Hell or High Water – la recensione: un western amaro sui dimenticati d’America
24/02/2017 di Redazione
Hell or High Water, candidato a 4 premi Oscar, è un western contemporaneo crudo sull’eterna crisi di un’ America dimenticata e sfruttata
Le note dolenti di un violino accompagnano il piano sequenza di Hell or High Water, film originale Netflix firmato David Mackenzie. La musica è una costante di questo western contemporaneo dove la realtà è composta da canzoni amare e da speranze arrugginite.
Toby (Chris Pine) e Tanner (Ben Foster) Howard sono due fratelli che girano tra le cittadine del Texas assaltando filiali di banche: l’obiettivo è racimolare la giusta somma per ripagare i debiti della madre appena defunta salvando la casa e donare il ranch di famiglia ai figli di Toby.
Un ambiente sconfinato e crepuscolare è lo scenario di un racconto dove il confine tra giusto e sbagliato, oppressi e oppressori è polveroso come l’habitat in cui si muovono i protagonisti, costretti a sopravvivere in territori dove la speculazione degli istituti finanziari ti segue per miglia e miglia ricordandoti mentre attraversi millimetri di nulla che c’è sempre un piano prestiti per agevolare la tua esistenza. Invece quell’atto è l’ennesima tortura, guinzaglio di un quotidiano misero e vuoto come le immagini di luoghi senza identità caratterizzati da prefabbricati, capannoni arrugginiti che stanno lì a rendere la tua vita un miscuglio pasticciato di colori indecifrabili restituiti con equilibrio da una narrazione che sa adattarsi alle conseguenze, ai cambi di passo, alla concitazione delle fughe, alle corse con auto sempre nuove.
Dagli eccessi ai momenti più intimi la scrittura di Taylor Sheridan (Sicario) ritrae toni e luoghi di un presente “antichissimo” con una pacatezza volta a rendere ancora più dolente quel vissuto di estirpazione perenne. Dinanzi a tanto grigiore esistenziale Toby agisce, ma non per sé; la rivalsa per ottenere quella serenità che la madre non ha mai avuto emerge sotto forma di dono, di lascito per i propri figli e non importa il modo, conta solo il fine.
Un’ ultima corsa, un “costi quel che costi” che il cavallo pazzo Tanner abbraccia senza indugi mentre il fratello Toby vive con più sofferenza.
Sulle musiche di Nick Cave, tra ballate country nostalgiche Hell or High Water fa dei propri personaggi, delle loro sfaccettature, dei loro atteggiamenti il racconto tostissimo di un’America avida e cinica con i deboli, con performance attoriali (Chris Pine alla sua miglior prova) buonissime nell’assimilare le sottili peculiarità dei rispettivi caratteri.
In Hell or High Water non sono presenti meri vincitori e vinti, ci sono solo superstiti e caduti, posizioni da mantenere fino alla fine anche quando l’epilogo più amaro si è già consumato, quando la tenacia di un ranger ormai fuori gioco continua ad ardere nelle espressioni imbottite, impresse sul volto di Jeff Bridges.
-Presentato nella sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes 2016 Hell or High Water ha ottenuto 4 candidature agli Oscar 2017: Miglior Film, Migliore sceneggiatura originale, Miglior attore non protagonista (Jeff Bridges) e Miglior Montaggio-
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