King Arthur – Il potere della spada, Recensione: La rivisitazione di Guy Ritchie funziona a metà
09/05/2017 di Thomas Cardinali
La nostra recensione in anteprima di King Arthur – Il potere della spada diretto da Guy Ritchie con protagonisti Charlie Hunnam e Jude Law!
Guy Ritchie è quel tipo di regista che o lo ami o lo odi, ma in King Arthur – Il potere della spada mai scegliere da che parte far pendere l’ago della bilancia è stato più complicato. Il film è ben diretto, con un montaggio interessante che sembra un lungo spot moderno dal ritmo travolgente che non annoia mai nelle due ore che scivolano via veloci e Charlie Hunnam e Jude Law sono perfetti per questo King Arthur. Il vero problema è che se in Sherlock Holmes la rivisitazione del più geniale detective di sempre aveva convinto anche la maggioranza dei fan più accaniti qui gli appassionati di King Arthur storceranno sicuramente la bocca. ” King Arthur – Il potere della spada ” racconta un Artù profondamente inedito, non il figlio di un Re pronto a crescere insieme al padre ma un orfano cresciuto in un bordello perché lo zio Vortirgern (Jude Law) si era ribellato uccidendo il padre Uther Pendragon, interpretato da Eric Bana.
Un incipit narrativo sicuramente interessante, con degli effetti speciali da urlo che portano la firma di Nick Davis già candidato all’Oscar per il suo lavoro ne “Il Cavaliere Oscuro” di Christopher Nolan. Ecco che vediamo quindi elefanti magici (elefanti in Inghilterra?) e serpenti giganti, ma la vera sbavatura sulla sceneggiatura è la rappresentazione della magia troppo moderna e da “pop culture” per un film che non trasmette il giusto grado di epicità e di pathos. La storia non si svolge a Camelot proprio per scelta di Guy Ritchie, che sceglie di mostrarci come si muova a suo agio l’Artù versione farabutto a Londinium, l’antica Londra dei romani. Sembra quasi che questo King Arthur sia una rivisitazione di Robin Hood anche per l’ambientazione della foresta dove avvengono le svolte narrative più emblematiche. Anche il personaggio interpretato da Aidan Gillen, direttamente dal pluripremiato show HBO Game of Thrones, sembra rendere ancor più evidente questa fonte d’ispirazione. “King Arthur – Il potere della spada” è un film in cui Guy Ritchie cerca di mettere tutto ciò che possa piacere al pubblico di oggi, da citazioni di Harry Potter fino a quella troppo evidente de Il Signore degli Anelli. Ecco questo è, forse, il vero paragone di un film in cui sembra quasi di trovarsi di nuovo dinanzi a Sauron con esiti si spettacolari, ma ben meno entusiastici rispetto alla trilogia capolavoro di Peter Jackson.
Il pubblico giovane e gli appassionati di Guy Ritchie adoreranno questo King Arthur in cui non mancano i momenti di humour, ma la realtà è che poteva uscirne fuori un lavoro più che buono, forse addirittura magistrale se si fosse mostrato un pochino di rispetto in più per la vera storia senza stravolgerla. Non possiamo non fare i complimenti a Guy Ritchie per il coraggio, ma a volte anche se ci si trova a dirigere un fantasy bisognerebbe porre un freno alla fantasia. Basti pensare a Merlino, forse il vero protagonista della storia originale qui sostituito da una maga per una non precisata ragione. Lo stregone è presente ovunque seppur senza apparire, ma forse se l’indirizzo era portare la leggenda di King Arthur ad un nuovo pubblico era il caso di mostrarlo perché se ne sminuisce anche il grande significato metaforico. Un buon film, ma non è un film su re Artù e spetterà al pubblico in sala l’ultima parola con la certezza che Guy Ritchie è ancora una volta destinato a dividere.
[yasr_overall_rating]