Chicago Med 2×18 – Recensione: Cura il paziente, non la malattia

Il 18esimo episodio di “Chicago Med 2” ci avvicina, e avvicina Natalie, a Will Halstead ancora una volta. Sara non riesce a smettere di pensare al Dr. Weehler, mentre Connor sfida le sue paure. 

Questa volta siamo accanto a Will, alla sua mentore, a quella donna che lo ha ispirato, che gli ha insegnato ad essere un grande uomo prima che un grande medico. Sara non riesca a smettere di pensare al Dr. Wheeler, Connor opera un bambino, sfida sé stesso e porta la sua relazione con Robyn ad un passo successivo.
Sara e il Dr. Charles si occupano di un paziente del Dr. Choi. Ma Sara non è lucida, cerca segnali che possano impedirle di sentire quel senso di colpa che continua a soffocarla. Non riesce a smettere di pensare al Dr. Wheeler e questa cosa non mi dispiace. Quello che Dick Wolf ci ha regalato, è stato un emozionante episodio di Chicago Med. Non avrei accettato che tutto finisse nel dimenticatoio. Non dopo aver visto il dolore, il senso di colpa, il bisogno di quelle risposte che Sara continua a cercare.
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Ma le risposte non sempre ci sono, Daniel Charles lo sa bene, e cerca di aiutare Sara facendole capire che, ogni tanto, arriva anche una vittoria. Quell’uomo aveva la sua ossessione, ha bevuto benzina in modo compulsivo senza riuscire a fermarsi. Piccolo quesito: solo io ho trovato simpatica la scenetta tra Sara ed Ethan? Suicidio e omicidio… Per fortuna che esiste il Dr. Charles.
Il loro paziente ha perso il lavoro, non potrà più volare, non per il momento. “Ma almeno abbiamo salvato una vita“, e questa è una grande vittoria.
Connor si è occupato di un bambino il cui padre lo ha riportato a quell’uomo che lo ha cresciuto, ma con il quale non ha più nessun rapporto. Ma l’apparenza inganna, e ciò che ho visto è comunque un padre che si preoccupa per suo figlio, si prende cura di lui. Ma siamo esseri umani, tutti hanno i propri difetti, limiti, nessuno è perfetto, nemmeno i papà.
Ha rischiato il Dr. Rhodes, e questa volta il miracolo è arrivato al Chicago Med. Connor ha salvato il braccio di quel bambino ed è pronto a buttarsi, a fare un passo avanti nella sua relazione con Robyn. Mi dispiace dover dire che non amo particolarmente questa coppia. Sia chiaro, non voglio dire che non sopporto lei (lui non si può non amare), semplicemente, insieme, mi sono indifferenti. Pazienza, mi accontenterò di vedere Connor Rhodes sorridere, ed è sempre un gran bel vedere.
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Will si è preso cura della donna che gli ha insegnato tutto, della donna che lo ha ispirato come medico e che continua a farlo ogni giorno che entra al Chicago Med, o forse è più corretto dire… ogni giorno. Ha provato a salvarla, non riusciva a lasciarla andare. Ho apprezzato le parole della Goodwin, il modo in cui è rimasta accanto a Will ricordandogli in qualche modo quelle parole che valgono più di tutto:

Curate il paziente, non la malattia. E il paziente non avrebbe voluto questo.

Will si è fermato, ha lasciato andare quella donna che si è portata via anche un pezzo del suo cuore, di ciò che è soprattutto grazie a lei, hai suoi insegnamenti. Natalie è rimasta con lui, osservava da lontano quando Will non riusciva a fare altro che cercare un modo per tenerla in vita.

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Poi, Will, ha smesso di pensare alla malattia, ha pensato al paziente, ha staccato le macchine e ha detto addio. Ancora una volta mi sono ritrovata a voler restare accanto a Will. Le storie di questi pazienti che portano alla luce le paure, le debolezze, i punti di forza di questi medici, è ciò che rende unico Chicago Med. Ogni caso è importante, ogni episodio emozione, ogni paziente ci insegna qualcosa.
Poi arriva quel minuto finale. Will non riesce a trattenere le lacrime, Natalie è con lui ancora una volta, Nina guarda la scena attraverso il vetro mentre il mi ritrovo a pensare che nonostante la adori, il suo tempo è ormai quasi scaduto. Dick sta avvicinando Will e Natalie in modo diverso, piano piano, in modo quasi impercettibile, ci sarà mai una gioia per questa coppia? Li vedremo mai insieme? Chi vivrà, vedrà.
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