Dopo l’Amore: la recensione, l’economia della coppia quando termina l’amore
24/01/2017 di Redazione
Dopo l’amore, che succede dopo 15 anni di matrimonio quando l’amore finisce. Marie e Boris si stanno separando. La casa dove vivono con le loro due bambine è stata comprata da lei, ma è lui che l’ha interamente ristrutturata. E quando arriva la resa dei conti, nessuno dei due è disposto a mediare sul contributo che ritiene di aver dato alla vita coniugale.
Dopo l’Amore, come recita il titolo originale L’economia della coppia (L’Économie du couple), diretto da Jochim Lafosse con Bérénice Bejo e Cédric Kahn, forse erroneamente definito il Kramer contro Kramer dei nostri tempi da Variety, perché il film è decisamente più europeo e terribilmente vicino a tante storie di coppia che terminano, ma molto differente dal film di Robert Benton che vinse cinque Oscar, in particolare due destinati agli attori Dustin Hoffman e Meryl Streep. Messo da parte il film hollywoodiano nella pellicola al contrario troviamo un continuo duello verbale, reso in modo splendido da entrambi gli attori, ma in in realtà la vera protagonista è la Casa con la sua semplice scenografia.
Tutto o quasi la pellicola è girata all’interno di questo appartamento con giardino, non una casa lussuosa, ma modesta che Boris il marito aveva ristrutturato pezzo per pezzo e Marie , grazie anche anche all’aiuto della sua famiglia, stava terminando di pagar attraverso un mutuo. Se Marie lavora tanto e al tempo stesso cura le due bambine, Boris libero professionista è in difficoltà con il suo lavoro, ha molti debiti e ormai l’amore è scomparso, soprattutto per Marie.
La casa rappresenta l’elemento della contesa, lui deve andare via , ma non ha i soldi, lei è disposta a cedere ma solo una minima parte e non la metà che vuole Boris. All’interno dell’appartamento si consuma lo scontro, fatto di litigi, riappacificazioni. Nel cercare di spiegare alle bambine che loro saranno sempre al primo posto anche se mamma e papà non si vogliono più bene.
Il risultato della pellicola è una veritiera e contrastata storia d’amore, che non vuole terminare, che si cerca di riaccendere, alla ricerca di una magia ormai scomparsa. Resa perfetta per un film teatrale, grande prova dei due attori per una pellicola destinata a far riflettere sull’umano sentimento dell’amore che si scontra con gelidi interessi economici. Per fortuna nel film di Lafosse nessun viene colpito se non è in modo blando, nessuno vuole uccidere le bambine, a modo suo il film è lontano dalle terribili cronache nere che infestano notiziari e giornali nel nostro paese. Questa coproduzione francese-belga, ci insegna che l’amore può finire, ma il rispetto mai. Di questi tempi la storia di un divorzio risulta meno dirompente del citato Kramer contro Kramer uscito alla fine degli anni’70, quando i problemi economici erano comuni, i telefonini non esistevano (la maggior causa dei divorzi secondo alcuni studi) e forse l’amore quello con la A maiuscola c’era ancora.
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