Chicago Med 2×14 – Recensione: Ethan Choi e quell’ultimo desiderio

Un nuovo episodio di “Chicago Med 2” è andato in onda. Ancora una volta sono rimasta incollata allo schermo per 40 minuti, ancora una volta i casi mi hanno coinvolta ed emozionata, ancora una volta il dolore di Ethan Choi è stato il mio. 

Un tamponamento a catena porta i medici del Chicago Med e i vigili del fuoco della Caserma 51 a lavorare insieme sul campo per salvare quante più vite è possibile. Abbiamo visto Matt, Boden e Kelly. Ogni volta che vedo Severide ormai non posso fare altro che pregare il signor Dick Wolf di non farlo andare via. Cosa sarebbe la Caserma 51 senza il tenente Kelly Severide? Comunque… Ethan, Connor, Will, il Dr. Latham, tutti hanno lottato fino alla fine per salvare quelle vite, ma non tutto dipende da ciò che facciamo o dal nostro volere.
Ogni episodio di Chicago Med riesce ad emozionarmi per i casi che vengono affrontati, per il modo in cui i medici interagiscono con ogni persona che entra in quell’ospedale. Questa volta c’era una mamma che doveva scegliere tra la vita di suo figlio e quella di suo nipote. Non posso sapere cosa si prova, ma posso immaginare quanto sia dura anche solo pensare a una cosa del genere.
Chicago Med
Quella madre non ha scelto, come avrebbe potuto. Come puoi scegliere quale bambino vive e quale muore, soprattutto se entrambi sono sangue del tuo sangue. Così, a scegliere, sono stati il Dr. Latham e il Dr. Rhodes. Uno dei due piccoli sarebbe dovuto morire, ma Natalie non si è arresa, e ha strappato quel sorriso a Will che ci dimostra che, tra non molto, non vedremo più tanto spesso Nina in giro.
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Quel bambino ce l’ha fatta, e per un momento ho creduto che Nat volesse dire qualcosa a Will, quel qualcosa che il Dr. Halstead attende da un bel po’ di tempo. Ma quello sguardo c’era e anche la voglia di Natalie di parlare. Poi però, il momento è passato. Ma poco importa, perché che siate fan di Will e Nina o di Will e Nat, la sola e innegabile realtà è che nessuno prenderà mai il posto di questa donna nel cuore del Dr. Will Halstead.
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Ethan Choi ha salvato quel bambino, ma non è riuscito a realizzare l’ultimo desiderio di quell’uomo che voleva solo dire addio a sua moglie. Ethan ha provato con tutte le sue forze, ha chiesto più tempo, ma di tempo non ce n’era più. Non ci sono riuscita, neanche questa volta sono riuscita a trattenere le lacrime. Ho pianto per quell’uomo che si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, ho pianto perché contro la natura difficilmente possiamo qualcosa, ho pianto per Ethan e il suo dolore, per il suo bisogno di realizzare quell’ultimo desiderio.
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Il Dr. Charles credeva di aver perso un altro paziente, lo abbiamo creduto tutti. Ma quando ho visto quell’uomo su quel letto d’ospedale, l’avrei preso a sberle senza fermarmi un attimo (forse non sono adatta a fare la psichiatra). Daniel ha invece scelto un’altra strada, si è occupato di lui, gli ha dato la sua attenzione e alla fine di tutto, è rimasto ad ascoltarlo. Nessuno sarà mai come il Dr. Daniel Charles.
Sarah è tornata al Pronto Soccorso per un momento, ha assaporato ciò che ha amato dal momento in cui ha messo piede in ospedale. Ma Sarah diventerà una grande psichiatra, mentre qualcosa mi dice che per il Dr. Wheeler non ci saranno momenti felici. Un nuovo errore, questa volta sotto gli occhi di Connor. Come andrà a finire?
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E poi è giunta la calma, “sta smettendo di nevicare“. Vedo Sarah e Ethan vicini ancora una volta e mi chiedo: volete regalarmi una piccola gioia? Poi però ci ripenso, forse è meglio di no… tanto Dick farebbe scoppiare la bomba dopo 35 secondi esatti. Intano continuo a chiedermi che ruolo abbia Sharon Goodwin al Chicago Med. Dovrebbe essere come Voight o Boden? Perché siamo lontani anni luce.
Ho visto il volto di ogni medico, ho visto il loro dolore, la compassione del Dr. Latham, il dolore di Ethan e la speranza negli occhi di Will, una speranza che arriva quando Natalie è vicino a lui. Poi l’ultima immagine con quei due personaggi il cui legame continua ad emozionarmi e coinvolgermi. “Mi sta dicendo che invidia il mio autismo Dr. Rhodes?” “In parte, si“.
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