La Parrucchiera: Stefano Incerti, Massimiliano Gallo e Cristina Donadio presentano il film
31/03/2017 di Redazione
La parrucchiera, il nuovo film di Stefano Incerti con Massimilano Gallo, Pina Turco, Cristina Donadio e Tony Tammaro è stato presentato oggi alla stampa romana.
Stefano incerti (Il verificatore, Neve) assieme agli attori protagonisti Massimiliano Gallo (I bastardi di Pizzofalcone), Tony Tammaro, Pina Turco (Gomorra – La serie, Un posto al sole) e Cristina Donadio (Gomorra – La serie) hanno presentato oggi La parrucchiera , la loro nuova fatica cinematografica. Tra una risata e l’altra, ecco cosa ci hanno raccontato regista e cast presente in sala:
Il film tratta alcuni temi sociali, imprescindibili lavorando a Napoli, messi in scena con toni, musiche e colori davvero pop, sgargianti, quasi come se si fosse all’interno di un video musicale di un cantante neomelodico, non crede?
Stefano Incerti: “Il tono del film è uscito pian piano, nel senso che ho incominciato ad immaginare un film così colorato, pop,quando ho trovatola location principale a febbraio. Pian piano ho capito che non dovevamo trattenerci, potevamo spingere anche sulla recitazione che è a tratti sopra le righe e mescola degli attori “consumati” di teatro e di cinema come Massimiliano (Gallo ndr) e Cristina (Donadio ndr.), Pina (Turco ndr.) a delle assolute scoperte, per esempio Stefania Zambrano, la trans che fa la trans, non ha mai recitato nulla, neanche una poesia a scuola, i ragazzi egualmente; credo che questa cosa sia possibile solamente a Napoli, il riuscire a mescolare nel cast persone comuni ad attori professionisti. Riguardo al tono, credo che il film non sia molto diverso da quelli che ho fatto, o meglio è molto diverso nella forma, ma il contenuto riguarda sempre personaggi sotto pressione, persone che hanno delle enormi difficoltà. Penso che anche drammaturgicamente sia molto più interessante affrontare questo tipo di tematiche, raccontare persone vere, senza maschere sia in ogni caso una formula vincente dal punto di vista della narrazione.
La musica , in un film del genere è l’altro personaggio, per cui, pian piano, prima i Foja, che fanno se stessi, lo stesso Tony Tammaro che canta; mi sembrava imprescindibile un po’ perché è la nostra città e un po’ perché consentiva di andare a spingere sulla leggerezza del film, facendolo diventare quasi un para-musical, come quasi se ogni tanto si perdesse il realismo, l’aderenza alla realtà per entrare in una atmosfera magica”.
Una domanda per i produttori Luciano Stella e a Carolina Terzi, Stefano Incerti ha detto che il tono del film è uscito facendolo, voi invece questo lo avevate chiaro quando avete deciso di produrlo?
Luciano Stella: “No, noi avevamo ovviamente chiaro di voler fare una commedia pop d’autore, un cortocircuito positivo da frequentare in questa Napoli che ha prodotto attori straordinari, cantanti straordinari e registi di livello e quindi, l’incontro con Stefano è stato su questo terreno. E ovvio che poi il tono, il film, la qualità del prodotto, dipendono solamente dalle capacità dell’artista, di chi lo mette in scena. In testa a tutto metterei lo spunto e, l’incontro con Stefano è stato un bell’incontro esattamente sull’idea-progetto e lui ha accettato la sfida nel voler applicare la sua tecnica e la sua poetica, le sue capacità e qualità di regista ad una commedia, cosa che non aveva ancora mai realizzato. E la sfida mi sembra sia proprio ben riuscita: una coloratissima commedia pop d’autore”.
Tony Tammaro, in tutto il film sei l’unico cattivo dall’inizio alla fine ed hai anche una bella responsabilità, perché, bene o male tutti gli altri protagonisti hanno una crisi o una redenzione, te invece nulla, crudele fino alla fine.
Tony Tammaro: “Finirò all’inferno per questo film (ride). Non era assolutamente nelle mie corde; io faccio il comico; magari qualcuno che è terrone mi conosce, anche perchè sono famoso solamente in “terronia”, non arrivo oltre il garigliano. Quando mi fu inviato il copione, io telefonai e dissi: “forse c’è stato un errore, dovevate dare il ruolo ad un altro”, ed invece poi toccava a me. Poi, parlando con qualche attore “consumato”, perché io non sono né attore né consumato, mi è stato detto: “no, guarda che nel corso della carriera bisogna cimentarsi in qualcosa di cattivo”, di conseguenza sono stato a casa mia a guardare molti film di Jack Nicholson, mi sono documentato, ed alla fine credo di averlo interpretato in maniera veramente forte. Si, finirò all’inferno”.
Massimiliano Gallo, invece, di solito fai ruolo di cattivo ed invece in questo caso sei stato promosso ad un ruolo positivo, vero?
