Classe Z, recensione: il nuovo film di Guido Chiesa

Una classe di ribelli ed un giovane professore, questi i protagonisti di “Classe Z”, la nuova pellicola di Guido Chiesa, ambientata in un  scuola dove secondo un burbero preside ci sarebbero studenti di serie B e serie A. Tu che studente sei?

Il liceo scientifico “Cartesio” di Roma, su detta del preside Frigotto(Alessandro Preziosi), ha riservato un trattamento speciale per alcuni degli studenti appartenenti a diverse sezioni del quinto. La sua idea è stata creare una sezione a parte, la cosiddetta “Classe H” per quei “casi disperati”: ragazzi che non hanno alcuna voglia di studiare ed applicarsi. E chi sono questi emarginati?
classe z
La sezione H è composta da:  Stella ( Greta Menchi), ragazza che focalizza la sua attenzione solo sul suo aspetto esteriore, Ricky (Enrico Oetiker), fissato nel fare scherzi idioti per poi condividerli su YouTube alla ricerca di like, Julian (Luca Filippi), giovane introverso, che di fronte ad ogni minima difficoltà preferisce scappare e Viola (Alice Pagani), arrabbiata con un mondo che sembra non capirla. Una classe in cui l’unico motto sembra essere, zero studio, zero regole e zero in condotta.
Ma perché isolarli invece di aiutarli? E’ proprio vero che sono senza speranza? Forse bisogna solo dargli fiducia e cercare di tirare fuori il buono che è dentro ognuno di loro!
L’unico a guardare questi giovani con occhi diversi rispetto agli altri docenti, è il professor Andreoli (Andrea Pisani) che cerca di insegnare loro un modo diverso di imparare. Il giovane professore, insegnante di italiano,  vuole cercare di stimolare i ragazzi ad applicarsi, facendogli vedere la scuola con occhi diversi. Si rifà a quello che per lui è un modello di riferimento: il  professor Keating de “L’attimo fuggente”.
Peccato che i piani che si era fatto, così come i buoni propositi, svaniscono man mano. I ragazzi sono impossibili da gestire. E così l’unica persona che credeva veramente in loro molla le redini. Forse questo è quello che si meritano giovani che non hanno alcuna voglia di imparare.
A cento giorni dall’esame di maturità, i ragazzi di Classe Z scoprono di essere stati accorpati nella sezione degli “sfigati” per poi essere tutti bocciati.  L’unico modo per salvarsi? Rimboccarsi le maniche e rimettersi in riga unendo le forze, ovviamente chiedendo aiuto all’unica persona che, nonostante tutto, non ha mai smesso di credere in loro: il prof. Andreoli.
“Classe Z” è una semplice commedia, ma che in fondo fa riflettere sulla nuova generazione di oggi, con ragazzi che vivono per i social, fissati soltanto sulla moda del momento, sull’importanza dell’aspetto fisico; oppure che disprezzano il sistema sentendosi degli incompresi. Ragazzi che forse non riescono a comprendere l’importanza del loro ruolo della società, adagiandosi in uno stato di mezzo, pur di non dover fare i conti con la vera realtà.
Ma in fondo non abbiamo contribuito anche noi a questo tipo di comportamento?
 
Il regista Guido Chiesa, ci mostra nella sua pellicola, sotto forma di commedia, la natura di certi comportamenti, senza puntare il dito su quella che è la scuola italiana, ma cercando di capire come potrebbero essere affrontate determinate problematiche, invece di liberarsene alle prime difficoltà.
Quello che “Classe Z” suggerisce, nonostante la sua semplicità è, saper ascoltare, che sia un professore, un genitore o una qualsiasi persona, in quanto non tutti riescono a mettere da parte le proprie insicurezze, drammi familiari, paure, senza ripercuotere la propria quotidianità.

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