Cars 3, l’incontro con il regista, produttore e i talent italiani al doppiaggio
15/07/2017 di Thomas Cardinali
A Roma è stato presentato alla stampa il nuovo lungometraggio d’animazione Disney•Pixar Cars 3, che arriverà nelle sale italiane il 14 settembre, anche in 3D. Il regista Brian Fee e il produttore Kevin Reher hanno parlato del film insieme al voice cast italiano.
Cars 3 mi è sembrato un film completamente basato sulla motivazione a raggiungere i propri obiettivi, ma anche capire quando ritirarsi. Che ne pensate?
Bryan Fee: “Il film parla di cambiamento, quello che ho portato in termine d’esperienza è il mio essere padre. Ora che ho due figlie e due ragazzine il mio atteggiamento cambia. Il loro benessere e il loro successo è quello che mi preoccupa”.
Kevin Reher: “Sono 24 anni che sono alla Pixar quindi il pensionamento mi suona vicino”.
Il concetto di fallimento e sconfitta si percepisce ma non arriva fino in fondo in Cars 3, c’è spazio per la cultura sportiva della sconfitta? Quali film sportivi vi hanno condizionato?
Bryan Fee: “Il discorso del fallimento è comunque parte del tema nel nostro film, nel momento in cui siamo felici e contenti è quello che per noi è un successo. Saetta dà la chance a qualcun altro questo lo rende vincente emotivamente. John Lassater dice che c’è sempre una fase in ogni film dove è il peggior film mai realizzato. Noi impieghiamo 5 anni a realizzare un film per cercare il modo migliore di raccontare, lui dice ddi sbagliare rapidamente e di farlo il prima possibile”.
Kevin Reher: “Noi abbiamo guardato tantissime corse Nascar, Rush, i film di Rocky, Fast and Furious, Karate Kid, il nostro sceneggiatore ha scritto anche Secretair”.
Quale studio avete fatto per le location di Cars 3, c’è una grande corrispondenza tra le location della Florida e quelle animate.
Bryan Fee: “Le location sono tutte ispirate su luoghi veri, location in cui hanno avuto luogo vere corse Nascar. La spiaggia dove si vanno ad allenare è quella dove è stata tenuta la prima corsa Nascar sulla sabbia, o anche il circuito Thomasville è basato su vari circuiti magari anche in disuso. Anche gli alberi ed i tipi sono specifici”.
Quali sono le sfide dietro il processo creativo di un film come questo?
Kevin Reher: “Con i sequel c’è sempre la sfida di non ripetersi e far dire al pubblico queste cose le ho già vista. La grande sfida è inventare nuove avventure, se guardiamo le discrezioni dei personaggi scegliamo una decina di attori e il regista fa una selezione di tre attori. Di questa terzina scegliamo il preferito e senza dirlo li portiamo a John Lassater che sceglie.Nella versione americana siamo stati fortunati perché abbiamo ricevuto tutti si per il film”.
Bryan Fee: “Quello che cerchiamo è una qualità extra che rende il personaggio un qualcosa in più, lo migliori. Soprattutto per i personaggi secondari è necessario trovare la voce perfetta che lo renda interessante perché non c’è tempo di antefatti”.
In Cars 3 vediamo Doc Hudson, cioè Paul Newman. Come siete arrivati alla decisione definitiva di riportare in vita una leggenda scomparsa da molto tempo?
Kevin Reher: “Abbiamo cercato per il personaggio di Doc Hudson che fossero molto simili. Avevamo ore e ore di registrato in cui parlava delle corse e queste cose qui poi abbiamo fatto la trascrizione e di adattare i dialoghi alla trascrizione che avevamo ricavato dalla voce di Paul Newman”.
Bryan Fee: “Volevamo che ci fosse veramente la presenza di Doc quando abbiamo deciso di fare questa storia e mostrare come questo rapporto fosse andato avanti dopo il primo Cars e come McQueen si trova senza mentore e lui deve fungere da mentore per qualcun altro. L’incidente di Doc che gli ricorda moltissimo il suo incidente è una delle sue peggiori paure”.
Storia bellissima in Cars 3 con temi particolari come il cambio generazionale che esulano da quelli per bambini, come accoglieranno loro la storia?
Bryan Fee: “Io ho due figlie, una di 11 e una di 8 anni e nel corso degli anni ho avuto modo di osservarle. I bambini hanno paura di fallire nel fare le cose e poi tendono a distinguere tra cose per maschietti o femminucce, se credono sia per gli altri non le vogliono fare. Erano convinte che la chitarra era uno strumento da maschi. Con il personaggio di Kruz volevamo far capire che tutto è possibile e non ci si deve fermare. Anche uno degli sceneggiatori che ha una figlia ha voluto mettere questo tema nel film. I bambini risponderanno e reagiranno a quello che succede a McQueen”.
Con l’introduzione di un nuovo personaggio la strada resta aperta ad un quarto capitolo di Cars?
Kevin Reher: “Io amo la Ferrari, vorrei una Giulia è molto sexy. Il discorso del sequel come ogni film è che se ci sono idee ci si può lavorare, se la hai tu mandamela. Non si sa mai, ci potrebbe essere un Cars 4.
Bryan Fee: “A noi piacciono le macchine e le gare, è una lettera d’amore alle automobili ma anche a coloro che nn le amano. Noi mettiamo tutti i riferimenti perché è un omaggio e una nosta passione”.
Perché non avete usato Vettel anche in originale invece di Lewis Hamilton?
Kevin Reher: “Innanzitutto Lewis Hamilton si è divertito talmente tanto a fare Cars 2 che ci ha telefonato, Vettel non ci ha telefonato. Le ricerche per Cars 2 sono state molto interessante e piacevoli sul Lago di Como e alla Ferrari. Lui voleva partecipare e quando abbiamo detto che non avevamo la Formula 1 ha scelto di fare il computer. Lui si mangiava l’insalata a pranzo e io la pizza, la guardava con desiderio e ha detto che doveva perdere 5 kg perché più magro sono io più possono aggiungere 5kg di tecnologia”.