglie vengono lasciate sole nei loro problemi e nel loro dolore. Possiamo solo fare appello alle dichiarazioni della figlia rilasciate qualche tempo fa, nel tentativo di rispettare le ultime volontà dell’attrice.

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