Holy Air – la recensione: “Aria Santa” in vendita a Nazareth, graffiante commedia di Shady Srour

Il film di apertura della dodicesima edizione del Pitgliani Kolno’a Festival, Holy Air ovvero Aria Santa, non poteva essere più adatto, tanti applausi e anche il plauso di un’ospite Doc come monsignor Dario Edoardo Viganò Prefetto della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede, per una pellicola decisamente graffiante.

Holy Air è una co-produzione arabo  israeliana, ma fino ad un certo punto come ci ha confermato  il regista e protagonista Shady Srour ospite del festival assieme al suo produttore Ilan Moskovitch, per un film che come lui stesso ha raccontato ha impiegato ben 12 anni prima di vedere la luce nelle sale cinematografiche. Presentato in anteprima italiana al Pigliani Kolno’a Festival,  ha già ricevuto numerosi consensi in vari festival nel mondo. Cosa ci racconta Holy Air, che potremmo definire una commedia molto graffiante.

Il protagonista e regista Shady Srour, è un arabo cristiano con una moglie femminista, reduce da una cultura marxista e in cerca di una idea per fare soldi nella Nazareth palestinese frequentata dai pellegrini cristiani, mentre il padre lotta con un tumore in ospedale e la moglie gli annuncia una gravidanza inattesa, almeno per lui. L’idea del nostro protagonista che si vede consegnare le chiavi della bottega dal padre, che fabbricava piccole bottiglie, e che ormai rassegnato attende la morte in ospedale è geniale e potremmo definire molto napoletana, anche se il regista ignora che proprio nel dopoguerra documentato da Dino Risi leggenda narra che un napoletano vendeva aria de napulè ai soldati americani. Morale l’idea del nostro protagonista è molto simile: di vendere “Aria Santa” chiusa nelle bottigliette della bottega del padre che viene “presa” dal Monte del Precipizio dove Gesù venne portato dove aver sostenuto il confronto con i dottori della sinagoga,  secondo uno dei Vangeli (Luca 4.29-30),  per essere ucciso, ma riuscì a sfuggire passando tra la folla e nel IX secolo fu eretto un piccolo monastero di cui si trovano ancora le rovine vicino Nazareth. Tutto il film è pervaso da  questa  notazione sarcastica dove si sottolinea come l’arrivo del Papa possa fruttare la vendita di souvenir per oltre 60 milioni di dollari e ivi  troviamo un frate tale Roberto Mancini (il nome viene dichiaratamente ispirato a Roberto Benigni come ci ha raccontato il regista- attore) che oltre a portare tanti pellegrini, e per la maggior parte italiani sui luoghi sacri come l’annunciazione di Maria, non esita a prendere percentuali da parte determinati venditori di souvenir palestinesi.
Una critica sociale del business che viene fatto in Terra Santa, fin dai tempi delle crociate con la vendita di sacri souvenir che viene esaltato dalla vendita delle boccette “piene” di “Aria Santa” a solo 1 euro dal nostro protagonista. Tutta la pellicola affronta con tantissimo sarcasmo i problemi di come la religione essa stessa sia ostacolo alla pace nei luoghi santi, con tanto di scena con allarme aereo per imminente attacco mentre si propone la vendita dell’ “Aria Santa” ad un gruppo di commercianti palestinesi, nulla viene risparmiato da Shady nel criticare tutta la società arabo israeliana palestinese, in un  film in parte autobiografico, come da lui stesso dichiarato, cui auspichiamo una meritata distribuzione anche nel nostro paese. Siamo certi che qualche napoletano rivendicherà sicuramente l’originalità dell’idea, per questa  pellicola che fa ridere in modo intelligente e che ci presenta una volta tanto un punto di vista originale sull’eterno problema di un conflitto cui tutti dichiarano di voler mettere fine, ma nessuno sembra volerlo, tante parole in aria come le boccette di “Aria Santa” che ci fa collocare Holy Air come uno di quei  film da vedere assolutamente prima di un pellegrinaggio in terra santa, come sarcasticamente la pellicola ci mostra con frate Roberto che “consiglia” su quanti soldi portare e dove spenderli in uno divertente spot destinato ai fedeli.

 

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