Massimiliano Gallo: “Si, perchè sapevo che c’era Tony Tammaro, e quindi potevo battere facilmente la concorrenza (ride). A parte gli scherzi, era interessante l’idea di approcciare ad un personaggio diverso, quindi c’era questo tatuatore che però non volevamo disegnare come si vede di solito al cinema, ma uno che avesse un passato d’artista, con un animo sensibile, quindi attento anche alle tematiche femminili, dell’altro sesso. Un ruolo nuovo per me”.
Parlavamo di tematiche femminili, cosa possono dirci anche le due attrici Pina Turco e Cristina Donadio che rivaleggiano per tutto il film, si beccano, ma sempre rispettandosi a vicenda?
Cristina Donadio: “Sicuramente, si stimano, si rispettano e per questo si beccano, ma in realtà sono molto simili. Rosa ha due o tre caratteristiche di Patrizia e viceversa. In realtà patrizia, il mio personaggio, si accanisce contro di lei proprio perché si sente tradita dal punto di vista professionale. In due, unite, Patrizia sa che sicuramente sarebbero più forti, e quindi , questa sua fuga, per colpa di quest’uomo, comunque la mette in una condizione di rabbia che cerca poi di buttare fuori in tutti i modi. E stato bello tornare, sebbene in un personaggio apparentemente duro e cattivo, a poter recitare con leggerezza e tornare a fare della commedia dopo tanta serie tv “cupa”. Un film questo che, oltre che da vedere, è da ballare e da ascoltare, cioè si potrebbe paradossalmente anche percepire tutta la forza del film solamente ascoltandone le musiche, ballando a ritmo delle canzoni che ti trascinano completamente. Poi, è stato bello lavorare con Pina (Turco ndr.) abbiamo molte affinità, molte cose in comune, anche nello scontro”.
Pina Turco: “Io ho sempre pensato a questo personaggio, quello di Rosa, come un unico personaggio che avesse due volti, uno un po’ più maturo, tosto, come quello di patrizia, ed un altro volto un po’ più irrequieto, anche aggressivo, più ribelle che è appunto la mia Rosa. Ho sempre pensato a queste due donne, come una persona sola, e forse questa è stata la chiave giusta. Rosa è una donna che non si arrende mai, una donna che non pondera mai l’idea della resa, e dall’altra parte una donna che è in grado di sorridere nonostante tutto. Un personaggio che non avevo mai interpretato; io non avevo mai sorriso prima. Nelle mie precedenti esperienze ho sempre pianto tantissimo ed infatti all’inizio ero molto in imbarazzo, poi per fortuna Stefano, mi ha aiutato molto e di questo gliene sono grato”.
Nel film ci sono i musicarelli, c’è un pizzico di rimando alla sceneggiata colta e a Ken Loach per i termini sociali, però ci potrebbe essere anche un omaggio al mondo femminile di Pedro Almodòvar. Stefano, come si raccontano le donne attraverso questi linguaggi? Perchè nel film ci sono tante donne e tanti volti di napoli, non crede?
Stefano Incerti: “Si, e ovviamente il paragone con Almodovar mi lusinga, ed è vero, è lui il maestro del cinema pop, colorato, soprattutto in film come “Donne sull’orlo di una crisi di nervi”, ma mi vengono in mente anche film più delicati, più europei come “Le donne del 6° piano” o anche “Caramel”; nel mio film i rimandi sono tanti forse perchè io sono un cinefilo, un appassionato di cinema, mi piace moltissimo, me ne cibo, e sicuramente qualche cosa mi rimane dentro.
Pina (Turco ndr.) era assolutamente tragica quando la ho incontrata, adesso fa la bella, sorride, ma io ci ho impiegato 3-4 giorni di fatica enorme perché ogni volta che accendevamo la telecamera per provare una scena, entrava una faccia drammatica di quelle che non avrei mai voluto vedere. Il tentativo era quello di alleggerire, raccontare un universo con una speranza possibile. Abbiamo tra l’altro girato in velocità, una sceneggiatura con più di 120-130 scene, quindi con un ritmo volutamente serrato perché, prima delle riprese, abbiamo effettuato delle lunghe prove a tavolino, un po’ alla maniera teatrale e soprattutto perché si è creata una sinergia tra gli attori che ha contaminato di allegria tutto il set. Una troupe anche in parte costituita da miei allievi dell’accademia, quindi molto giovane e devo dire che il clima instauratosi sul set è rimasto molto e traspare nel film. Ci siamo divertiti molto nel farlo, ma avevo anche molta paura poiché, per me, questo era un esordio vero e proprio (nella commedia) più delle altre volte. Però adesso mi riconosco nel film, sarà quella parte di Ken Loach, sarà che i nusicarelli mi piacciono, e spero vivamente che il film non sia apprezzato solamente da una piccola parte di pubblico, quello colto, che legge le recensioni e va ai festival, ma, per via dell’anima pop, sia un prodotto più trasversale aperto a varie letture ed un pubblico più ampio”.
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