Deepwater – L’inferno sull’Oceano: Recensione, la piattaforma della morte nella storia di eroi comuni

 

 
Nel 2010 un terribile disastro colpì le acque profonde del Golfo del Messico provocando un danno ecologico catastrofico.  Lo sversamento di petrolio da parte della piattaforma Deepwater Horizon riguardava il Pozzo di Macondo sito ad oltre 1500 mt di profondità iniziò il 2o aprile 2010 per terminare ben 106 giorni più tardi il 4 agosto del 2010 con milioni di barili petrolio sul fondo delle acque e di fronte agli stati della Louisiana, Mississipi, Alabama e Florida. Il più grande disastro ambientale della storia americana superiore di oltre dieci volte all’altro della petroliera Exxon Valdez nel 1989.
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L’0riginalità del film diretto da Peter Berg , un vero maestro nel raccontare storie vere e di eroi è quella di portarci all’origine del disastro che provocò la morte di 11 persone 17 feriti sui 126 operai al lavoro sulla piattaforma, ma sopratutto ha il grande pregio di spiegare, in modo anche elementare ma molto efficace, cosa era la piattaforma la sua funzione e tutto l’oscuro lavoro dei suo operai sconosciuto al grande pubblico. Un mostro di acciaio che aveva il compito di preparare il pozzo petrolifero, verificare la sua tenuta e poi spostarsi grazie al fatto di essere semisommergibile al prossimo pozzo. Una struttura del valore di 560 milioni di dollari di proprietà della svizzera Transocean e affittata dalla British Petroleum per le sue estrazioni. Con un cast solidissimo che vede protagonista Mark Wahlberg  nei panni di Mike Williams, uno dei sopravvissuti che ha seguito passo passo lo sviluppo della pellicola e con  Kurt Russell, John Malkovich, Kate Hudson e Dylan O’Brien, veniamo condotti all’interno della storia, dove la piattaforma in ritardo di quarantatré giorni sulla sua tabella di marcia e continuamente sollecitata dai dirigenti della British Petrolum, verrà portata al disastro.  Etichettare Deepwater Horizon come un “disaster movie”, seppure basato su una storia vera è un grossolano errore, in realtà il film è la tragica storia, che si ripete troppo spesso, dell’imprudenza umana, di errori causati dalla necessità di risparmiare qualche migliaia di dollari che potevano essere evitati e al tempo stesso è un generoso e struggente omaggio a quelle persone che si sono immolate nel disperato tentativo di impedire la catastrofe.
Da sottolineare come ci troviamo per la prima volta nella ricostruzione di uno dei più grandi set mai allestiti, il produttore Lorenzo Di Bonaventura, noto per i tanti Transformers, non ha negato che si tratta del film più complicato mai realizzato da Hollywood, dove da zero si è de facto costruita la piattaforma, anche perché ovviamente c’era stato il totale deniego ed appoggio di qualsiasi compagnia petrolifera, in primis la citata BP.
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In definitiva l’opera di Peter Berg è un clamoroso esempio di kolossal cinematografico anche per i costi sostenuti, dedicato ad una storia vera, un qualcosa decisamente di atipico ed originale. Un commosso omaggio alle vittime e al tempo stesso un duro Je Accuse alle compagnie petrolifere che continuano instancabilmente a trivellare tutta la superficie del pianeta,  che forse farà riflettere tutti noi che ogni giorno con noncuranza riempiamo di carburante i nostri autoveicoli.

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