Dall’altra parte, recensione: una scomoda verità riemerge a vent’anni dalla Guerra dei balcani

Dall’altra parte, il nuovo film di Zrinko Ogresta, in sala dal 30 marzo prossimo grazie a Cine Club Internazionale è una delle vere sorprese d’essai di questo 2017. Un film importante, che racconta la vita travagliata del popolo croato vent’anni dalla Guerra dei Balcani.

Dall’altra parte è uno di quei film che centrano l’obbiettivo, necessario, di elevatissima fattura; attraverso una storia semplice ma non banale, riporta a galla sensazioni, sentimenti e racconta un periodo storico del quale ancora oggi permangono molti punti oscuri.
dall'altra parte, zrinko ogresta, Ksenija Marinković
Tra Kusturica, Gatlief e Milehanu per il modo di raccontare le cose e la caratterizzazione dei protagonisti, il film, sulla base di un testo di Mate Matišić (autore anche delle musiche), riesce nell’intento di raccontare uno spaccato di vita quotidiana nella Croazia contemporanea a quasi un quarto di secolo da quegli eventi che sconvolsero la sua popolazione costringendola alla diaspora. Un’opera quella di Ogresta che, attraverso una regia studiata e una fotografia che cattura l’occhio dello spettatore, riesce abilmente a rievocare attraverso le immagini, le sensazioni psichiche ed emotive che la protagonista Vesna (Ksenija Marinković) vive sulla sua pelle. Nonostante siano passati oltre vent’anni da quei terribili eventi, la protagonista porta ancora dentro di se le cicatrici del conflitto che la costrinsero ad allontanarsi con i propri figli dagli affetti più cari. Per scampare ad una fine atroce Vesna carica su di se tutto il fardello di una esistenza umana miserabile ma sempre dignitosa. Con molta fatica riesce nel tempo ad allontanarsi dal suo passato e a ricostruirsi una nuova esistenza lontando da quelle terre che la resero involontariamente colpevole. Ma ad un tratto il suo passato, ciò che aveva voluto per sempre riporre in un angolo, ritorna d’improvviso e si fa più vivo che mai sconvolgendo la sua quotidianeità e quella dei suoi familiari. La vita va avanti, si cerca in tutti i modi di dimenticare l’efferato passato ma non sempre la coscienza te lo permette e a volte basta poco a risvegliarla.
Un thriller di alta scuola che fa dei sentimenti umani il filo conduttore della trama; non siamo nel più classico dei noir dove c’è sempre una sparizione o un morto di mezzo, ma è proprio questo ritmo incalzante nell’animo della protagonista ad attirare e coinvolgere lo spettatore all’interno della storia, della narrazione degli eventi.
Grazie ad una fotografia livida, realizzata per contrapposizione di buio e luce, di chiaroscuri, la protagonista appare quasi sempre vivere nell’ombra, un’ombra che non è altro che il suo passato che incombe ora più forte che mai; tramite inquadrature inusuali atte a conturbare e disturbare l’occhio dello spettatore, costretto a porre un’attenzione ai particolari fuori dal normale il regista Ogresta, come ha lui stesso raccontato (leggi le dichiarazioni in conferenza stampa), vuole, proprio come accade a Vesna la protagonista, sconvolgere la visione per un’opera che ha molteplici strati visivi e livelli di lettura, quasi come se si trattasse di un ricamo realizzato attraverso le immagini.
dall'altra parte, Ksenija Marinković
Straordinarie le interpretazioni dei due protagonisti Ksenija Marinković e Lazar Ristovski che attraverso espressioni, volti e parole riescono a trasmettere senza filtri sensazioni e ed emozioni di coloro che hanno vissuto quegli eventi ma che non hanno avuto voce, che impotenti, hanno assistito allo scorrere degli eventi senza che persona alcuna potesse dar loro ciò che era necessario.
Un film non sulla guerra, un’opera non militante nè politica, ma un j’accuse fortissimo a coloro che non sono stati in grado di aiutare quelle popolazioni. Un’Europa, come l’ha definita il regista, “impotente” e incapace di aiutare quelle popolazioni, la sua popolazione ad evitare un conflitto che ha segnato per sempre l’animo del suo paese.
 

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