Chicago Med 2×15 – Recensione: April…

L’ultimo episodio targato “One Chicago” di questa settimana è andato in onda, dopo il crossover tra Fire, PD e Justice, Chicago Med è riuscito ad emozionarci ancora, a lasciare intatta una sola consapevolezza: Dick Wolf ama il mai una gioia più della sua stessa vita.

Solo per un secondo, quando l’episodio di Chicago Med è iniziato, ho sperato che non avrei pianto, mi sono detta ‘dopo il crossover ci faranno respirare‘. Ma non è stato così, mi sono illusa, April ha perso il suo bambino, il suo cuore ha smesso di respirare “non so come, non so quando… perché“.
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Ma in questo mare di mai una gioia, un sorriso ce lo strappa ancora Sarah con il suo paziente. La Dr. Reese ha ancora molto da imparare, ma accanto a lei resta quell’uomo che rappresenta la sua forza, che è la colonna portante del Chicago Med. Il Dr. Charles le ha fatto capire che con l’inganno non avrebbe aiutato quell’uomo il cui unico scopo, dopo la morte della moglie, dopo essersi sentito impotente, è quello di aiutare chi ne ha bisogno, di non sentirsi mai più come in passato.
Un piccolo stratagemma avrebbe aiutato quell’uomo, ma sarebbe stato solo un anestetico, e finito l’effetto, il dolore sarebbe riapparso. E così Sarah ha raccontato la verità, ma ha regalato a quell’uomo una possibilità, questa volta reale, di aiutare il prossimo, di riportare la sua vita in quella realtà che vale ancora la pena vivere.
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Anche Will ha sorriso, e dopo il crossover, dopo lo sguardo di Alvin Olinsky, non potrei chiedere di più. Con l’aiuto e una bella spinta da parte di April, Will è riuscito a salvare quella donna. Per lui, per il re del mai una gioia di Dick Wolf, è stata una bella giornata, e noi ce la godiamo accanto a lui (magari!).
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Proprio come la Goodwin, anche noi abbiamo sperato che fosse Connor l’eroe della giornata, ma la vita non va sempre come vogliamo, e molto spesso fa più schifo di quanto siamo pronti ad affrontare. Connor voleva quel miracolo, non so se lo volesse di più per dimostrare a sé stesso di essere un grande medico, o se per salvare quel ragazzo, ma forse le due cose vanno di pare passo. Ma Connor non ce l’ha fatta, non questa volta.
E così lo guardo, guardo quella famiglia che gli chiede di fermarsi, la Dr. Goodwin che gli resta accanto, il desiderio, o forse il bisogno, di provarci ancora, fino a quando quel miracolo non diventa reale. Ma i miracoli non sempre accadono e così Connor lascia andare quel ragazzo, la sua famiglia, la speranza di essere l’eroe. Questa volta, non ci siamo riusciti.
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Poi ci sono loro, Natalie ed Ethan. Amo vedere medici che interagiscono poco, che sembrano non avere nulla in comune, lavorare insieme. Natalie ha lavorato accanto a Ethan, e anche questa volta le sue certezze si sono sciolte un po’ di più. Ho sempre visto Nat come una persona che vede il mondo o bianco o nero. Ma le sfumature esistono, e questa volta gliele ha mostrate il Dr. Choi.
Lo capisco… Nat“, poche parole in merito a quell’uomo che ha deciso di farsi iniezioni di cellule staminali per tornare a camminare, perché “mia moglie è la mia vita“, perché lei ha sorriso quando lui ha creduto di sentire qualcosa, perché lei merita tutto, perché la paura che possa lasciarlo se dovesse avere la certezza che non tornerà a camminare… lo terrorizza.
Così siamo disposti a fare per le persone che amiamo? A cosa siamo disposti a credere per mantenere viva la speranza? A cosa riusciamo ad aggrapparci, pur di non affrontare la realtà?
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E poi c’è lei, April. Il cuore del suo bambino ha smesso di battere, quel piccolo esserino che continuava a crescere nella sua pancia, quella vita che doveva venir fuori tra 21 settimane, non c’è più. Abbiamo visto lo sguardo di April, abbiamo sentito la sua forza, il suo bisogno di tornare da quella paziente, restare con lei per tutto il tempo necessario, e fare il suo lavoro, perché quel lavoro è parte di ciò che è.
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Ma alla fine della giornata non esiste una macchina che fermi il tempo, o che lo riporti indietro, e se anche accadesse non è detto che le cose vadano diversamente. Non ho mai amato particolarmente April, non sono mai riuscita a vederla davvero, ma questa volta è stato diverso. Ho sentito il dolore, ho sentito April in questo ultimo episodio di Chicago Med.
Il cuore del suo piccolo ha smesso di battere, April dovrà trovare il modo di andare avanti, rialzarsi, ma ci vorrà tempo e per adesso non resta altro che il silenzio, parole che non hanno più importanza e il bisogno di non sentire più nulla.
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