Chicago Med 2×11 – Recensione: gli animali sono la luce

L’undicesimo episodio della seconda stagione di Chicago Med ci ha permesso di conoscere il Dr. Latham come non era mai accaduto, ci ha emozionato con Sarah, Robyn e il Dr. Charles. E poi c’è lui, Ethan Choi, la nostra luce, proprio come quel panda.

Perché amo Chicago Med? Perché i pazienti (o i panda) diventano il modo per capire una realtà che spesso non riusciamo ad afferrare, perché ogni storia che vive il Dr. Choi porta un nuovo insegnamento, perché Sarah e il Dr. Charles non smettono mai di emozionarmi. Perché Connor, Ethan e Will… sono illegali!!!
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Ma partiamo da chi non riesce a regalarmi emozioni, April e Tate. Questa non è la coppia che vorrei vedere in Chicago Med (nessuna lo è ancora), Tate è un piccolo maschilista che continua a chiedere ad April di rinunciare al suo lavoro, a una parte di sé stessa. E non si tratta della tubercolosi, della paura. Questa storia è iniziata molto prima, lo ricordate? Maggie sicuramente. Mentre lei è quella donna che non riesce a sbarazzarsi di quest’uomo decisamente inutile. Cosa dobbiamo fare perché un bacio torni ad emozionarci? Regalateci una coppia che valga la pena… shippare.
E arriviamo a lui, Will Halstead. Scusate ma… dov’è finita Nina? Non erano andati a vivere insieme? Almeno menzioniamola. Abbiamo visto il Dr. Halstead seguire un caso che non ha portato nessun lieto fine (ovviamente), lo abbiamo visto accanto a Clarke, e la cosa mi è piaciuta non poco. Adoro il modo in cui è cresciuto Will. Osserva e resta in silenzio, sostiene e aiuta i suoi colleghi, è sicuro di sé, del medico che è diventato. E quello che prova per Natalie resta nascosto. Che ne dite di lasciare le cose così? Sorry guys, ma per quanto mi riguarda… Nina tutta la vita!!!
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E un’altra coppia che proprio non riesce a darmi nulla, è quella formata da Robyn e Connor. Amo il Dr. Rhodes, ma non capisco questo amore, non lo vedo. Nonostante ciò, nell’ultimo episodio di Chicago Med, abbiamo sorriso mentre parlava con il Dr. Doolittle per salvare quel panda, siamo rimasti ad osservarlo mentre ascoltava le parole di Ethan, parole che sono entrate nella sua mente e, forse, gli hanno mostrato che non solo gli esseri umani meritano di essere salvati. “Gli animali sono innocenti. Sono la luce“.
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Ethan Choi è riuscito a tenermi legata allo schermo ancora una volta. Aspettavo le sue parole, un altro insegnamento, ed è arrivato. Il predatore più crudele è l’uomo, gli animali uccido per sopravvivere, perché è nella loro natura. Gli uomini uccidono, strappano vite, “gli animali sono la luce“. Quanta verità in poche parole.
Sarah Reese credeva di farcela, ma dichiarare la morte di tre pazienti è troppo, soprattutto per chi cerca con tutte le sue forze di non cadere, di dimostrare di potercela fare. A chi? Al suo mentore, a quell’uomo che le ha dato una seconda occasione. Andrà in terapia Sarah, Daniel Charles sarà accanto a lei, come sempre. E quell’abbraccio finale? Eccolo un altro motivo per amare Chicago Med: Sarah Reese e Daniel Charles.
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E ancora lui, Daniel Charles, questa volta solo un padre che ama sua figlia, ma che non è riuscito a fare di più. E una figlia la cui vita dipende completamente da suo padre. Un momento di verità, onestà, intenso, emozionante proprio come lo sguardo del Dr. Letham quando finalmente ha aperto gli occhi. L’autismo non gli ha permesso di vivere le persone, il mondo, le sue contraddizioni. Ma qualcosa sta cambiando. Un personaggio che riesce a crescere ad ogni episodio, che emoziona, che si mette in discussione ed è pronto a cambiare. Un degno sostituto del Dr. Dawney.
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E ancora un momento. Siamo allo zoo con Ethan Choi, il panda sta bene, Ethan sorride guardando tutti quei bambini felici, guardando quel panda. Ethan Choi è la luce, quel dolore che è ancora parte di lui lo sta cambiando, lo porta a crescere, a desiderare di essere una persona migliore. Proprio come sta accadendo al Dr. Letham, a Sarah, a Robyn e a Daniel Charles.
E un ringraziamento speciale a quel panda, a quel respiro finale, alla luce, all’innocenza degli animali e la loro forza. Forse solo Dick Wolf poteva insegnarci qualcosa attraverso gli occhi di un panda…

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